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Akjoujt, Mauritania, 26 Ottobre. Un milione di metri quadrati per meno di cinque milioni di abitanti. Più di tre volte l’Italia per meno di un decimo della popolazione. Vuol dire che ogni cittadino della Repubblica ha un angolo di uno dei Deserti più belli e inquietanti del Mondo tutto per sé. Due parole dolci e due tremende, ora. Sulla Mauritania. Chi sta correndo o, come noi, seguendo Africa Eco Race, sta vivendo il privilegio di un evento straordinario, ovvero totalmente fuori, lontanissimo dall’ordinario. In Mauritania non piove mai, ma questa volta ha piovuto tutto insieme tantissimo. Sono passate ormai alcune settimane e i segni del miracolo sono evidenti. I chot sono grassi, e un fitto mantello di verde, soffice e suggestivo alla vista, ha coperto tutto, dalle pianure ai cordoni di dune. Fa di nuovo caldissimo ma l’esplosione della natura è ancora evidente. E queste erano le parole dolci. Ora le tremende. Per contro è tornato il gran caldo, adesso ancor più infernale. Sta bruciando e spogliando le pianure, disidratando la terra, gli uomini e i Concorrenti di Africa Eco Race che, passato l’effetto del miracolo verde, tornano a far fronte ad una situazione molto difficile.
Chi crede che Africa Eco Race sia un Rally alla portata di… bene, tagliamo corto: si sbaglia. La corsa di Jean Louis Schlesser è un inferno di selezione, diremmo un confronto sempre impari con gli elementi. L’ottava tappa, l’anello di Akjoujt, lo ha reso manifesto, evidente. C’è un duello micidiale per il primato assoluto che vede protagonisti Stefan Svitko, KTM, e Maurizio Gerini, Husqvarna, e un abisso di sofferenza alle spalle del duo di testa. Sul palcoscenico maestoso della Mauritania la competizione brucia tempestata dal sole, il termometro costantemente sopra i 40-45 gradi. Non c’è scampo. E non c’è scampo, a giudicare dalla ottava Speciale, 423 chilometri, per Maurizio Gerini. Il valore del vantaggio accumulato da Svitko al termine della settima tappa è inestimabile, e a Gerry non resta che non mollare, attaccando costantemente. Oggi Gerini, che partiva per secondo un minuto dopo lo slovacco, ha raggiunto il rivale, che lo aspettava, dopo appena sei chilometri, e non è più riuscito a scrollarselo di dosso, neanche forzando l’andatura, neanche facendo finta di sbagliare per disorientarlo.
Così Gerini e Svitko hanno tagliato il traguardo di Akjoujti incollati. A Gerini è andata la terza Speciale di questa Africa Eco Race, a Svitko la conservazione del primato con un vantaggio che è limato di appena un minuto. Poco per cantare vittoria, certo, ma molto anche per recuperare. Gerini, ad ogni modo, è stato chiarissimo: non intende mollare, non sarebbe giusto e neanche sportivo. La battaglia terminerà solo a Dakar, al Lago Rosa. A Svitko può star bene andare a spasso in perfetta tranquillità, ma per Gerini assecondarlo sarebbe un suicidio agonistico. Quindi sotto questo aspetto è Gerini che comanda, e il ritmo sale altissimo. La marcatura operata da Svitko è strettissima, implacabile. I due duellanti si perdono davanti, dietro i distacchi si dilatano. La tappa è un inferno di passaggi di dune e lunghi attraversamenti dell’ignoto in fuoripista. In due ore al traguardo di Akjoujta è passata appena una dozzina di Piloti Moto e le prime due Auto. Mentre scriviamo la Tappa non è affatto chiusa, ma sappiamo già che l’attesa sarà lunga, questo è certo.
Ancora più lunga sarà la serata di Alessandro Botturi. Il Gigante di Lumezzane, infatti, è segnalato fermo in un punto del Deserto tra il rifornimento di metà Speciale e il CP3. Il Pilota sta bene, quindi il problema è meccanico. Non ci sono notizie, a parte la solita, bizzarra sarabanda di botta e risposta tra tifosi o diretti interessati e i “nemici”, avversari o critici-omaggio che siano. È facile immaginare: si va dalla rottura della catena al solito fusibile difettoso, da una parte, all’arrosto del motore dall’altra. L’importante è che, anche in coda alle fake news, arrivi la verità. Testimone della missione Yamaha Ténéré 700, ma non del colpo di scena di oggi, resta Pol Tarres, oggi brillante sesto assoluto. Pol “denuncia” una tappa micidiale, più difficile della settima che l’ha preceduta, e punta il dito sulle difficoltà di navigazione e sulla sabbia troppo molle, inconsistente. Aggiungi la temperatura e la fatica per rimanere concentrati sulla navigazione in fuoripista, e il cocktail Inferno è bell’e fatto. Purtroppo Pol ha perso Botturi in un punto di navigazione in cui i due compagni di Squadra si sono separati, e alla ricongiunzione delle piste non ha potuto valutare se il Gigante fosse davanti o dietro. Pol ha proseguito e, come noi, aspetta il verdetto del Deserto. Problemi anche per Belluschi ma, pare, di natura fisica, uno stiramento muscolare.
Gerini non ha potuto contare sull’aiuto Xavier Flick, che corre per il Trofeo Malle Motul, perché a sua volta il francese ha sbagliato strada perdendo definitivamente il contatto con i battistrada. Terzo comunque al traguardo, Xavier precede l’inglese Wallace e il norvegese Ullevalseter. Dopo Gerini, migliore degli italiani è ancora Massimiliano Guerrini, come Gerini Team Solarys, ancora undicesimo. Stiamo per spedire e passa Francesca Gasperi, visibilmente provata ma anche evidentemente, giustamente soddisfatta: 21ma. La classifica generale non si muove che per piccole differenze. Gerini deve recuperare 2 minuti e 46 a Svitko, Flick è ormai fuori gioco.
La nona Tappa si avvicina di nuovo, ma di poco, all’Oceano. In compenso guadagna strada verso Sud. Da Akjoujt la carovana si sposta a Ouad Naga con una Speciale di 411 chilometri. Almeno la prima parte sicuramente difficile.
© Immagini Africa Eco Race – Alessio Corradini