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Castiglion Fiorentino, 19 Gennaio. Quello che in molti chiamano lo “spirito della Dakar”, è quel modo di vivere una gara con spirito di condivisione, sportività, aiuto reciproco tra piloti e rispetto, molto rispetto per persone e luoghi.
La mia è una lettera aperta a te, Lyndon Poskitt.
Ti faccio i miei complimenti per aver concluso la tua Africa Eco Race, complimenti che però non possono essere altrettanto sentiti per il tuo NON meritato terzo posto.
Vorrei ripercorrere insieme a te alcuni fatti salienti che mi portano a pensare che tu, questo spirito di condivisione e sport, non lo conosca affatto.
E’ il 3 gennaio, vengono effettuati i controlli tecnici e le punzonature. La moto numero 151 di Paolo Lucci passa le verifiche, con nullaosta dei commissari di gara, gomme comprese.
Passano 2 tappe e ti ritrovi, sorpreso come tutti, a dover lottare, oltre che con i soliti noti temibili, con un emergente sconosciuto, proprio il numero 151.
È il 14 gennaio, prima tappa di 478 km in Mauritania, Paolo Lucci vince la Speciale e ti rifila 31 minuti. Purtroppo invece di godersi la sua prima vittoria, passa una serata amara al bivacco, perché all’arrivo scopre che tu gli hai fatto un reclamo in direzione di gara, per aver avuto un roadbook meno aggiornato del tuo, errore che semmai avresti dovuto imputare all’organizzazione. Unico reclamo: il tuo.
Nelle tappe che seguono si sentono commenti sgradevoli nei tuoi confronti, Botturi dice in una intervista “Poskitt corre in modo scorretto, se parte davanti quando lo raggiungi, cerca di non farti passare e ti ostacola”. Paolo mi conferma la versione del Bottu ma ci tranquillizza tutti, dicendo che non vuol fare alcuna denuncia, dice che non vuole sciupare l’atmosfera e giocarsela in gara, non nella burocrazia dei reclami.
È il 18 gennaio, vigilia della tappa finale, tu sei quarto in classifica e Paolo Lucci è terzo, con 11 minuti di vantaggio su di te. Io stesso augurio a Paolo di godersi il finale sul Lago Rosa, sempre emozionante ed evocativo.
Invece Paolo si ritrova catapultato di fronte alla giuria di gara con il podio ed un sogno infranto.
A causa di un tuo nuovo reclamo su una gomma non regolare, la stessa giuria che a Menton gli aveva dato il nullaosta a partire, gli infligge 15 minuti di penalità, quanto basta per far salire te sul podio al posto suo.
19 gennaio, l’arrivo. Per la prima volta sulle sponde del Lago Rosa, all’arrivo della Dakar o AER che sia, si sentono più fischi che applausi. Purtroppo rivolti a te.
Leggendo questi episodi, è proprio come sembra? Perché sono proprio tuoi entrambi i reclami nei confronti di Paolo, non potevano averli fatti Botturi, Gritti o Ullevalsetter? Questa premeditazione, in una gara in cui dovrebbero contare solamente doti fisiche, mentali e morali, e non la burocrazia, ti appartiene? Mi piacerebbe sentire la tua opinione.
È un po’ che ti seguo sui tuoi social e sono rimasto piacevolmente contento quando, questa estate in uno dei tuoi tragitti in moto, ti sei fermato di fronte alla statua di mio padre a Castiglion Fiorentino. Ho scoperto che lui per te è sempre stato un idolo, una figura di riferimento.
Forse fino ad oggi hai preso ad esempio il Meoni pilota, ma avresti molto da imparare dal Fabrizio uomo. Spero di rivederti al via di un rally internazionale, partendo con uno spirito completamente nuovo. Bravo Lyndon per aver completato la tua AER, non per il tuo podio.
Gioele Meoni
PS
Fabrizio avrebbe preferito meno like nei suoi post e più velocità in gara.
© Immagini AER – Alessio Corradini