Dakar 19 100% Perù. KTM, oggi un “Sistema” Imbattibile

Dakar 19 100% Perù. KTM, oggi un “Sistema” Imbattibile
Jordi Viladoms è il Team Manager KTM che ha cambiato la Storia tattica della Squadra. Dopo dieci anni di duopolio Coma-Despres, negli ultimi quattro anni KTM ha vinto con tre differenti Piloti. Può ancora essere considerato un caso?
21 gennaio 2019

Lima, Perù, 17 Gennaio 2018. Per oltre dieci ani siamo stati abituati a veder spartita la torta delle vittorie della Dakar in Moto tra Marc Coma e Cyril Despres. 5 volte il catalano, cinque il francese. Dopo il successo nell’edizione 2015, a sorpresa Coma si annunciò il suo ritiro (e poco dopo ancora più a sorpresa avrebbe annunciato di essere diventato il Direttore sportivo della Dakar) e subito venne da chiedersi: “E ora, chi eredita lo scettro condiviso per così tanto tempo?”

Ragionevolmente, si temeva che dopo 15 anni di dominio assoluto e incontrastato, KTM potesse perdere il trono conquistato per la prima volta da Fabrizio Meoni. Come abbiamo ben visto non è andata così e in successione, hanno vinto, tra il 2016 e oggi, Toby Price, Sam Sunderland, Matthias Walkner e ancora Price l’edizione appena conclusa.

Sono cambiati i Piloti, la Dakar in tutti i modi, è evoluta la Moto, ma non il risultato. Certamente è cambiato lo schema tattico generale di impegno della squadra, il “sistema”, adesso sostanzialmente diverso dallo schema generale e dal profilo tattico adottati in precedenza.

Vediamo con il “Responsabile” di questo cambiamento vincente come e cosa è cambiato. Jordi Viladoms, 39 anni, catalano di Igualada, ha iniziato con la Bicicross, è passato dal Motocross dall’Enduro, ed è approdato alla Dakar nel 2006 come Pilota “ombra” di Marc Coma nel Team KTM Repsol (nella foto d'apertura). Ha partecipato a tutte le Dakar dal 2006 fino al 2015, ottenendo nel 2014 il secondo posto, suo miglior risultato, e ha vinto un Sardegna Rally Race Mondiale. Tra le sue qualità migliori l’eleganza, di carattere e di guida, e l’equilibrio tattico caratteristico di una grande intelligenza. Con la fuoriuscita di Marc Coma dalla Squadra KTM, Viladoms ne è diventato il Manager Sportivo e, da quest’anno, il Team Manager. Il filo conduttore della carriera “d’ufficio” di Viladoms è la risposta ai timori degli appassionati sul futuro di KTM nelle Dakar del dopo-Coma: 4 edizioni, 4 successi.

Toby Price, vincitore della Dakar
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Dopo l’ultima di Coma si pensava che sarebbe finita lì. Invece è cominciata da lì, continuando a vincere ma con un diverso schema di squadra. Quale?

«Sostanzialmente è cambiata la struttura tattica della Squadra. Non abbiamo più giocato tutto su uno o due Piloti bensì untiamo su un numero maggiore, tutti forti. A ogni Pilota diamo tutto quello che è meglio per lui, per esempio il Meccanico con cui ha feeling migliore o un programma personalizzato di gare e di allenamenti, in modo che possa prima di tutto migliorare e riuscire a ottenere il massimo da sé stesso. In questo modo riusciamo a schierare un numero maggiore di potenziali vincitori, con caratteristiche diverse che si adattano alle diverse gare o alla piega tattica che può prendere ogni Corsa. Oggi abbiamo la fortuna di avere almeno tre Piloti, come abbiamo visto, che possono vincere e che hanno vinto la Dakar».

 

Strategia di Dakar. Si direbbe che state zitti e nascosti nella prima settimana e uscite allo scoperto solo nella seconda parte. È così?

«Sì, in un certo senso la strategia che adottiamo è proprio questa. Ma è una scelta indiretta. Sappiamo che la prima settimana i Piloti sono tutti forti e molto veloci. Tutti danno il massimo, ma la questione centrale è che tutti i piloti hanno un proprio ritmo di gara, e che se si supera quel ritmo non si può farlo tutti i giorni. Arriva un giorno in cui non ce la fai e sbagli, e finisce lì. Alla Dakar bisogna, invece, avere un ritmo costante e dentro i limiti del proprio. Così arriva il giorno che chi ha esagerato commette l’errore e chi è stato nella propria misura emerge. Non si tratta di “nascondersi”, di solito sono gli errori degli altri a mettere inevidenza chi è più costante e misurato».

 

Quale lo schema tattico caratteristico di questa Dakar?

«All’inizio nessuna tattica. Siamo andati avanti con tutti i Piloti, talvolta cambiando le strategie perché non riuscivamo a capire quale poteva essere quella buona. C’è sempre una strategia teorica, ma non sempre questa ha un buon riscontro e questa Dakar è stata davvero molto imprevedibile, e molto difficile per chi si trovava a dover aprire la pista. Più che uno schema direi che abbiamo adottato il criterio di una grande attenzione all’evoluzione della Corsa, cercando di adattarci meglio e il più velocemente possibile».

Joan Barreda, ancora una volta sfortunato protagonista della Dakar
Joan Barreda, ancora una volta sfortunato protagonista della Dakar

Che pensi dei ritiri di Barreda, Brabec, Van Beveren?

«Non molto. Tutti loro, e anche altri, hanno dimostrato di essere molto competitivi. Tutti ci hanno dimostrato che ogni anno è più difficile vincere questa Corsa, e che hanno corso dei rischi che potevamo correre anche noi. Posso solo felicitarmi con loro e fare loro i nostri complimenti».

 

La penalizzazione di Sunderland, poi ritirata sulla base di un vostro reclamo. Puoi chiarire come è andata?

«Si, mi piacerebbe chiarire, perché non è stato affatto un reclamo della Squadra. Quando è successo, abbiamo subito detto che se Sunderland aveva fatto qualcosa di scorretto non ci saremmo mai opposti a una sanzione. È molto diverso da una protesta. Dopo aver parlato con Sunderland e con gli altri è stato fatto un rapporto che dimostrava che non si trattava di un guasto “intenzionale”. Direi che il caso è stato gestito male dalla giuria. Prima ha fatto intendere che avessimo reclamato e poi, non avendo niente per dimostrare l’accusa, è tornata sulla propria decisione. Capisco che siamo situazioni che sollevano dei dubbi, ma il rapporto di Marlin ha verificato che si è trattato di un fusibile bruciato che ha interrotto l’alimentazione dell’Iritrack. È sempre sotto tensione e non è la prima volta che succede. Abbiamo anche parlato con Sam e concluso che non l’ha fatto apposta, un presupposto per stare dalla sua parte».

 

È possibile un’”alternativa” a KTM? E se fosse stato Quintanilla, sarebbe cambiato qualcosa?

«No, in nessun modo e quando Quintanilla è diventato una “minaccia” non abbiamo pensato ad alcuna particolare, o mirata strategia. Non abbiamo chiesto niente ai nostri Piloti e la Gara è solo diventata più aperta. Quintanilla ha provato e in tutti i modi a vincere, ed è un peccato che abbia avuto quel brutto incidente. Ci dispiace molto, è un Pilota che merita un risultato alla Dakar. Ha lottato, è stato per tutta la durata della Gara in condizioni di vincerla, fino a cento chilometri dalla fine. Nulla cambia nel Gruppo. Quintanilla è un Pilota forte, ha vinto due Mondiali e merita tutto il sostegno».

Viladoms in veste di pilota
Viladoms in veste di pilota