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Otto anni fa, l’11 gennaio 2005, Fabrizio Meoni perdeva la vita a 47 anni durante quella che avrebbe dovuto essere la sua ultima Dakar. Era l’undicesima tappa, da Atar a Kiffa di 695 chilometri. All’origine dell’incidente fatale una caduta in un tratto di dossi. I medici della Dakar, sopraggiunti in elicottero, cercarono per quasi un’ora di rianimare il Pilota di Castiglion Fiorentino, ma una delle più grandi tragedie della storia della corsa si era consumata inesorabilmente. Io quell’anno viaggiavo in uno degli aerei stampa, che fu lasciato sulla pista di Atar fino alle prime ore del pomeriggio, ancor oggi ritengo deliberatamente e, atterrato a Kiffa fu l’amica Marie France Estenave, la più grande giornalista della Dakar che, ero ancora sulla scaletta dell’aereo, mi venne incontro e mi dette la ferale notizia. Mi sembrò davvero che il mondo mi crollasse addosso, non sarei riuscito a crederci davvero per molto tempo ancora. Tutta la carovana della Dakar subì uno shock tremendo.
Non era la prima volta che la tragedia si abbatteva sulla corsa inventata da Thierry Sabine, e non sarebbe stata l’ultima, ma quella volta i Piloti delle moto non se la sentirono di andare avanti
Non era la prima volta che la tragedia si abbatteva sulla corsa inventata da Thierry Sabine, e non sarebbe stata l’ultima, ma quella volta i Piloti delle moto non se la sentirono di andare avanti e la tappa successiva, tra Kiffa e Bamako, venne neutralizzata e sostituita da un ponte aereo alla volta della capitale del Mali. La corsa riprese il giorno dopo con la Bamako-Kayes, vinta da Andy Caldecott, il Pilota australiano che sarebbe morto l’anno successivo, e si concluse a Dakar con la prima vittoria di Cyril Despres, il Pilota che aveva condiviso con Fabrizio oltre alle esperienze agonistiche anche alcune iniziative di carattere umanitario che vivono ancora oggi.
Fabrizio Meoni era diventato un protagonista assoluto della Dakar prima ancora di vincerla, perché era il Pilota che più di ogni altro ne rappresentava lo spirito e la passione. Vi aveva partecipato per la prima volta nel 1992 e nel 1994, al termine della quarta partecipazione era salito sul podio, ottenendo il suo primo risultato di prestigio, sempre da perfetto Pilota privato, trascinato e sospinto esclusivamente dal proprio talento e da un’inesauribile forza di volontà.
Nel 1997 Fabrizio Meoni fu inserito nella Squadra ufficiale KTM, ed ottenne il secondo posto l’anno successivo. Nel frattempo aveva cominciato a vincere, in Egitto e Tunisia, e ad essere riconosciuto come uno dei Piloti più forti del Mondo.
La prima vittoria arrivò nel 2001. All’indomani di un’indimenticabile eclissi di luna nel deserto della Mauritania, nella decima tappa tra El Gallaouiya e Atar, 440 chilometri quasi tutti di prova speciale, Meoni prese il comando della corsa. La Dakar era a metà strada, ma Fabrizio seppe controllarla con incredibile intelligenza tattica nelle dieci tappe successive caratterizzate dalle tre vittorie di Kari Tiainen e le due di Giovanni Sala. Al termine della Tambacounda–Dakar, vigilia della consacrazione, Meoni aveva un rassicurante margine di vantaggio su Jordi Arcarons.
Sulla spiaggia di Dakar, prima ancora di disputare l’ultimo strappo della consacrazione, l’abbraccio fraterno e commovente di Stefan Pierer, padrone di KTM, che vinceva per la prima volta, e sul podio la moglie Elena e il figlio Gioele, il meccanico Romeo Feliciani. L’ultima tappa, che ho vissuto sull’elicottero in contatto radio con Fabrizio, è stata quella che non potrò mai dimenticare, e quella che considero la più bella della Dakar di tutti i tempi.
L’anno successivo Meoni fu l’autore di un’impresa non meno leggendaria. Aveva vinto con la monocilindrica, e subito dopo accettò la sfida improbabile della KTM LC8, una moto bicilindrica che non esisteva ancora. Per tutta la stagione, in collaborazione strettissima con un tecnico storico di KTM, il “Ferro” (al secolo Bruno Ferrari) l’embrione, provato, modificato e sviluppato senza sosta, divenne finalmente un incrociatore del deserto. Agli inizi del 2002 nessuno ci avrebbe scommesso, la moto da battere era ancora la monocilindrica detentrice, ma Meoni vinse l’ottava tappa tra Tan Tan e Zouerat e passò in testa alla corsa, che difese poi fino all’arrivo di Dakar. Il grande avversario di Meoni in quell’edizione memorabile fu lo spagnolo Joan Roma, che avrebbe poi vinto nel 2004, e la chiave di volta della corsa fu la 10ma tappa, tra Tichit e Kiffa, difficilissima a causa della navigazione e con un epilogo drammatico. Roma, vicinissimo all’amico-avversario, risentì della pressione del momento e commise l’errore. Mentre lo spagnolo scendeva su una pista sbagliata per finire in un cul de sac, Meoni volava verso la sua seconda, parimenti indimenticabile vittoria assoluta.
Ciao Fabrizio!