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Salta, 11 Gennaio. La Dakar riprende alle 04:30. Sveglia di notte dopo la giornata di riposo, e divisione della carovana. Al “bivio” di Salta, moto e quad passeranno in Bolivia per disputare la seconda tappa marathon del Rally con il bivacco di Uyuni, mentre auto e camion resteranno in Argentina per disputare la tappa ad anello Salta-Salta. La carovana si ricongiungerà quindi il giorno successivo oltre le Ande a Calama, per vivere nel deserto di Atacama la fase cruciale e finale della corsa.
Al giro di boa della giornata di riposo è ancora azzardato, se non fuori luogo, fare delle previsioni, ma è già possibile dire chi non vincerà, basandoci sulle indicazioni ovvie dei ritiri o dei major problems patiti da questo o quel pilota o equipaggio. Tutte le categorie di partecipazione restano virtualmente aperte, pur in taluni casi mettendo in mostra una tendenza più o meno chiara.
E' molto difficile che Marc possa perdere questa edizione
Restando sul teorico, è molto difficile che Marc possa perdere questa edizione. Quasi impossibile che il catalano, che ha già vinto tre volte la Dakar, commetta un errore così importante. Coma ha già perso la Dakar due volte, una per la pressione e una per una distrazione, e in entrambi i casi la vittoria è andata a Despres, che ora è virtualmente fuori gioco. Difficile che commetta un terzo errore, e la nuova KTM non ha disatteso e si dimostra veloce e affidabile.
Joan Barreda, che è l’ultima credenziale giocabile dell’armata Honda, è stato in testa per quattro tappe, potendo contare su un vantaggio che è salito fino a 13 minuti, ma poi ha rovinato tutto nella quinta tappa, con qualche problema di alimentazione e un errore di navigazione che è apparso fuori luogo. La nuova Honda e il Pilota sono velocissimi, ma il giovane talento spagnolo ha perso l’occasione di agganciarsi alla corsa dei più esperti avversari e, succhiando la loro ruota, mantenersi a contatto e amministrare. Tutto può succedere, è la Dakar, lo dicono Coma e Barreda rivelando da punti di vista diversi solo una parte dei loro pensieri, non fosse altro che per scaramantica diplomazia, ma il compito “medio” di Barreda, per quanto veloce e fortunato, è adesso quello di recuperare, nelle sette tappe che restano e a un Campione esperto come Coma, sei minuti al giorno. Sono molti. Teoricamente troppi. Di conseguenza le chances di Alain Duclos, Jordi Viladoms e dell’altra sorpresa cilena, Israel Esquerre, sono ridotte al lumicino.
In gara, per i nostri colori restano adesso due Piloti, Paolo Ceci e Luca Viglio. Ceci è anche in buona posizione, ma in entrambi i casi parlare di classifiche è fuori luogo. Paolo, infatti, corre questa Dakar con la funzione di portatore d’acqua del boliviano Juan-Carlos Salvatierra, e per Viglio la missione è vendicare la sfortunata partecipazione del 2013, anche e soprattutto per zittire gli amici e compagni di quell’impresa, praticamente storica, che portò Rampolla e Napodanno, ma non Luca, a sventolare le insegne di Endurology sul podio di Santiago.
Resta da vedere in che modo il valzer dei motori influenzerà la classifica generale, tenendo conto che il primo cambio di propulsore costa al Pilota 15 minuti di penalità.
Sebastian Husseini, a oltre tre ore, è virtualmente fuori gioco, ma i tre di testa possono ancora giocarsela apertamente e, al momento, non possono permettersi il lusso di mettere in atto particolari tattiche attendiste. Come per la PanDakar di Verzeletti, un encomio particolare e “inevitabile” va a Camelia Liparoti, in gara con un quad Yamaha e sedicesima assoluta, penultima degli scampati tra i quad. La “piccola” italiana, che però vive in Francia, ha messo in mostra caratteristiche di determinazione e di indistruttibilità che vanno ben oltre quelle già dimostrate con i quattro Titoli iridati conquistati e le cinque Dakar disputate.