Dakar 2015, Tappa 5. Il Ritorno di Marc Coma “soddisfa” Joan Barreda

Dakar 2015, Tappa 5. Il Ritorno di Marc Coma “soddisfa” Joan Barreda
L’ufficiale KTM vince la sua prima tappa dell’edizione di quest’anno, il Pilota Honda conserva pressoché invariato il cospicuo vantaggio in testa alla generale. Il ritardo di Botturi | P. Batini, Antofagasta
9 gennaio 2015

Antofagasta, 8 Gennaio 2015. È successo quello che… doveva succedere. Ristabilito “correttamente” il gioco dell’alternanza del primo a partire, e non viziata la tappa da un “difetto”, sia esso tecnico o di condotta di gara del Pilota, Marc Coma ha potuto ottenere il primo, meritato successo personale in questa Dakar. Il quattro volte vincitore del Rally, detentore e Campione del Mondo, “lima” due minuti dal ritardo che lo separa da Joan Barreda e dalla testa della corsa, e ristabilisce quell’equilibrio agonistico che è alla base della promessa di una Dakar stratosferica.

Il gioco, del resto, era semplice, e la bontà dell’esecuzione non poteva dare spazio ad alcun dubbio. Joan Barreda, in virtù della vittoria nella quarta tappa, ha preso il via per primo. Marc Coma, partito invece per secondo, non ha dovuto far altro che spingere e risalire sino al battistrada, per poi controllare nel finale l’esito della tappa. Facile seguire la polvere, visto che è stata la caratteristica basica della tappa, difficile fidarsene, poiché il fesh-fesh della polvere è la quintessenza diabolica. Ma anche questa non è una novità della… zona, una “crosta” di terra cilena dura e arida che diventa una pista per “aerei” durante il passaggio della Dakar e che va presa con le molle a causa della sua potenziale pericolosità legata alle alte velocità.

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Ad ogni modo l’epilo quasi scontato della tappa non va in archivio senza una curiosità. Al complessità del duello coinvolge i Piloti protagonisti in un raffinato gioco delle parti anche nel dopo tappa. Joan Barreda tiene benissimo la parte del Pilota super concentrato e vagamente ermetico, quasi a voler dimostrare di non sentire il perso della responsabilità a cui è chiamato. Per capire come stanno le cose nella testa del Pilota, basta però scambiare un saluto con la sua “dirigenza”, Martino Bianchi e Wolfgang Fischer. L’antica aria di “disperazione” per le catastrofiche smargiassate del ”monello” lascia al polso ad una certa allegria, e sottolinea il fatto che la grande novità in Casa HRC risiede nel fatto che la situazione generale, e il Pilota, sono perfettamente sotto controllo.

Al contrario, Marc Coma manda in scena una grandissima serenità, che esprime un equilibrio psicologico invidiabile. Cambiano i toni descrittivi della missione, le sfumature. Sino ad oggi siamo stati abituati ad un Campione sempre a bersaglio e padrone di un’enorme precisione tattica ed ora, invece, il Campione vorrebbe farci credere che non vi è altra strategia che attaccare ogni giorno e ogni chilometro. L’impressione reale è che Coma si senta in grado di fronteggiare con successo anche la difficilissima sommatoria avversario-avversità, andando oltre Barreda e la mousse fusa che lo ha messo in questa non facile situazione. All’atto pratico, finalmente avrà un peso enorme lo sviluppo tattico delle due tappe marathon in programma.

Tuttavia, più che della “stabilizzazione” del duello purissimo tra Barreda e Coma, con la prospettiva di una svolta epocale nella storia della Dakar, si dovrebbe parlare di quello che… resta della gara delle Moto. Fuori Barreda e Coma, infatti, è un vuoto quasi assoluto. Agli “antichi”, perenni secondi, ormai non resta che prestarsi diligentemente ad un compito di assistenza alle rispettive “punte”, ai giovani e agli arrembanti solo spazio per una buona esperienza. Jordi Viladoms e Ruben Faria, per lunghi anni, hanno cullato un sogno da prima guida, ma hanno avuto il… torto di vivere la loro carriera in un’epoca sopraffatta da due fuoriclasse come Coma e Despres. A lungo impiegati nel ruolo di portatori d’acqua, non hanno potuto approfittare vantaggiosamente delle occasioni che hanno avuto, e ora ritornano al loro ruolo di origine. Entrambi hanno, nel corso della quinta tappa, sbagliato vistosamente, cedendo sul piano della navigazione e concludendo nell’ombra. Adesso scivolano anche nelle rispettive posizioni di classifica, e si fanno “mangiare” da un bravo cileno che il deserto di casa a ha messo le ali, Pablo Quintanilla. I più “giovani” pagano alternativamete la mancanza di esperienza. Sam Sunderland, il vincitore della prima tappa, ha commesso un errore madornale nel corso della quarta tappa, un fuoripista talmente vistoso che qualcuno si è chiesto dove pensasse davvero di andare, e che si è concluso con un incidente, un infortunio (spalla fratturata) e il terzo mesto ritiro in tre partecipazioni alla Dakar. Walkner e Price, idem. Un giorno da leoni al prezzo del doppio da… cadetti, ma per essi vale la pena di avere un po’ più di indulgenza. Stanno aprendosi la loro strada, e solo domani verranno chiamati all’esame della carriera.

Botturi. Lo avevamo “giurato” sul podio. E invece Alessandro Botturi sta facendo una fatica enorme a entrare nei dieci. Che succede? Questa è un’altra delle situazioni chiave della Dakar 2015. Un’altra tappa non soddisfacente, inutile cercare di nascondere la delusione, un altro risultato che conforta per il solo fatto che, almeno, oggi… Laia Sanz è arrivata dietro, ma stiamo parlando di top… 20.

Botturi ha avuto una bella sfortuna in un paio di occasioni, e in una la fortuna di rimanere in corsa. Oggi però il risultato è che non sembra esserci speranza di vedere il nostro Campione come uno dei protagonisti. A questo punto bisogna tirare in ballo la moto e, associando le classifiche anche degli altri due Piloti Yamaha, riconoscere che la nuova Yamaha non è quella moto che i test avevano identificato come una tra le più performanti in assoluto. Dobbiamo pensare che qualcosa è cambiato, nella moto, all’ultimo momento? E che quel qualsao non ha funzionato?

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