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San Juan, 5 Gennaio 2015. Joan Barreda vince la seconda tappa e passa al comando. È una storia già sentita varie volte, ma fino ad ora il finale non è mai stato in sintonia con l’introduzione. Questa volta, invece, prima ancora che la Dakar possa dirsi alla svolta dopo tre lustri di dominio KTM, mi pare certo abbiamo visto un Barreda “cambiato”. Concentratissimo prima della gara, ma non nervoso come negli ultimi mesi. Di lui si diceva che parte a “palla” ma cade, o sbaglia strada, e che non ostante il numero di tappe vinte alla Dakar nessuno dei suoi risultati ottenuti sinora può essere considerato tale.
Ora, dopo due tappe, sono già successe un paio di cose interessanti. Nel corso della prima tappa Barreda non ha neanche provato ad andare via come suo solito, ed ha preferito “navigare” all’altezza di Marc Coma. Nella seconda, difficilissima e molto impegnativa, ha dato un’altra bella dimostrazione. La tappa era davvero terribile. Percorsi di montagna accidentati, una intera Pampa da attraversare, e il gran finale sulle whoops di sabbia arroventata che precede il trasferimento fino a San Juan. È stato un affare tra Barreda e Coma. Se Marc non avesse avuto il problema alla mousse posteriore, probabilmente non saremmo qui a parlare in questi termini, ma come dicevamo all’inizio, una fortuna può ben partire dalla sfortuna altrui. Il guaio di Coma è iniziato molto presto. Marc si è reso conto che la mousse, che ha nella incostanza di certezze che può garantire il suo tallone d’Achille, stava andando in temperatura e si stava afflosciando. Ha rallentato e ha lasciato andare via Barreda. Poco più avanti Barreda ha commesso un piccolo errore di navigazione, e Coma lo ha ripreso, poi a sessanta chilometeri dalla fine la mousse ha iniziato la fase finale di autodistruzione, e a Coma non è rimasto altro da fare, pena l’arrivo a San Juan sul cerchio o l’attesa di un compagno di squadra che gli fornisse la ruota, che calare vistosamente e concedere all’avversario l’insperato margine di vantaggio.
Il ragazzo ha messo la sua intelligenza a disposizione di un senso tattico, e il pacchetto nelle mani di chi può aiutarlo a cambiare il corso della Srtoria: la sua Squadra
Adesso Barreda è saldamente al comando. È vero che 12 alla Dakar minuti non sono affatto una sicurezza, ma il solo fatto di averli a diposizione e poterli gestire fa una grossa differenza. Potremo ora assistere all’azione di un Grand Marc, ma potremmo assistere anche alla redenzione del discolo Joan. L’errore commesso da Barreda, piccolo, resta come variabile da fissare, ma solo nel caso abbia una recidiva. Cosa è successo, dunque, a Joan Barreda, di così importante? Semplice, il ragazzo ha messo la sua intelligenza a disposizione di un senso tattico, e il pacchetto nelle mani di chi può aiutarlo a cambiare il corso della Srtoria: la sua Squadra.
Dietro al duello annunciato tra Barreda e Coma, intanto, al termine della seconda tappa non c’è molta euforia. La distanza che separa i fuoriclasse dai buoni Piloti è chiara. Gonçalves è bravo, ma non all’altezza in quanto a doti complessive, del compagno di Squadra, e probabilmente Barreda non sente più la pressione del portoghese. Faria e Viladoms, che oggi si giocano il podio, dovranno ben presto rinunciare al sogno di vincere per assecondare le necessità di Coma. Olivier Pain Alessandro Botturi e Michael Metge, 17°, 18° e 19° rispettivamente, denunciano evidentemente un problema che non è dei Piloti ma della nuova Yamaha, e non sono più in grado di poter aspirare a un’assoluta da capogiro. Sunderland, che aveva vinto la prima tappa, ha scoperto che partire per primi e dover navigare senza tracce sul terreno è un affare serio, e finalmente Helder Rodrigues, impegnato per tutta la stagione a collaudare la nuova Honda, non sembra riuscire a ritrovare lo smalto dei tempi d’oro da Campione del Mondo.
Per finire, i giovani: pochi in vista, forse più di tutti l’austriaco Walkner, Campione del Mondo di Motocross, che debutta con KTM alla Dakar e che non sembra avere molte difficoltà di adattamento alla nuova disciplina. Non giovanissimo ma alla prima Dakar da ufficiale, infine, ecco l’australiano Toby Price, un autentico fenomeno dal punto vi vista tecnico.