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«Gente mia, Buone Feste. Natale l’abbiamo passato a casa, ora chiudiamo le valige e ci prepariamo. Bene, dai. Deciso, partiamo il 27 dicembre, che è domenica. Lunedì siamo “giù”, a Buenos Aires, e martedì andiamo a provare. Come l’anno scorso, lontani dalla Capitale, vicino alla sede di Yamaha Argentina dove abbiamo passato anche il capodanno scorso. Bell’ambiente, simpatico, gente in gamba. Il posto ideale ove passare qualche giorno in santa pace prima della grande battaglia».
E come hai passato Natale e la Vigilia?
«Tranquillo. Natale a casa, e il giorno prima siamo andati con mio figlio Giorgio a “girare”. Viene su bene, il mio bambino. Insieme al suo amico sono già una scena. Son lì che se la raccontano di salti incredibili, di voli sui doppi, di allunghi, di “tirate” di marcia!»
Mi pare che quest’anno tu sia più pronto che mai? È vero?
«Certo. Pronti! Siamo a posto, e tutto ha filato perfettamente liscio. Sono contento del lavoro che abbiamo fatto, fino all’ultimo giorno in Marocco. Ci sono stato ancora, sai? Volevo allenarmi ancora un poco, anche con la navigazione. E sono andato “giù” un’altra settimana. C’erano anche i ragazzi di KTM e di Husqvarna, siamo tutti amici e abbiamo lavorato insieme. Bello».
E con che risultati?
«Tre giorni di road book, partivamo davanti a turno, e toccava agli altri inseguire e riagganciare il “navigatore”. È quello che accade tutti i giorni in gara, alla Dakar, e di solito chi parte dietro non fatica troppo a riprendere la “lepre” del giorno. Bene. Quando è toccato a me di partire per primo, ti dico, nessuno è riuscito a venirmi a prendere! E quando è toccato a me inseguire, il gioco è venuto piuttosto facile. Sono partito insieme a Walkner e, ti dico ancora, il “ragazzo” non solo va forte, ma ha già capito bene come funziona il giochino in generale. Sicuramente va considerato come uno dei favoriti più importanti per il successo finale. Tra questi c’era anche Sam Sunderland, ma non ce l’ha fatta. Mi dispiace, “Summer Sam” non è riuscito a recuperare la frattura del femore rimediata al Merzouga. Mi dispiace davvero tanto per lui, fino a quel momento credo che fosse il Pilota più in forma di tutti».
Dicevi di Walkner?
«È intelligente. Guarda, non è per dire, ma spesso noi Piloti pensiamo molto o troppo alla manetta, ma facciamo fatica a pensare più avanti e a come gestire una gara, e la Dakar è la corsa più difficile da gestire in questa prospettiva. Walkner è intelligente, cavoli. Ha già capito che può andare un po’ più piano, rinunciare alla velocità, che pure ha, prendersi meno rischi e gestire meglio la corsa. Ricordiamoci del ritmo che hanno sempre, che so, Barreda o lo stesso Sunderland. Matthias no, ha capito che può guardare oltre la manetta, ma più piano. Riuscire a stare tranquilli alla fine paga molto di più».
E la tua nuova Yamaha?
«Anche della nuova Yamaha 450 Rally posso dire che è finalmente pronta. Prontissima. Dopo le problematiche che abbiamo dovuto affrontare negli ultimi due anni, per questa occasione importantissima la moto è stata preparata nella sua versione definitiva con largo anticipo, e abbiamo potuto correre ai ripari anche con le ultime sorprese, come la pompa della benzina che aveva difettato in Marocco. Siamo pronti e noi ed è pronta la moto. E va forte, te lo assicuro. Va fortissimo. È maneggevole e allo stesso tempo molto stabile e sicura. E velocissima, come ci aspettavamo».
Cosa ti piace dell’ultima versione della Yamaha da Rally “elaborata” con l’aiuto di Helder Rodrigues?
«Mi piace tutto. Questa moto mi piace nel suo complesso e nei suoi dettagli. Mi piace tanto! Già negli ultimi test il feeling mi sembrava esagerato. Poi l’ho provata ancora, seppur brevemente, in Portogallo e poi in Marocco. Mi piace proprio, è un missile!»
E che “progetti” hai per l’ormai immediato futuro?
«Fare bene. Come sempre, questa è la mia intenzione. Quest’anno, in effetti, ho stabilito anche come regolarmi per “fare bene”. L’obiettivo primario resta sempre quello di “dar fastidio” a chiunque salti un grillo per la testa. Ma per farlo ho deciso che quest’anno cercherò di essere lì tutti i giorni, di mettere così un minimo costante di pressione. Non vincere o andare quotidianamente a podio, ma essere tutti i giorni tra i primi cinque, tra i primi dieci quando va male. Mi sono messo in testa questo, di fare una bella Dakar in questo modo, abbassando i rischi ma stando sempre in pressione.»
Che altro dire?
«Quello che abbiamo incominciato a dire. Auguro a tutti voi, a tutti i lettori, a tutti i miei tifosi il meglio della vita. Statemi accanto e vediamo di fare un bel lavoro tutti insieme. Buon Natale, che è già in archivio, e Buon Anno!»