Dakar 2016. Botturi: “La Dakar girerà pagina e diventerà ancor più bella!”

Dakar 2016. Botturi: “La Dakar girerà pagina e diventerà ancor più bella!”
Anche Botturi è (sempre) al lavoro. Della nuova moto non ci dice molto, ma conferma che Helder Rodrigues ne è contentissimo. Secondo il gigante di Lumezzane Coma è indimenticabile, ma la Dakar è pronta a fare un grande salto di qualità
22 luglio 2015

La ridda di voci, di annunci e di conferme portano ogni giorno la Dakar in prima pagina, relegando il Mondiale in pieno svolgimento e con i titoli ancora tutti da assegnare, alla cronaca… regionale. Quando mancano ancora sei mesi alla partenza di Lima, tutti i Dakariani sono al lavoro, e non si parla di ferie.

Per primo Marc Coma, cui spetta il primo “dovere” ufficiale di selezionare i candidati, le iscrizioni sono chiuse il 15 luglio e c’è pienone, e l’ingrato compito di lasciarne a casa parecchi. KTM ha preso una costola e ha fatto due squadre, e una terza se si parla di Husqvarna, componendo un impressionante fronte di fuoco. Peugeot non va in vacanza ma porta il mito dei Rally, il nove volte Mondiale WRC Sebastien Loeb, in Marocco a provare la 208 DKR 2.0. Un test che può restare fine a sé stesso, ma che può diventare una cartina al tornasole se si pensa all’infortunio che ancora tiene lontano dal volante l’Asso Carlos Sainz, e al fatto che al fuoriclasse francese, che è già “ufficialmente”, in qualche modo, vicino alla Maratona di ASO, non dispiacciono le vetture performanti e competitive.

E intanto vanno avanti a vele spiegate i Dakar Challenge e le Dakar Series, trofei e rally finalizzati a vitalizzare la disciplina dei Rally-Raid dalla parte della Dakar. Sono solo alcuni degli esempi che spiegano come il mondo spaccato in due – da una parte la Dakar, dall’altra il Mondiale – orbitino sempre più insistentemente nella sfera di attrazione della Madre di tutti i Rally.

Nel piccolo della forte orbita di Lumezzane, un gigante lavora a pieno ritmo, alternando sessioni di bicicletta a palestra, moto e esercizio fisico, e qualche sortita televisiva. È Alessandro Botturi, pilota ufficiale Yamaha. Al quale per prima cosa chiediamo semplicemente: Marc Coma.

«Marc Coma non è un pilota che si può sostituire. Senza di lui sarà una Dakar completamente diversa. Piloti capaci di aprire la strada come sa fare lui ce ne sono veramente pochi, e soprattutto lui era quello che imprimeva il ritmo al plotone. Non vinceva le tappe ma era quello che tutti seguivano cercando di adeguarsi al suo ritmo. Senza di lui la gara andrà via a briglia sciolte, e solo in un secondo tempo molti si renderanno conto che c’è da stare belli calmi. Soprattutto la prima settimana, nella quale si vedrà chi è capace di navigare e di fare la differenza».

Si può pensare a chi potrebbe rilevarne il ruolo di mattatore?

«Se parliamo di velocità e di tecnica dei piloti, i primi nomi che vengono in mente sono quelli di Joan Barreda e di Paulo Gonçalves, sulla carta i più accreditati. Però quest’anno vedo molto bene Rodrigues, non solo perché è il mio compagno di Squadra. Helder ha ritrovato una grandissima motivazione, si allena parecchio, gli piace la nuova Yamaha e sente che il progetto tutto sommato gravita anche intorno alla sua persona e alla sua esperienza. Si sente protetto, e con me c’è un bellissimo rapporto di amicizia e di vicinanza, tecnica e umana. È andato in Marocco a testare la nuova moto, per esempio, e ogni giorno mi ha chiamato per parlarmene. Sarei dovuto andare anch’io ma ho preferito rimanere a casa per recuperare del tutto da un piccolo stiramento muscolare».

E delle nuove realtà KTM cosa pensi?

«Il fatto che con KTM sia entrata Husqvarna è una bellissima cosa. E ancor di più lo è il fatto che le due “unità” abbiano portato alla Dakar due grandi Campioni come Antoine Meo e Alexandre Renet. Non è possibile dire, naturalmente, dove possano arrivare nell’immediato, nel senso che sicuramente saranno veloci ma non so che risultati potrebbero ottenere così a corto di esperienza. Spero per loro che partano con calma, e che alzino il tiro progressivamente, giorno per giorno sulla base dell’esperienza acquisita. Spero che non intendano partire subito troppo forte, perché alla fine diventa anche un po’ pericoloso».

Che ci siano due nuove squadre, con piloti, anche i giovani, forti, è un fatto che stimolerà anche Honda e Yamaha a fare altri passi avanti?

«Penso che per quest’anno la strada sia abbastanza segnata. Non ci sono Piloti liberi, le squadre sono più o meno già definite, e le scelte tecniche sono venute ancora prima. Invece penso che nel prossimo futuro tutti si daranno da fare più, e si adegueranno al nuovo ritmo imposto dalle scelte di KTM, che nonostante il ritiro di Coma ha messo in piedi davvero una grande armata».

Tu ti ritieni nel lotto dei candidati al posto lasciato libero da Coma?

«Non saprei. Non si può dirlo a priori. Si può dire che mi sto impegnando come non mai e sto cercando di fare il possibile per “meritarmi” una simile candidatura. Sono contento, il lavoro procede intensamente, da settembre potrò allenarmi con un muletto definitivo, e quindi partecipare con la nuova moto già ai Rally in Marocco. Se considero la “concorrenza”, forse non potrò avere la velocità pura di un Toby Price o di un Barreda, ma sono super convinto che con la regolarità, e soprattutto senza sbagliare, alla prossima Dakar si possa ottenere un risultato molto buono».

Sarà una Dakar più bella ma cui peserà la mancanza del carisma di Coma, o il Rally girerà rapidamente pagina per diventare ancora più grande?

«Penso che si farà in fretta a girare pagina, anche perché Coma sarà il nuovo referente della corsa, tra organizzazione e piloti, e in questo modo contribuirà ad alzare il livello generale della gara. Coma conosce perfettamente tutti gli aspetti sportivi della Dakar, e senza dubbio saprà restituirle il fascino di una grande gara navigata, e quindi con una marcata componente di avventura, di nuovo con tappe capaci di determinare grandi capovolgimenti di fronte».

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