Dakar 2016. Ecco il “ristretto” Bolivia-Argentina!

Dakar 2016. Ecco il “ristretto” Bolivia-Argentina!
Un mese sospesi tra realtà e fantasia. Poi, con Marc Coma alla prima gatta da pelare, ASO risolve l’emergenza Perù proponendo una Dakar più “compatta”, ma non meno interessante, a cui non manca nulla. La storia
17 settembre 2015

Con il clamoroso “ritiro” del Perù dal percorso, dal 24 agosto la Dakar 2016 è travolta e trasportata da un’onda lunga di voci ed ipotesi, forse anche per esorcizzare la paura che il Rally possa andare alle deriva. Via il Perù, e via dunque il capitolo iniziale intitolato alle sue dune che dava al percorso l’impronta della migliore tradizione, a 4 mesi dal via non c’è un tracciato, tanto meno definitivo, e la fantasia prende il sopravvento.

Ecco che spuntano le ipotesi dell’ingresso di altri paesi, come il Paraguay o l’Uruguay confinanti con lo “zoccolo duro argentino”, o addirittura l’Ecuador, nell’ardito progetto di far saltare alla maratona di ASO il Perù, ma di ricollegarla ugualmente alle tappe originali del Titicaca entrando in Bolivia da Nord. Avanti. Poi si annusa un rientro del Cile, che già aveva dato forfait attribuendo la decisione alle devastazioni meteo primaverili nel nord del paese.

Più concretamente, si parla subito di un ampliamento dell’impegno argentino, e meno realisticamente di un aumento del numero delle tappe in Bolivia e di altre fantasie. Obiezioni logiche dissolvono gran parte di queste ultime. Come si fa a partire dall’Ecuador, e circumnavigare il Perù, via mare sul Pacifico o passando per il Brasile? Come immaginare di allargare il percorso boliviano, costringendo la carovana alle inevitabili conseguenze di una lunga permanenza in altitudine? E come pensare di raggiungere così rapidamente un accordo con Paraguay e Uruguay, se non c’è sul tavolo un’istruttoria preliminare già abbondantemente avviata, quando è noto che ogni soluzione di “terreno” presuppone un piano di accordo politico ed economico, difficilmente riconfigurabile in così poco tempo?

Una conferma delle difficoltà in tal senso arriva, indirettamente, dal tentativo di ricollegare il Cile. Il piano ipotetico, infatti, obbliga a pianificare anche l’edizione 2017 attraverso quel Paese, e dunque a programmare non una bensì due Dakar. Difficile arrivare a tanto in così poco tempo, anche con la buona volontà di entrambe le parti.

Panico. C’è addirittura chi, per sdrammatizzare il presente, pensa al futuro e lascia “filtrare” una mappa del percorso preliminare di un’edizione 2017 USA-Mexico totalmente inedita, con partenza da Las Vegas, due grandi anelli in Nevada e Arizona, passaggio del confine e arrivo a Città del Messico. Magari, ma non certo verosimile a così breve scadenza.

La (finta) mappa della Dakar USA-Mexico
La (finta) mappa della Dakar USA-Mexico
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Intanto Aso e l’Equipe di Ricognizione son già al lavoro sulla nuova realtà, basata pragmaticamente sull’effettività degli eventi. Dimenticare il Perù, mettere una pietra sopra al Cile, pensare alla Bolivia del Salar di Uyuni senza il Titicaca e La Paz, meno scenografica ma più “umana”, e rimboccarsi le maniche. Si lavora concretamente sul territorio e, contemporaneamente, con gli interlocutori argentini, cercando di risolvere il rebus e di ricostruire il telaio della Dakar senza lasciare da parte nessuno dei suoi aspetti fondamentali. Marc Coma diffonde un tweet che invita gli appassionati a pazientare. Il campione è ritratto al lavoro, insieme a lui Tiziano Siviero, sullo sfondo di un luogo che gli esperti localizzano immediatamente nel deserto di Fiambalà.

Ma anche l’Argentina presenta i suoi problemi, e il conto. Il paese non sta certo vivendo il suo periodo di massimo fulgore economico, anzi, e le elezioni del prossimo fine ottobre, che potrebbero cambiare molto nell’assetto politico del paese, rendono particolarmente delicato l’argomento investimenti. Anche nel caso che all’incremento dell’impegno, logistico ed economico, corrisponda il privilegio di realizzare una Dakar “emotivamente” sempre più Argentina. Sul piano pratico, inoltre, con l’attuale prosciugamento del bacino geografico e politico interessato all’evento, la Dakar finisce per essere quasi confinata e l’Argentina, vedendo accresciuta la propria forza contrattuale, può invece iniziare a dettare le condizioni e ad esigere sconti.

La questione diventa sempre più difficile, delicata. La realtà ha bisogno di tempo, elaborazione, step, mentre la fantasia può saltare avanti e indietro, da un luogo all’altro in un istante. Mentre appare sui social una mappa clandestina del percorso definitivo, eccezionalmente attendibile per la verità, torna a circolare la parola “cancellazione”, ancora paura, voci che rimpiangono la Dakar in Africa (ma no, adesso sul percorso delle origini si corre l’Africa Eco Race) o che propongono di aspettare l’annunciato nuovo super Rally Mosca Pechino dell’anno prossimo. Ancora esorcismi, conseguenze dell’attesa, man mano che passa il tempo sempre più snervante.

La mappa "scoop" filtrata
La mappa "scoop" filtrata

Ma i tasselli del difficile mosaico vanno pian piano al loro posto, il problema diventa oggettivo e si “umanizza”. Far saltare la Dakar non conviene a nessuna delle parti, e da sempre il braccio di ferro è una delle scene preferite al teatrino della politica. La soluzione arriva sempre quando da una parte e dall’altra si rinuncia agli eccessi di ambizione e, seduti al tavolo con lo stesso obiettivo finalmente messo perfettamente a fuoco, si conviene che prima dei ruoli viene l’importanza dell’”oggetto” all’ordine del giorno.

Finalmente, eccoci, è la fumata bianca. ASO & Marc Coma annunciano il nuovo percorso. Restano invariate le date, il numero delle tappe, e addirittura il chilometraggio delle speciali, ma il complessivo del nuovo tracciato descrive un grande “anello” tra Argentina e Bolivia, con un “concentrato” di Dune dell’Ovest attorno a Fiambala. Partenza da Buenos Aires e arrivo, come da programma originale, al Monumento alla Bandiera di Rosario. Due passaggi da Villa Carlos Paz, bel “bivacco” già noto ai “dakariani” dove i percorsi di andata e ritorno si incrociano, tre tappe ad anello, a Jujui, Uyuni in Bolivia, Belén.

Niente dune all’inizio, dunque, ma una prima parte della corsa che sarà più tecnica e molto più veloce e guidata. A Salvador de Jujui i Concorrenti entreranno in una marathon dalla configurazione inedita, con parco chiuso per i mezzi in corsa e le assistenze indirizzate direttamente a Uyuni, in Bolivia. Dopo tre tappe in altitudine, la Dakar 2016 farà ritorno in Argentina, con destinazione Salta dove è prevista l’unica giornata di riposo del Rally. Da lì il percorso torna ad essere quello originariamente concepito prima dell’”abbandono” del Perù, con una seconda tappa marathon e, soprattutto, la sezione di dune che avrà per teatro il deserto di Fiambalà.

Non c’è dubbio che il piano “B” c’è sempre stato. E nella sensibilità di Marc Coma probabilmente c’è la carta del perfetto equilibrio tra fatica, difficoltà tecniche e “umanità”. La corsa più dura del mondo sarà un po’ meno affascinante sotto il profilo geografico e dell’ambientazione, ma certamente non meno tecnica e interessante dal punto di vista agonistico, e ancora un’impareggiabile avventura. Sicuramente dura, e di conseguenza incerta, soprattutto nella seconda parte del programma.

  • 2/1 Buenos Aires, Podio formale di Partenza
  • 3/1 Buenos Aires-Villa Carlos Paz
  • 4/1 Villa Carlos Paz-Termas Rio Hondo
  • 5/1 Termas Rio Hondo-Jujuy
  • 6/1 Jujuy-Jujuy
  • 7/1 Jujuy-Uyuni
  • 8/1 Uyuni-Uyuni
  • 9/1 Uyuni-Salta
  • 10/1 Salta, Giornata di Riposo
  • 11/1 Salta-Belén
  • 12/1 Belén-Belén
  • 13/1 Belén-La Rioja
  • 14/1 La Rioja-San Juan
  • 15/1 San Juan-Villa Carlos Paz
  • 16/1 Villa Carlos Paz-Rosario
  • 16/1 Rosario, Podio di Arrivo al Monumento a la Bandera

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