Dakar 2017, Martino Bianchi (HRC): “Non è mai facile, ma siamo pronti"

Dakar 2017, Martino Bianchi (HRC): “Non è mai facile, ma siamo pronti"
Il Team Principal del Monster Energy Honda Team, ufficiale HRC, ci descrive il grande lavoro di quest’anno e la perfetta atmosfera che si è venuta a creare nella squadra. Grande dedizione, per migliorare ogni aspetto dell’impegno
5 dicembre 2016

Capo Verde, 5 dicembre. Il cargo che trasporta gran parte dei mezzi della Dakar (tra questi la nostra vettura), è quasi all’altezza delle Isole di Capo Verde. Il Grande Francia ha nelle sue stive anche le Honda CRF450 Rally che parteciperanno alla 39ma edizione della Dakar Paraguay-Bolivia-Argentina con i piloti Joan Barreda, Paulo Gonçalves, Kevin Benavides, Michael Metge e Ricky Brabec. Parigi, con la presentazione del rally, e l’imbarco a Le Havre del giorno dopo, ha segnato lo spartiacque delle operazioni, gran parte delle quali concluse con l’invio di moto, auto e camion, mezzi in corsa e in assistenza o al seguito. Non è finita, naturalmente, perché è più difficile riempire una valigia, scegliendo accuratamente e senza dimenticare le cose essenziali, che stipare un camion, ma siamo a buon punto. Ce lo conferma Martino Bianchi, il “Boss” della sfida Honda alla Dakar.

 

Dunque Martino, vogliamo fare la “spunta”, e vedere cosa resta da fare e cosa è stato “sistemato” in vista dell’impegno degli impegni?

Martino Bianchi con Kevin Benavides
Martino Bianchi con Kevin Benavides
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«Di buono c’è tanto. Perché abbiamo cambiato davvero tante cose in questa squadra! Come saprai, è stato un lavoro importante, da maggio a oggi. A partire dal nuovo quartier generale nella nuova sede di Santa Perpetua, a Barcellona, alla parziale “rivoluzione” della squadra. Roberto (Boasso ndr) ha fatto e sta facendo un grandissimo lavoro. È un’esperienza nuova anche per lui, che stiamo portando avanti insieme ai giapponesi su tutti i fronti dell’impegno. Abbiamo fatto anche un’importante operazione di analisi, cercato e trovato quelle cose che non avevano funzionato, o non come ce lo aspettavamo, in questi quattro anni della nostra esperienza. Quelle cose che dipendevano da noi e quelle esterne, legate agli altri, o al caso. Abbiamo rimescolato le carte e preparato il mazzo per la prossima Dakar».

 

In che modo “rimescolate le carte”?

«Niente di trascendentale, ma molto accurato, che abbiamo creduto necessario per resettare la situazione. Abbiamo cercato di dare più confidenza ai piloti, sia dal punto di vista del “rapporto” con la moto, sia dal punto di vista del team. Con il miglioramento della moto impostato in larga parte sull’affidabilità, e con un diverso, più stretto rapporto tra i componenti del Team, abbiamo cercato, credo riuscendoci, di consolidare un forte legame basato sulla fiducia, reciproca e nel mezzo meccanico, che è quello che è stato un po’ penalizzato nelle edizioni precedenti della Dakar. Anche l’arrivo di Benavides, e il suo inserimento nell’organico, ha fatto bene alla squadra, nel senso che ha tolto un po’ di pressione dalle spalle di Barreda, o per lo meno un po’ di fiato sul collo. Sai bene, essere il Cavallo di Punta di una Squadra con la responsabilità di gran parte degli obiettivi non è una cosa facile da gestire. L’arrivo di Benavides, che è un Pilota forte, conosce bene il Sud America ed è una star in Argentina, ha questo effetto, soprattutto perché tra i due Piloti si è instaurato un clima di grande affiatamento. La squadra così composta e così “istruita” si dimostra molto ben amalgamata, omogenea. Direi che non lo è mai stata così tanto. Da due mesi viviamo quasi sempre tutti insieme, Piloti, meccanici, Manager e io, in un appartamento di Barcellona, e anche questo ha contribuito a rinsaldare i rapporti essenziali, e soprattutto su basi concrete in funzione degli obiettivi di ciascuno e della Squadra. L’esperienza è stata molto bella e il Progetto è diventato ancor più interessante. Ci crediamo tutti».

 

La Honda CRF 450 Rally è stata cambiata poco. Ma anche pochissimo è sempre molto, perché tra cambiamenti, miglioramenti e affinamenti le operazioni coinvolgono un gran numero di parti. Più esattamente, cosa avete fatto? O, se preferisci, in che percentuale è stata oggetto di miglioramenti rispetto alla Moto dello scorso anno?

«Di totalmente nuovo possiamo considerare e contare un venti per cento del totale Moto. Abbiamo lavorato sulle sospensioni e sul bilanciamento generale. Quindi sul link, sul forcellone e sulla progressività del sistema. Analogamente e di conseguenza, anche sulla forcella. Diciamo che la parte relativa alle sospensioni ha subìto un bel po’ di migliorie. Il motore, invece, è stato affinato in mille piccolissimi dettagli, ma niente di stravolgente anche perché nel frattempo abbiamo “massacrato” le Moto nei test, esterni e in gara, di affidabilità. Possiamo parlare, direi, di “fine tuning”, una messa punto molto accurata, anche per rendere la guida della CRF450 Rally più facile e più sicura, più “confidente”. È uno degli elementi chiave del “rapporto” Pilota-Moto, e ora la nostra Moto è più stabile, garantisce questo tipo di “fiducia” che le si chiede».

 

Quindi lavoro sull’affidabilità. Programma speciale, ma avete fatto girare moltissimo le moto, giusto?

«Sì, corretto. Abbiamo fatto poche gare ma abbiamo fatto girare moltissimo le Moto, e soprattutto i motori. Tanti, tantissimi chilometri con lo stesso motore, con l’intento di portarlo alla fine, ma non siamo riusciti a “finirli”. Il guasto del Marocco, infatti, è dovuto a un intervento extra sbagliato, fortuito».

 

In buona sostanza: sei contento?

«Sì, sì. Tantissimo. Abbiamo lavorato tantissimo, continuiamo a farlo e continueremo fino a Buenos Aires, intendo l’arrivo della Dakar. Tantissimi mal di testa, ma grande soddisfazione. Poi lo sappiamo, questa Gara è strana e particolare, assolutamente imprevedibile. Puoi vincerla o finirla alla prima tappa, ma siamo sereni. Abbiamo raggiunto dei traguardi importanti e degli obiettivi mai centrati prima. Siamo pronti!».

 

Grazie, e in bocca al lupo, dunque!

«Grazie a voi, e Crepi il lupo!».

 

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