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Yanbu, 31 Dicembre. L’euforia del via lascia alle spalle lo spessore della lunga fase di preparazione, di avvicinamento, dell’istruttoria alla Dakar. Le tende del palcoscenico sono di velluto pesante, e come uno spartiacque sulla scena dividono quel che è stato da quel che, da oggi, sarà. Che poi molto spesso è il risultato di quel che è stato. Insomma, molto prima del traguardo e del podio di Damman tra due settimane di battaglia, c’è già chi ha vinto o chi ha perso la sua guerra. Il primo giorno come un colpo di spugna o un conteggio al tappeto.
Adesso che sono partiti possiamo contarli precisamente. Il 31 Dicembre sera, dopo il Prologo, la Dakar 2023 è ufficialmente un Rally e l’appello è stato fatto. Ecco i numeri della partecipazione di quest’anno. 355 veicoli in gara, per un totale di 603 Concorrenti. Di questi 121 Moto (e di queste 27 partecipano al Trofeo Motul, le Malle Motul, Piloti senza assistenza) e a questi si aggiungono 18 Quad.
Le auto in gara sono 67 T1, 2 T2, 47 T3 e 45 T4 per un totale di 92 SSV, e 55 Camion. 130 sono i motociclisti rookies, alla prima esperienza, e 102 i “Legend”, concorrenti Moto, Auto e Camion che sono alla decima, o più, partecipazione. Francia, Spagna e Olanda le nazioni più rappresentate. A questi numeri si devono aggiungere i 187 concorrenti della Dakar Classic distribuiti su 88 veicoli. Il numero totale della popolazione Racing scende a 790, poco sotto la soglia degli 800 attesi in sede di iscrizione.
Gioiscono Ekstrom e Price, per esempio, che hanno messo il loro nome in cima alla lista degli attori protagonisti del primo, quasi innocuo giorno, e sono alla disperazione quelli per i quali l’innocuo è diventato fatale. Chi non è partito per un’urgenza di appendicite, come il Dabrowski figlio, Konrad, uno dei giovani più attesi e promettenti, e chi nella maledizione precoce non ha avuto neanche la misera compiacenza di una nota di cronaca, e che è sparito dallo shakedown infortunato e beffato dal fatto che non era ancora ufficialmente in corsa, non ancora verificato, non ancora nell’elenco dei partenti.
Uno di questi lo conosciamo e lo prendiamo a triste rappresentanza di una categoria di iper sfortunati. È Ignacio Sanchis, alla terza Dakar con una KTM, un altro è Julio Estanguet, gli altri due o tre non so, bisognerebbe confrontare le liste degli iscritti e quella dei verificati, e non è certo nemmeno questo confronto. E poi c’è quell’uno che è il solo abbandono del Prologo della Dakar, Eduardo Iglesias Sanchez. Tristissima sorte, e pensare che per lo spagnolo era la quarta Dakar in Moto, le prime tre tutte portate a termine, prima di tornare a fare il navigatore su un’Auto.
Insomma c’è chi ha già perso, sfortunatamente. In compenso c’è chi ha già vinto questa Dakar, chi ha già segnato la 45ma edizione con un primato o una certezza già alla partenza. Pensate a tutti quelli per i quali il solo fatto di essere riusciti a partire è già un successo senza precedenti, un primato personale.
I Rookie sono già dei Campioni, in questo senso. In linea di massima anche a quelli che, magari alla seconda partecipazione, sono riusciti a dimostrare quel che valevano e possono giocare quest’anno una carta più alta. Penso a Mason Klein, che da rookie è diventato semi ufficiale, e così a Brad figlio di Alfie Cox o a Tom figlio di Carlo De Gavardo.
Penso anche al nostro Paolo Lucci, che si è fatto un mazzo così e ora è sul trampolino di lancio di una carriera. Penso a Laia Sanz e a Maurizio Gerini Motociclista neo navigatore. Lo scorso anno non erano sicuri neanche di potercela fare e quest’anno, dimostrato il contrario, sono a bordo di un’auto competitiva, la 01 Concept di Astara, e in lizza per un successo di categoria che potrebbe essere importantissimo.
Detto questo e altro, una cosa è più importante di tutte le altre. Ragazzi: Buon Anno, e Buona Dakar!
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