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Yanbu Sea Camp, 1° gennaio. La difesa del Titolo di Sam Sunderland crolla attorno al 50° chilometro della prima Tappa, primo giorno “vero” della Dakar Arabia Saudita 2023, 45ma della serie. L’inglese perde il controllo della GasGas che porta il numero #1, un piccolo ostacolo, improvviso, sulla pista velocissima, e vola via. La caduta è tristemente spettacolare, Sunderland accusa subito un forte dolore dorsale. A soccorrerlo per primo è il compagno di Squadra Mattias Walkner, che corre con la KTM #52. L’austriaco sta accanto al collega finché non arrivano i medici dell’Organizzazione. Apparentemente nulla di grave, ma il Pilota è elitrasportato all’ospedale di Yanbu per accertamenti e controlli, per la tranquillità sua e di tutti. La corsa di Sunderland, vincitore nel 2017 e nel 2022, finisce lì, non lontano dal Mar Rosso, il primo giorno. Anche nel 2018 Sunderland non riuscì a difendere il suo titolo e la sua c orsa finì analogamente.
È il colpo di scena tipico della Dakar. Ormai impossibili o rarissime le imprese epiche e solitarie, quasi sempre il colpo di scena è un’esclusione improvvisa, per un errore, una distrazione, una tattica completamente sbagliata, un niente più rapido e fatale di qualsiasi reazione che appare all’improvviso. Quasi inutile, in questi casi, rimpiangere non non essere andati piano, pur relativvizzando quel “piano” al particolarissimo contesto. Specie quando si parla di professionisti, di Campioni, la concentrazione è sempre altissima e, in una Gara imperscrutabile come la Dakar, la bravura al di sopra di una grande percentuale dei rischi che si corrono. Ma mai al 100% di questi.
A vincere la prima Speciale è Ricky Brabec, Honda ufficiale, come sempre pacato e riflessivo, l’americano vincitore dell’edizione 2020 dimostra che la propria gara dipende dalla gestione del limite e… dagli errori degli avversari. Secondo al traguardo “lungo” del Sea Camp, al termine di una Speciale di 367 chilometri sul totale di oltre 600 KM di impegno del primo giorno, è Kevin Benavides, KTM ufficiale, vincitore della Dakar 2021, terzo Toby Price, Campione nel 2016 e 2019. 7 Piloti in due minuti e mezzo. Dopo il podio Barreda, Honda “alternativa”, Klein, KTM BAS Racing, il 22enne californiano che lo scorso anno è stato il miglior Rookie, 9° assoluto, che è stato al comando della tappa per circa la metà del suo svolgimento, Sanders, GasGas, e Quintanilla, Honda. Irrisori anche i ritardi di Van Beveren, Honda, e Howes, Husqvarna. Fidiamoci il giusto di queste classifiche, non mi stupirei se cambiassero ancora nel corso della giornata (il bello del Motocross e della corsa con i sacchi, che vedi subito tutto quel che succede).
Attenzione! Va subito detta una cosa, che ci accompagnerà per tutta la Dakar delle Moto. I risultati della prima ora saranno suscettibili di aggiustamenti a posteriori. Sarà il tracking GPS ad avere l’ultima parola poiché sarà lo strumento di giudizio finale per penalità, tempo perso per buone ragioni (quindi da recuperare) e gestione degli inediti bonus per gli apripista. Le dinamiche della prima tappa aiutano immediatamente a capire qualcosa. A Mattias Walkner il jury restituirà il tempo trascorso a soccorrere Sunderland (forse un quarto d’ora). Sanders, GasGas, l’australiano che lo scorso anno fu fermato inesorabilmente, mentre lottava per il primato, da un… marciapiede in trasferimento e inizialmente dato per vincitore della Tappa, Quintanilla, Honda ufficiale, e Barreda, Honda “alternativa” Monster, dapprima a podio, son tutti penalizzati e scendono dal podio e in classifica. Infine Ignacio Cornejo, Honda, che ha aperto la pista navigando in testa per tutta la Speciale, vedrà il suo tempo corretto dal bonus. Considerato che il piccolo cileno è classificato 10 con 6 minuti e mezzo di ritardo, sarà interessante iniziare a capire se aprire la pista per i bonus è un affare oppure no. Di sicuro la prima tappa ha confermato che Cornejo è un buon apripista, veloce, abile nella navigazione e sicuro quanto basta per gestire la posizione più difficile della Dakar.
Gli italiani seguono a debita distanza. Diciamo subito che è una bella cosa. Il migliore dei nostri è Paolo Lucci, KTM BAS Racing, 24° a 25 minuti, Tommaso Montanari, Husqvarna Solarys, aggiunge sette minuti al tempo di Lucci, Alex Salvini, il “cadetto dakariano” con la prima delle Fantic ufficiali, paga altri 12 minuti. Naturalmente non ci sono ragionamenti da fare sui tempi e sulle classifiche. È troppo presto. E comunque bene così, stiamo parlando di Piloti che devono imparare prima ancora che dimostrare. Il caso di Klein, pur bravissimo nei dieci, in questo senso non è il migliore esempio, vedi il suo omologo e compagno di squadra che, non meno veloce, è stato fermato da una caduta con lussazione di un gomito.
Avanti, è solo il 1° Gennaio. Ribadisco: Buon Anno a tutti!
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