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Al’Ula, 2 Gennaio. Colpo grosso alla Dakar! Vince e va in testa Mason Klein, KTM. Perù assaporiamoci il momento, con calma. La seconda Tappa chiarisce meglio: la Dakar non una passeggiata ed è subito nel vivo, nel “tosto”. Non era stata annunciata esattamente così, ma c’era da aspettarselo. Bastava dare un’occhiata alle mappe. Per guadagnare le infinite distese di sabbia dei deserti dell’Arabia Saudita, la carovana multicolore della Dakar Arabia Saudita 2023 deve prima da attraversare montagne, canyon, valli e piccoli altipiani. In buona, espressiva sintesi, un mare di sassi e di pietraie per passare dal tiepido Mar Rosso al torrido oceano di dune del Regno.
Il che vuol dire che la Dakar 45ma della serie è immediatamente impietosa. Lasciando stare i forfait davvero prematuri della pre partenza e del prologo, in questi casi si tratta di veri e propri scherzi di un destino alquanto cinico. La prima vera Tappa ha voluto chiarire da subito di che materia si tratta. Sempre parlando di destino, si può dire che sotto la stessa cappa sinistra e per niente spiritosa sono stati riuniti, e poi mandati KO, due Piloti che rappresentano l’intero range di aspettative e possibilità della Dakar: Sam Sunderland e Tiziano Internò. Il Campione in carica già due volte vincitore, e il “privatone” appassionato alla ricerca dell’esito dei… privati: finire la corsa. Non ha funzionato per entrambi, più o meno nello stesso modo, più o meno nello stesso luogo mandati al tappeto, più o meno con conseguenze simili. La differenza sta tutta nell’epilogo. Sam è stato evacuato con l’elicottero e trasportato in ospedale (sta bene) ed è finita lì, niente più da guadagnare da questa Dakar. Tiziano c’ha provato fino all’ultimo, sospinto da una passione potente. Dopo essere rimasto suonato per un bel po’ è ripartito con il placet dei medici. Fisicamente distrutto, il cuore a mille a trascinarsi la carcassa martoriata (lussazioni, fratture sospette) del Pilota finché ha potuto. Poi la resa inevitabile, e intelligente. Il cuore spinge ma, spesso, non sa guidare, Tiziano è tornato sui suoi passi. È ancora in gara finché gli restano i jolly regolamentari.
La seconda Tappa è più lunga della prima, 430 chilometri di speciale contro i 367 ma, si direbbe, più impestata. La media è bassissima, cerchi, ruote e mousse sono continuamente minacciati dalle pietre, la navigazione delicata, perché un solo piccolo errore ti porta in un'altra valle, in un altro mondo, in un altro inferno. Ricky Brabec, Honda, vincitore della prima Tappa, è stato molto bravo a guidare l’apertura della pista nella prima parte di gara, fino al rifornimento, poi è stato raggiunto. A metà corsa aveva perso una diecina di minuti, molti di più dei bonus che può aspettarsi per aver insistito ad aprire senz’altro correndo rischi molto più alti. Fino a oltre metà tappa, comunque, l’americano vincitore dell’edizione 2020 ce l’ha fatta, poi ha dovuto inchinarsi… ai giovani che avanzano.
Ma veniamo al sodo! Mason Klein, già miglior Rookie al debutto lo scorso anno, 9° assoluto. Al rifornimento ha riagganciato Brabec e, insieme a Kevin Benavides si è incaricato del lavoro sporco, pesante. Mason è un talento, su questo non ci piove, e l’aveva già detto Mr. Franco Acerbis, uno che se ne intende e che ha immediatamente offerto il suo supporto al 22enne californiano. Sono perfettamente d’accordo, Klein ha delle doti di guida e prontezza di riflessi non comuni. Tuttavia mi lascia inquieto, va troppo forte e non mi sembra ancora il caso, tanto più che le dimostrazioni sono valide solo al 15 gennaio. Comunque Mason è in buona compagnia. C’è un giovane sudafricano, Michael Docherty, Husqvarna #111, che ha già saltato un waypoint e quindi è indietro, ma nella seconda tappa è non lontano dai primi.
Corsa Bellissima. Molto equilibrata. Impossibile tracciare il profilo chiaro di un favorito vero. Forti tutti, i… forti. Strategie, compensi e ordine di partenza a parte, è Daniel Sanders, GasGas, che mena la danza per quasi tutta la Tappa (quando appunto non sono Klein o Docherty i più rapidi). In testa dalla seconda parte della Speciale, Sanders fa fatica a controllare la furia di Klein ma riesce a regolare Toby Price, KTM, e Joan Barreda. Ecco due favoriti, Price e Barreda. Sono tutti e due Piloti a rischio, con una differenza: l’australiano ha già vinto due volte, 2016 e 2019, lo spagnolo mai. Singolarmente, stanno disputando, quanto pare, la gara perfetta. Accorti, lungimiranti.
Tutto un dire soggetto alla fragilità dell’imprevisto, del colpo di scena. Va avanti così, senza scosse, fin quasi alla fine. Sanders è primo, Klein gli erode il vantaggio, Price in agguato. L’ultimo trappo tra i WP9 e l’arrivo rimescola le carte in tavola. Sanders sbaglia e Klein si invola e va a vincere. È la prima vittoria di Mason Klein, 22 anni, californiano. Corre con il Team satellite BAS Racing, ma per lui c’è già pronta una KTM ufficiale per il prossimo futuro. Al secondo posto sale il tedesco Sebastian Buhler, Hero, terzo è Skyler Howes, americano e due baffi da inglese, ufficiale Husqvarna, dapprima secondo poi penalizzato. Brabec, che partiva per primo e che aha apwrto per più di mezza Speciale, è 15°. No, al momento la bagarre degli apripista non paga, tuttalpiù limita i danni. La prima classifica generale che ha un senso. È ancora Mason Klein, davanti a Joan Barreda e Toby Price. Tutti in 2 minuti. Poi Benavides, Sanders e Brabec.
Due italiani nei 20? Bella storia. Ma non più possibile. Paolo Lucci, KTM, alla seconda esperienza, Tommaso Montanari, Husqvarna, debuttante. Paolo ci ha garantito che sta facendo le cose come si deve, con sufficiente calma per gestire una prima parte di Dakar che è ancora misteriosa, ci racconta di una Tappa davvero dura e, soprattutto, pericolosa: solo sassi, nient’altro che sassi da Enduro Per 4 ore e mezza. Ventesimo assoluto. Tommaso stava andando decisamente forte. Troppo! Lo aspettavamo all’arrivo e, invece, ha concluso sull’elicottero dei medici: frattura del femore, pare. Peccato, la Dakar insegna con metodi troppo forti! Il resto della Truppa è indietro, diversamente motivato. Nel gruppo tutti o quasi hanno un target diverso, personale. Unica eccezione è Alex Salvini, che sta facendo un corso iper accelerato di Dakar, un esame che ancora gli manca al curriculum universitario di un Campione del Mondo. Aspettiamo tutti all’arrivo per commentare (più tardi o stanotte).
Dopo 6 giorni di Sea Camp, adesso la Dakar si ferma al volo a Al’Ula. A Ha’Il, invece, tornerà a sostare più a lungo, due giorni. Confort per le Assistenze, niente affatto per i Concorrenti, a quanto pare.
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