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Castellon, 23 Dicembre. Una parte vitale dello Sport è il tifo, i suoi idoli, la passione quasi puramente emotiva che scatena questo o quel tratto umano o sportivo, tecnico o agonistico, delle Star. È una componente importante e su quella si modellano interi schieramenti di forze di supporto. È come dire che non è necessario essere dei super esperti per stare dalla parte del proprio gigante, a volte basta una sua caratteristica o una singola prestazione per essere al suo fianco. Oggi parliamo di e con Joan Barreda. Bort è il secondo cognome che il catalano eredita dalla madre, Bang Bang il nickname che si è guadagnato grazie alle sue caratteristiche di guida e di agonismo.
Joan, oggi 39 anni, da Torreblanca, Castellon, arriva alla Dakar nel 2012, con un’Aprilia, dopo aver imperversato nel pianeta delle Baja, sue le 5 strepitose vittorie alla mitica Baja Aragon. Ha vinto Faraoni, China, Andalucia, Merzouga, Qatar, Vegas to Reno, ma mai la Dakar. Eppure da subito è stato individuato come uno dei Piloti più veloci al Mondo, uno dei più spettacolari. Soprattutto, e questa può essere la chiave di lettura di una carriera non riconosciuta e premiata in termini di risultati, Barreda è un fuoriclasse eccezionalmente istintivo e generoso, possiamo dire passionale. Vederlo volare sulla sua moto, picchiate radenti sulle dune o sulle autostrade del deserto è puro spettacolo, e la velocità espressa dal Campione un miraggio per la maggior parte dei suoi avversari. Inutile che sottolinei che Joan Barreda è uno dei miei favoriti.
Eppure il bilancio della Dakar è frustrante: 12 partecipazioni, cinque ritiri e appena due quinti posti. Non è giusto! Comunque un verdetto medio impietoso. Al termine della Dakar 2022 il grande interrogativo. Barreda era ferito, nel fisico (frattura del bacino) e nel morale. Anche la relazione con la squadra, dal 2014 era stato messo al centro del rientro di Honda HRC alla Dakar, sembrava a un bivio, comunque a un momento di “riflessione”. E oggi sappiamo che quando si chiama alla riflessione, in amore, al lavoro, nella pianificazione, vuol dire che non ci siamo, che qualcosa non va. Poi entra in gioco anche una certa (non) eleganza.
A giugno il Team annuncia l’ingresso in Squadra di Adrien Van Beveren, vittima del forfait Yamaha di febbraio, agli inizi di Dicembre scopriamo Barreda tra gli iscritti alla Dakar, e pochi giorni dopo Honda Monster introduce la formazione per la Dakar 2023. In entrambi i casi non una sola parola su Joan Barreda da parte della struttura, neanche a richiesta specifica e reiterata. Anzi, la squadra si trincera dietro all’incredibile, per questo genere di argomenti “Non sappiamo nulla!”
Molto più dignitosamente, Joan Barreda non risponde alla provocazione della polemica o del pettegolezzo, non da notizie e lavora sul suo piano. Che alla resa dei conti rende ancora più incredibili le parole de Team Monster Honda. Chiamiamo Barreda, cerchiamo di avere delle risposte, almeno delle rassicurazioni. Il Pilota è gentile, ma fermo e defilato: per favore aspettate ancora un momento, stiamo lavorando. Infine eccolo: “Piero, possiamo parlare adesso”, e mi racconta…
Cuentame Joan, por favor…
Joan “Bang Bang” Barreda. “Che storia? Prendo il mio casco, i bagagli, salgo sull’aereo e vado… Piero, come ti avevo accennato ci sono, parto per la mia tredicesima Dakar, e ti posso dire che non è cambiato molto. Corro con una Honda ufficiale. Alla fine sarà come un piccolo Team all’interno di HRC. Avrò dei colori un po’ diversi. Alla fine della Dakar 22, e subito dopo prima dell’Abu Dhabi, HRC mi ha chiesto subito di continuare un anno ancora con loro, ma in quel momento, frattura dell’osso pelvico e della clavicola, la mia priorità era guarire, recuperare fisicamente bene. E in verità volevo anche stare un po’ tranquillo. Allora dopo è così che la Squadra ha fatto le sue scelte. I giapponesi, tuttavia, sono sempre stati molto bravi e anno continuato a seguirmi, a chiedermi come stavo, se e quando sarei rientrato, a parlarmi della nuova Moto. Insomma mi sono stati sempre vicini.”
Strana configurazione di Squadra…
JBBB. “Per loro immagino che non fosse troppo facile implementare la Squadra a quel punto, per logistica e costi, così abbiamo deciso che mi avrebbero dato una Moto un po’ più “libera”, e io avrei coperto una parte dei costi del progetto. Un po’ più libera vuol dire anche che potevo occuparmi di più dello sviluppo, che è una parte che mi piace. Siamo stati in California a lungo, abbiamo lavorato su alcune parti nuove, le abbiamo collaudate e io le porterò in gara alla Dakar. Anche questo apporto di fiducia reciproca mi è piaciuto molto. Non so ancora come sarà effettivamente durante la gara, è HRC che ha predisposto e a me va benissimo. Credo che possiamo sintetizzare con una tenda un poco diversa e una moto dai colori un po’ diversi, e con qualche novità, peraltro indistinguibile. Anche per gli sponsor non cambia molto, alla fine è una Moto un po’ più “dark”, più Monster.”
Fisicamente? Mentalmente?
JBBB. “Sto bene, ho recuperato bene. Dall’estate ho ripreso al cento per cento, e così nella preparazione. Settimane di lavoro nei deserti della California, del Marocco. Mi sono allenato molto, fisicamente, alla guida e per la navigazione. Molti chilometri, un bel ritmo, un bel lavoro. Sono soddisfatto e credo di essere pronto, che starò bene. Mi sento forte, e soprattutto a posto e senza i problemi. Alla fine è importante: avere la motivazione e non avere i problemi.”
Senti, allora puoi farmi un piacere? Sei sempre stato troppo generoso, hai sempre dato tutto. Puoi farci una Dakar “calma” la prima settimana e scatenare l’inferno nella seconda?
JBBB. “Uhmmm, non mi piace. Non mi piace la tua strategia (se la ride a crepapelle). Sì, sicuro che cercherò di portare a termine la prima settimana senza sbagliare, questo te lo concedo. Ma vedi che, alla fine il fatto è che, se parto dietro spingo, e se parto davanti… spingo! Allora succede che spingo tutto il giorno e non è facile. Il “consumo” fisico e mentale è molto alto, soprattutto quando apri la pista e ti incarichi della navigazione. Però è la mia indole, non sono una persona che si risparmia, guidare la Moto, forte, è la mia passione.”
Quindi come vedi la Dakar 2023?
JBBB. “Beh, intanto c’è da capire cosa vorranno dire quei due giorni di più di gara. non per niente, per il fisico. Alla fine si dovranno gestire le risorse fisiche per due giorni in più, e questo cambia, può cambiare molto. In generale credo che la prima parte della Dakar sarà più o meno come la conosciamo. Pietre, piste dure e veloci, qualche duna dal quarto giorno, mi pare. La seconda parte appare come una Dakar di solo sabbia e dune. Tappe più corte e difficili e, se si va per la Gara, ancora tape molto fisiche, stancanti. Ma ci siamo allenato proprio per questo, e la motivazione ci porta al 100% di efficienza!”
Fantastico Joan, in bocca al lupo! Feliz Navidad, e Auguri molti e molti grandi risultati!
© Immagini ASO Media, Joan Barreda