Dakar 2023. Tutto-Quello-Che… Ep. 3 - L'atmosfera del Bivacco [GALLERY]

Ultimi giorni prima di partire davvero. È un delirio. Piloti, tecnici, logistici non ne possono più. Ora che la partenza della Gara è così vicina l’impazienza deborda. Però tranquilli, tutto va al suo posto…
30 dicembre 2022

Yanbu, 30 Dicembre. Quando organizzavamo le gare di Enduro clandestine si faceva presto. Eravamo tutt’uno, una ventina di organizzatori/concorrenti, un solo mezzo d’appoggio, un furgone carico di fettucce e paletti stra-usati.

Si partiva prima dell’alba e il pomeriggio presto si era già tutti in pizzeria a commentare. Vi voglio svelare un segreto: la Dakar è un’altra cosa! Un pelo diversa. Intanto bisogna pensare alle dimensioni. Per 800-900 concorrenti bisogna immaginare il triplo, 2.500-3.000 persone, di popolazione totale. Un Paese! Un paese che ogni giorno cambia luogo, che si muove. Ogni sera svanisce nelle sabbie del Deserto e la mattina dopo risorge da un’altra parte. Assistenti, commissari, giudici e federali, medici e piloti di elicotteri e “Tango” (le jeep mediche), l’esercito della logistica, della “bouffe” (il catering), 7-8.000 pasti al giorno sotto un ettaro di tendoni. I servizi sportivi e quelli… vitali, insomma. Questi sono i numeri colossali dell’umanità mossa dalla Dakar.

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Immaginate, poi, la moltitudine dei mezzi. Non solo quelli da corsa. Ci sono i bilici, i camion, i furgoni della logistica, i mezzi delle comunicazioni, tracking e gestione della Corsa, camion e pullman della produzione TV, i 4x4 che scorrono quotidianamente le piste con apripista, addetti ai timbri e ai controlli, cronometristi. Gli aerei ponte radio, gli Elicotteri, le auto cisterna dei carburanti dei mezzi da corsa e degli elicotteri. I concorrenti poi, da capo. Camion e furgoni, più i mezzi d’appoggio, camper e motorhome per chi può, i mezzi di giornalisti, media, gli ospiti e i viaggi V.I.P., le navette da e per gli aeroporti, vicino ai quali di solito sorge il “paese” della Dakar. Addirittura motrici e mezzi pesanti, macchine movimento terra per allestire e tenere in perfetto ordine il terreno.

In realtà i bivacchi sono più di uno, e vengono montati alternativamente in modo da essere già sostanzialmente pronti, alla partenza della Tappa, per l’arrivo successivo. Un caso a parte è il Bivacco Marathon. A questo bivacco accedono solo i concorrenti e gli ufficiali strettamente necessari per il controllo sportivo, ridotte unità mediche, di catering e media (non tutti i giornalisti son ammessi a questi bivacchi (per paura che trasportino clandestinamente ricambi e generi di conforto ai concorrenti).

A questi bivacchi non accedono gli assistenti, senza deroga alcuna. Ci si può assistere e aiutare solo tra Concorrenti e solo con le attrezzature e i ricambi a bordo. Va da sé che, se me lo posso permettere, mi faccio seguire da un autotreno in gara carico di tutto e di più, ma è altrettanto vero che tempistiche e condizioni limitano di molto lo spettro delle astuzie praticabili.

Un altro caso a parte, inedito, è il Sea Camp di quest’anno. In questo caso si è voluto isolare completamente le fasi preliminari del Rally dal contesto urbano nel quale di solito venivano svolte. Non più, quindi, le grandi strutture (generalmente stadi, palazzetti, centri congressi) messe a disposizione dalle municipalità, bensì un super bivacco completamente isolato. Come abbiamo avuto modo di sottolineare, lo scorso anno ci furono un paio di attentati di troppo, e quell’idea di sicurezza in casa d’altri aveva vacillato.

L’Arabia Saudita ha reagito e, di comune accordo con l’Organizzatore, ASO, ha realizzato qualcosa che solo da queste parti, e con risorse illimitate a disposizione, può essere possibile. È stato scelto un punto GPS, per chi voglia paracadutarvisi è il punto 24°24'32.8"N 37°26'00.1"E, 100 chilometri a Nord di Yanbu, sulla spiaggia del Mar Rosso. Qui tutto è amplificato nelle dimensioni, si pensi che il Sea Camp occupa un’area di ben 270 ettari! Qui la carovana della Dakar vive per cinque giorni. Di fatto è anche un esempio del potenziale di un’organizzazione che non si pone limiti.

Il bivacco è off-limits. Di default NON-SI-ENTRA, a non essere accreditati, ossia aver acquistato il diritto di accesso. È completamente recintato, vigilato, sorvegliato speciale. Le (poche) vie d’accesso sono dei veri e propri posti di blocco, e i militari… ops, le guardie sono piuttosto ruvide, tanto per dare quell’idea di durezza che, tra amici, non guasta. L’ingresso al bivacco è sempre qualcosa di vagamente inquietante.

Se arrivi di notte ti sparano una torcia in faccia, e già quello è un atto spettacolare e spietato, fatto da gente esperta che conosce i suoi polli. Poi si sottopone il proprio pass alla lettura di una specie di gameboy. Al “verde” si passa al controllo, ugualmente digitale, del pass incollato sul parabrezza del mezzo. i Piloti hanno un braccialetto, ugualmente “sensibile”. Una volta abilitati, finalmente arriva, ma non sempre un tiepido “Buonasera”.

Una volta dentro non si creda di essere a casa propria. Anche per mangiare devi passare il tuo pass al lettore, e lo stesso dicasi, per esempio, per la sala stampa. Non si illudano, sceriffi e gestapo. I clandestini ci sono sempre, i più astuti soo sempre avanti e non li fotti. Non vi sto a dire come si fa, in fondo è il patrimonio di ingegni che meritano tutto il nostro rispetto.

I giorni del Sea Camp passano velocissimi, sembrano lunghi e è già il tramonto, bellissimo sul mare. Troppe cose da fare, troppe ansie, troppa impazienza. Le verifiche sono l’ultimo scoglio burocratico, dopo è gara ed è un’altra cosa. Per contro è bello ritrovarsi tra “Dakariani”, magari non ci si vedeva da un anno, è bello riunirsi per le prime pastasciutte, è bello esserci. Dove c’è moltitudine c’è bisogno di regole, e di un certo rigore nell’applicarle. Tuttavia, il rischio che si perda molto dell’umanità e dell’atmosfera che caratterizza le società felici, è piuttosto alto. E lì viene il delicato:  deve entrare in scena l'umanità dell'organizzatore!

© Immagini ASO Media, Red Bull Content Pool, DPPI

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