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Torino, 10 Giugno 2023. Edo Mossi ha lasciato il ruolo di Coordinatore Sportivo della Dakar ma ha assunto l’incarico di rappresentare il Rally-Raid più famoso del Mondo in Italia. Se gli scorsi anni i suggestivi incontri, iniziati a Enduro Republic, erano la libera iniziativa di un appassionato come noi, adesso la manifestazione organizzata all’IVECO Industrial Village di Torino assume i contorni dell’evento istituzionale, con un ruolo fondamentale di collegamento. Resta immutato il carattere di familiarità e di rendez-vous che Edo Mossi ha dato al suo evento sin dalla prima edizione.
I giganteschi locali dell’IVECO Village si prestano perfettamente alla bisogna. Tra i “mastodonti” del Marchio, quei Camion che hanno fatto la storia dell’avventura e dell’esplorazione, ambientare il proposito di Dakar è stato facile, così come è stato facile riunire i fedelissimi della maratona africana, poi sudamericana e infine arabo saudita, i debuttanti in avvicinamento e, anche, un buon numero di interessati curiosi.
Clima amichevole e concreto, dunque. David Castera, finalmente tra di noi, e Charles Kuypers a disposizione. Il Direttore della Dakar ha illustrato i tratti essenziali della Dakar Arabia Saudita 2024, la 46ma della “specie”, così come aveva già fatto al debutto del Dakar Tour in Francia. Date, caratteristiche e “spessori” indicativi del tracciato, un’andata e ritorno con fulcro a Yanbu, sul Mar Rosso, erano già stati “svelati”, quindi l’occasione torinese è stata utile per iniziare a fare chiarezza sulle due più importanti novità della Corsa 2024, la 48H Chrono e la Mission1000.
La novità 48 Ore Crono stabilisce, intanto, che il possibile baricentro della corsa si sposti nell’Empty Quarter. Due giorni erano stati nel 2023, ma non così difficili, due giorni restano nel 2024, ma intenzionalmente più complicati. È una Marathon “evoluta”, che si rifà concetto Cannonball di Fenouil (mi è stato fatto notare, ma resto dell’idea che l’originale è nelle maratone di Bertrand e del primo Sabine). La doppia speciale misura 600 chilometri tra le dune, senza pause dicono, e i concorrenti hanno 48 ore per portarla a termine. La regola vuole che alle 16 questi si debbano obbligatoriamente fermare per riposare fino alle ore 7 del mattino successivo. l’”evoluzione” sta nel fatto che ASO predispone 8 piccoli bivacchi intermedi per accogliere la carovana frammentata. Adesso resta l’interrogativo di base: difficile o no? L’anno scorso fu annunciato un inferno, e non fu così, quest’anno ci si sofferma sulla particolare organizzazione della Tappa e stop. Le deduzioni che si possono fare sono le seguenti. Uno. Probabilmente non sarà una (doppia) tappa facile, altrimenti sarebbe baccano inutile. Due. I Camion di assistenza in corsa, T5-2, possono fermarsi prima del secondo anello della tappa e attendere lì i loro pard ed evitare di andar dentro il secondo anello che potrebbe, quindi, essere davvero impegnativo. Tre. Indirettamente viene svelato che la giornata di riposo sarà quella all’uscita dall’Empty Quarter, e dunque si può pensare che, come vuole tradizione, la vigilia sia quantomeno un mezzo inferno. Resta inteso, a mio parere, che quelli bravi la doppia tappa se la bevono in un giorno solo, e quindi quelli bravi riposeranno di più.
Mission1000. Questa è un po’ l’idea della vetrina del sostenibile. Ogni giorno 100 chilometri della tappa del giorno a disposizione degli esperimenti di propulsione responsabile o alternativa. 100 chilometri per dare l’opportunità a una moto elettrica (ci sarà), un camion elettrico, un mezzo a idrogeno, di un discreto test di Dakar. Da parte della Dakar e di ASO, partendo dal presupposto che attualmente nessuna tecnologia è pronta per la Dakar, è un buon laboratorio per cercare di capire in che direzione andrà davvero il sostenibile di cui si sono fatti rigidi promotori. Intanto c’è anche la via biofuel per il 2025.
Che altro? Le iscrizioni, aperte contestualmente al Dakar Tour, chiudono il 20 ottobre. 1° gennaio ritiro dei mezzi a Yanbu, dal 2 al 4 le verifiche. Il 5 si parte per la 46ma edizione. Ancora. Non è stato ancora deciso il porto mediterraneo di imbarco, Marsiglia forse, meglio Barcellona, che ridurrebbe anche i tempi. Poi, dune per tutti, compresi i partecipanti alla Dakar Classic. Infine, rinfresco, un mucchio di bei ricordi e via.
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