Dakar 2025. Il segreto della vittoria. Un Campione, la Moto, il Mago [VIDEO]

Daniel Sanders, KTM 450 Rally, Jordi Viladoms. È il Sistema perfetto che ha vinto la 47ma Dakar delle Moto. Il Pilota, l’arma e l’inventore della formula vincente… Istruzioni per l’uso. Prima si legge e si ascolta, poi ci si immerge nel video rivelatore
30 gennaio 2025

Igualada, Spagna, 30 Gennaio 2025. La Moto è stata costruita in Austria, dal reparto corse KTM. Il Pilota, Daniel Sanders, Three Bridges, Victoria, Australia, 30 agosto 1994, è stato costruito in Australia, in quei deserti dell’Est non nuovi alla formazione di particolari campioni del fuoristrada “cattivo”, solitario, infinito. Hardware a punto, si passa al software, che poi tanto “soft” non è. Parliamo di quell’alchimia che riesce a riunire le qualità e le caratteristiche dei diversi, anche per natura, ingredienti, nella formula vincente. È un concentrato di esperienze, di intuizioni e di genio che si fondono in una sola persona. Nel caso specifico Jordi Viladoms, il Direttore Sportivo della Squadra che ha vinto, con Daniel Sanders e la 450 Rally made in Mattighofen, la Dakar 2025 Arabia Saudita delle Moto.

Antefatto. Lo avevamo intuito e spiegato qui. Poi abbiamo fatto quattro chiacchere al volo con Daniel. Eccovi l’audio e la trascrizione. L’intervista al vincitore. Potete leggere e ascoltare ripassando il vostro inglese. Ma vi informo, l’inizio della risposta alla seconda domanda cambia le carte di questo articolo. È la prova che la storia è un’altra, più complessa, ancora più bella. Sanders fa un nome, Jordi Viladoms…

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Intervista Daniel Sanders Audio

L’Intervista. Allora, Daniel. Nessuna previsione, nessun allarme rosso. Sei arrivato come una tempesta perfetta e hai distrutto. Era nei tuoi piani o no?

Daniel Sanders. “Diciamo che era nei miei sogni, disputare una gara come questa, arrivare così. Arrivare con la massima preparazione e senza infortuni. È allora che arriva la pressione perché sei uno dei favoriti. Ma fare la gara come ho fatto, averne il controllo, credo, è stato pianificato come speravo. Vincere il prologo è stato importante, vincere la prima tappa è stato importante. Poi la tappa 48 Ore Chrono è stata davvero importante, da fare bene. Ho lavorato molto bene e ho dovuto aprire la quarta tappa. Abbiamo affrontato la gara a tutto gas e con impegno al 100% fin dall'inizio. Credo anche di aver creduto in me stesso. Alcuni piloti cercano di non aprire perché rallentano. Io avevo la fiducia di poter aprire, di non perdere tempo e di non perdermi. Insomma, è un bel disastro quando piloti sono preoccupati per chi sta dietro e spingono in avanti, quando sono preoccupati di perdere tempo invece di concentrarsi su quello che fanno stando davanti. Per quanto mi riguarda, ho cercato di minimizzare gli errori quando ero davanti e anche da dietro quando stavo spingendo. Ho avuto un ottimo equilibrio nel ritmo.”

Aprire la strada, essere veloci e navigare non è così facile. Puoi parlarci delle tue strategie, delle tue nuove strategie? Quale programma hai usato per prepararti?

DS. “Ho usato il programma di Jordi Viladoms. Jordi mi ha insegnato tutto, cosa fare quando sono entrato in questo sport. Imparare da uno dei grandi è stato fondamentale per entrare nel Rally. Sapevo come guidare una moto da rally, veloce e su ogni terreno, ma non sapevo come leggere un roadbook. Per questo, e poi solo con la squadra, non c'era davvero nessuna strategia. Dipendeva più che altro da me. Siamo là fuori da soli nel deserto. Sta a noi non perdere la concentrazione e non forzare il roadbook. Prenderlo nota per nota. Conoscevamo le aree che erano difficili e che potevano essere davvero difficili per la navigazione rispetto all'anno precedente. Sapevamo quale giorno sarebbe stato duro e difficile. Quindi si trattava di cercare di evitare di guidare nei grandi giorni, nei massimi chilometraggi. In questi casi stare davanti può essere davvero caotico. Ma alla fine, c'è il roadbook perfetto in cui tutte le note sono corrette. Sta al pilota in testa prendere quelle decisioni corrette. Quando sei davanti, è quello che devi fare, e non commettere errori. Poi per il resto della gara seguire quella linea, più o meno. Per me, non c'era davvero una strategia su come leggere il roadbook. Dovevo solo fare la mia corsa e concentrarmi su quello che dovevo fare.”

Riguardo a Luciano ed Edgar, ti sono stati d'aiuto?

DS. “Sì, certo. Erano ciascuno nella propria gara. Edgar è arrivato come rookie alla Dakar e con poca esperienza. Ha corso la sua gara nel Rally 2. Luciano stava lottando per il podio fino al traguardo. Erano sempre lì a sostenere e aiutare, stavamo tutti correndo la nostra gara. Non c'era nessuna strategia su quale pilota dovesse fare cosa. Era tutto a tutto gas fino al traguardo, e tutti davano il meglio di noi.”

Riguardo agli avversari, per favore. Era uno contro cinque, ovviamente. Erano davvero forti. Come pensi di averli battuti? Forse hanno commesso qualche errore.

DS. “So cosa penso di aver fatto, ma non voglio condividerlo troppo. Ma ho avuto solo la sensazione che c'erano molti concorrenti là fuori che volevano vincere anche loro. Anche in quella squadra, cinque piloti che vogliono vincere e stavano lottando e combattendo tra loro fino al traguardo. È sempre difficile andare contro di loro, ma ero così sicuro di quello che ero in grado di fare, e per questo ho lavorato duramente con la squadra tutto l'anno, che prima della gara ho detto loro: posso farlo. Non abbiamo bisogno di avere cinque grandi piloti, sei piloti di supporto per fare questo balzo in avanti. Quando sono davanti, so che posso aprire e guidare e vincere una tappa. L'ho fatto in Marocco, ed è tutto ciò che ha aiutato la mia fiducia quando ero davanti. Non dovevo preoccuparmi di andare avanti e indietro nella strategia, nelle tappe per farlo. Per quato riguarda gli altri piloti, non sono sicuro di cosa pensino, penso che forse abbiano semplicemente spinto troppo forte. Quando erano indietro hanno commesso errori, e quando erano davanti, hanno solo pensato a stare davanti, soprattutto se io ero indietro. Forse erano preoccupati che recuperassi troppo tempo e non mi concentrassi troppo sul roadbook. Molti degli errori sono stati causati dalla guida di gruppo in testa, quindi troppi piloti dietro ai bonus di apertura. Penso che questo distolga l'attenzione dal roadbook. Ogni volta che c'era solo un pilota in testa, penso che abbia funzionato molto bene."

Mentre voi continuate a leggere e ascoltare, io prendo il bivio. “Ho usato il programma di Jordi Viladoms…”. Così dice Sanders. Mi fermo, alzo il telefono e chiamo Jordi Viladoms. “Sei smascherato amico mio! Ora devi confessare, raccontarci tutta la storia.” Ci mettiamo d’accordo, fissiamo un appuntamento, che non al bar dell’angolo a un’ora clandestina, ma Zoom nel sole di metà mattino. A Barcellona e dintorni e in Toscana. Sanders ha dato la “colpa” a Viladoms, noi gliel’avevamo già attribuita, adesso vi lascio alla testimonianza chiave, la sua.

Jordi Viladoms è catalano purosangue, ha 44 anni, ha corso 10 Dakar (e da 9 è sport Manager) iniziando nel 2006 come portatore d’acqua – “mochilero” – di Marc Coma e ha concluso la Dakar da Pilota nel 2014, l’anno perfetto degli spagnoli, vincitori tra le Moto (la quarta di Marc Coma) e con le Auto (Joan “Nani” Roma), con il suo miglior risultato, secondo alle spalle di Marc. Nel 2016 è diventato Direttore Sportivo del Red Bull KTM Rally Factory Team. Dal 2019 è anche il Direttore anche della sua Viladoms Rally Station, una università dove si formano gli aspiranti campioni della Dakar e dove ci si concentra molto sul più ostico dei suoi aspetti: la navigazione.

Posso dirvi che Jordi ci ha parlato del miglioramento della strategia della squadra, del Sanders che si è adattato rapidamente alle nuove regole, della motivazione del team cresciuta dopo un anno difficile con il miglioramento nella moto. Quando Sanders ha vinto il prologo e la prima tappa pianificare con attenzione il resto della gara è stato più facile. Honda forte, sì, ma la loro strategia non ha fatto una grande differenza. Sanders ha lavorato duramente, portandosi su un altro livello, e il successo del Pilota e del team si deve a una combinazione perfetta di prestazioni della moto, dell'eccellente preparazione fisica, di navigazione e mentale, e di una strategia ben pensata e applicata. Questo e altro, ma non voglio anticiparvi (“spoilerare”, tremendo) troppo. Vi lascio quindi tornare in testa all’articolo e godervi l’intervista, a mio parere molto, molto interessante!

Bonus Track Pit Beirer Audio

“Bonus track”. Pit Beirer

Pit Beirer, KTM Motorsport Director. “Prima di tutto, congratulazioni, è semplicemente incredibile che siamo qui a festeggiare e ci godiamo la vittoria alla Dakar e tutto quello che la squadra ha fatto per noi, quello che hanno fatto i ragazzi, e come hanno costruito la moto per i ragazzi per questa gara. Per me, è semplicemente un momento incredibile. Voglio dire grazie alla squadra per aver costruito tutto questo.

Daniel. Abbiamo lavorato insieme per alcuni anni. Sappiamo che sei il pilota più veloce là fuori. Poi hai avuto degli infortuni e poi non siamo riusciti a renderti davvero felice con la moto. Conosco quella storia, è stata dura per noi. Ma vi abbiamo ascoltato. Abbiamo reagito. E voi avete mostrato al mondo cosa potete fare se il pacchetto funziona... È stato davvero difficile per noi, novembre, dicembre. Ma c'era come una luce nel tunnel. Sì, pensavamo, molto presto potremo andare alla Dakar e tornare a correre. Questo era il nostro obiettivo. E poi come siete usciti dal prologo del primo giorno! Sapevate di avere un piano da mostrare subito nel prologo, per costruire una buona strategia per i giorni successivi. Sì, avete semplicemente dato il massimo ogni singolo giorno. E poi fino all'ultimo giorno. Dominare Dakar in questo modo è stato incredibile per noi.

Lo sapete, abbiamo avuto tempi duri, ma durante quei giorni eravamop concentrati sulla corsa, ogni giorno, ogni waypoint, è stata una spinta per l'intera Fabbrica... a nome della compagnia grazie, è stato un vero boost. L'azienda mostrerà la stessa forza che avete messo in mostra alla Dakar. Il processo di ristrutturazione, ne abbiamo parlato anche mezz'ora fa, è come una Dakar: ogni giorno una tappa, ogni sera è bello essere felici, ma ogni giorno successivo devi performare di nuovo!”

© Immagini. ASO Media, Red Bull Content Pool, DPPI, KTM, Nicki "Hispanico" Martinez