Dakar 2025. T2, 48H Chrono Part 1, Sanders e Al Rajhi in testa al break notturno

Dakar 2025. T2, 48H Chrono Part 1, Sanders e Al Rajhi in testa al break notturno
La tappa che non finisce mai, piccoli bivacchi-avamposti per una notte nel deserto. Formula evocativa, impegno aggiunto. I Motociclisti fanno gruppo, gli “autisti” scandiscono i ritmi della partenza. Qui l’imprevisto può essere il problema fatale. Ripensando a Laia Sanz e Gerry…
5 gennaio 2025

Bisha, Arabia Saudita, 5 Gennaio 2025. Siamo in piena 48H Chrono. 990 chilometri da coprire in due giorni È scaduto il tempo, moto e auto devono raggiungere le break zone in conformità con lo sviluppo della gara ed il proprio stato di avanzamento. Daniel Sanders, KTM, è in testa al parziale della Tappa delle Moto, l’Equipaggio Al Rajhi-Timo Gottschalk, Toyota, è primo in quella delle Auto. I più veloci avevano la possibilità di raggiungere l’avamposto più avanzato, quello del KM 662. Sarebbero rimasti loro da coprire meno di 300 chilometri per avere ragione del doppio rebus. Hanno raggiunto il penultimo, al KM 608, ottimo comunque. Non così bene per quelli ancora al minimo sindacale, il primo bivacco di passaggio del KM 486, per loro la giornata successiva sarà ancora lunga e durissima. Come sempre l’elastico, sulle tappe lunghe, dure o complicate, si tende all’inverosimile, e il serpentone dei concorrenti è lunghissimo

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Le cosiddette break zone sono 6. Ai chilometri 486, 526, 550, 599, 617 e, l’ultima, al km 662. Alle 17:00 stop, chi è passato da una break zone deve raggiungere la successiva e fermarsi per la notte. La loro gara è congelata (chissà che non sia veramente il caso) fino all’alba del mattino successivo. Aiuto e assistenza solo tra concorrenti, tenda, sacco a pelo, razioni di emergenza, acqua e il necessario per accendere il fuoco, che scalda anche l’anima. La formula è suggestiva e si ispira alle edizioni africane delle origini, con la differenza che allora non eri nemmeno obbligato a fermarti, lo facevi quando eri distrutto, se ti eri portato il sacco a pelo ed era grasso che cola se avevi abbastanza da mangiare. Tempus fugit (meglio: o tempora o mores!).

21 Piloti Moto hanno raggiunto l’avamposto E, 608° chilometro. È in riflesso della strategia di gara consentita dall’ordine di partenza. Usciti d Bisha in ordine inverso rispetto alla classifica di giornata, i primi si sono rapidamente compattati, così vicini da condividere anche molti “bonus apripista”, curando soprattutto di non disperdere energie in errori e sbagli. Sanders ha fatto il suo per proteggere il proprio vantaggio, lo Squadrone Honda ha incalzato, molto attivi soprattutto Schareina e Brabec, alzato il ritmo e “rosicchiato” tempo. Sul podio di mezzanotte al Bivacco “E” salgono Daniel Sanders, KTM, Ricky Brabec, Honda, e Ross Branch, Hero, separati da pochi minuti, l’ultimo dei 21 è Aaron Mare, dei big è fermo al bivacco precedente Kevin Benavides. Gli italiani sono indietro, ma alcuni non troppo. Andy Winkler, Tommaso Montanari e Tiziano Internò cenano al Bivacco C, dove non è arrivato Paolo Lucci, a lungo nei 20 durante la Speciale (evidentemente un problema), che si è fermato a B insieme a Lucchese. Iader Giraldi è l’ultimo dei nostri ed è atteso al Bivacco A (le cucine stanno per chiudere). Ovunque siano, pochi o tanti, tutti insieme appassionatamente al mini-bivacco.

27, invece, le Auto alla stessa break zone E. Al Rajhi e Timo Gottschalk, Toyota, battono al virtuale di due terzi di 48H Chrono Nasser Al Attiyah e Edouard “Dud” Boulanger, Dacia, e Mattias Ekstrom e Emil Bergkvist, Ford. Toyota, Dacia, Ford, è forse uno dei successi più evidenti della Dakar, quello di riuscire a coinvolgere la Fabbriche di auto. Ultimo dei 27 invitati al party del Bivacco E è Cristina Gutierrez, Dacia, mentre Eugenio Amos e Paolo Ceci hanno accettato il menù del Bivacco C, mentre Francesca Gasperi e Agostino Rizzardi si trattengono al barbecue del Bivacco B (la lettera “B” stava ad indicare questo?). Si direbbe che i due rookie abbiano disputato una prima parte di 48H Chrono davvero eccellente. Giornata difficile per Sébastien Loeb e Frederic Lurquin, Dacia, alle prese per tre volte con un problema, e quindi per tre volte costretti a soste per fortuna brevi, e brivido per Carlos Sainz e Lucas Cruz, che hanno messo la loro Ford M-Sport Raptor sul tetto al 300° chilometro. Per fortuna l’Equipaggio ha potuto riparare (anche con l’aiuto del nuovo compagno di Squadra Mitch Guthrie), e sono al bivacco dei VIP.

Moto e Auto hanno percorsi diversi, ciascuno il suo, il sogno di sempre, e questo mette tutti sullo stesso piano tutti. Ma non proprio. Succede per la navigazione, i primi di tutte le categorie hanno pista vergine da aprire al mattino, ma non per la strategia di gara, che varia e che affonda le radici addirittura nel prologo. Le prime 20 moto, infatti, sono partite in ordine inverso del risultato della prima tappa, le Auto, invece, hanno dovuto seguirne l’ordine di arrivo. Ecco perché i Motociclisti ci hanno dato dentro nella prima, ed ecco perché Autisti e Navigatori si sono traccheggiati, perdendo anche vistosamente del tempo pur di non dover essere tra i primi a partire. È una doppia anomalia. Perché non pone le due gare veramente sullo stesso livello e perché non si capisce… perché succeda. I motociclisti sono contenti, perché in questo modo vincere non diventa una punizione, gli Automobilisti no, perché si sentono depredati di un diritto e non ci stanno. Più avanti la situazione si normalizzerà, alla Dakar si finisce sempre per accettare i capricci di regolamenti e organizzatori, ma a caldo molti si son fatti sentire, e non sono state parole lusinghiere.

Quel che si capisce meno ancora, a non conoscere le ragioni della politica… sportiva, è perché FIM e FIA non possano mettersi d’accordo. C’è stato un lunghissimo tempo in cui le federazioni alla Dakar contavano come il due di picche. A fare e disfare erano gli organizzatori, ad insindacabile (e a volte insondabile) giudizio. I federali erano pochi funzionari simbolo, erano ospiti di riguardo ma senza diritto di parola, tanto meno d’intervento. Oggi, soprattutto da quando l’organizzatore della Dakar è anche il Promoter del Campionato del Mondo Rally-Raid, le cose sono molto cambiate e i federali imperversano. Si nota che tra Motociclisti si può sempre ragionare, ma gli uomini della FIA hanno finito per infestare l’ambiente. Ispettori, commissari, giudici, sono come i vigilini delle città, onnipresenti, mai a dare una mano ma a far multe. Chissà dove finirebbero nel tabellone di Rocco Schiavone, sicuramente in alto. Il caso dell’esclusione dalla Gara di Laia Sanz e Maurizio Gerini, se è vero che l’oggetto del contendere è uno spostamento di 2 millimetri di una barra del rollbar – 2mm ! - è emblematico. Ovvero drammatico.

Domani la tappa sarà corta e facile, e lunga e impossibile. Chi è avanti non avrà difficoltà a chiudere la 48H Chrono alla svelta, chi è indietro, magari molto, dovrà soffrire davvero.

© Immagini. ASO Media, Red Bull Content Pool, DPPI, RallyZone, Ford, ItalTrans Media, Ford Performance, Dacia Media, Prodrive, Honda Monster, Fantic, KTM, Hero

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