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Enduro Republic, 23 Maggio. Se volete farvi un’idea di come sarebbe un mondo migliore, avete due possibilità. Rivedervi Massimo Troisi e Roberto Benigni nel capolavoro che li ha uniti per l’eternità, oppure non temere la magica polvere del tempo e visitare Enduro Republic. La mappa della piccola Nazione è un mondo senza confini, le sue strade, i suoi fuoristrada. La Capitale è tra le viuzze in terra di Grazzano Visconti, e la prefettura nelle antiche falegnamerie. È un viaggio a ritroso nell’idillio della fantasia, eppure reale, avvolgente, un frammento di vita esagerata d'altri tempi, come la pellicola, il bello portato ai nostri giorni, le brutture lasciate là a far purgatorio e rinsavire. La Repubblica dell’Enduro è un rarissimo esempio di urbanizzazione fortificata di pianura. È stata fondata ed è retta da un signore che oggi viene chiamato Presidente, il non carolingio e naturalmente naturalizzato Lorenzo Napodano. Tra muri di mattoni rossi e intonaci affrescati, la vita di residenti, ospiti e vicini, siano essi geografici, etnici o culturali, è regolata da norme ideali di pacifica partecipazione motociclistica. Lo Stato non conia moneta propria, vorrebbe emettere una serie filatelica dedicata alle Enduro Classiche, rilascia un suo passaporto ma non impone alcun visto al viaggiatore. All'ingresso del Paese non c'è dogana, richiesta di generalità o credenziali. Non è chiesto il motivo del transito o della sosta. Privacy perfetta, che qui vuol dire rispetto e altrove e in questo tempo solo un meschino espediente per farsi i cavoli tuoi e filtrarti un fiorino. Qui, condividere una delle cento attività motocicliste dello Stato, viaggi, scuole, assistenza, vita di club, è referenza. Viaggiare in Moto o a ritroso nel tempo vuol dire anche vivere uno “strano”, perfetto equilibrio di relazione tra Cittadino, Motocicletta e Ambiente, rifuggendo dalle stultitia intolerans che avvelenano i nostri giorni in città, sulle strade, fin sulle montagne. Per sapere cosa si son persi i cittadini di oggi, e ritrovarlo, Enduro Repubblic è una tappa di purificazione. Sarebbe bello ripartire da lì per una società meno incazzata.
Un giorno ai batacchi del castello si attacca uno strano tipo di viandante. Viene dal non lontano feudo di Nord-Ovest e ha scelto questo posto per predicare la visione di un Evento antico e imminente, che chiama Dakar e che cambierà gli uomini, e alcune donne, elevandoli al rango di un'umanità segnata dall'Esperienza. Il Monaco Edoardo Salvatore di Tortona ha attitudini lasse e provocatorie, sembra sempre in trance e parla una lingua primordiale, babelica. Dice "figata" o "cagata" a seconda che voglia intendere bello o brutto, ma sa quello che dice e i predestinati ne ascoltano le istruzioni di viaggio con religiosa attenzione, consapevoli dell'importanza del suo ruolo di guida.
Siamo andati anche noi ad ascoltare il Monaco a Enduro Republic durante l’annunciazione bis, o italiana, della Dakar Arabia Saudita 2022.
Ne ha fatta di strada, il Monaco. Edo Mossi, nella vita Pilota Dakariano (un colpo, un centro, edizione del 2005) esploratore, tracciatore, organizzatore, è oggi il coordinatore tecnico sportivo della Dakar. Questo significa che ha le mani in pasta, che può caratterizzare la Corsa inviandola organizzativamente sulla strada giusta, e che può interpretare i desideri e le esigenze di chi corre o desidera farlo. Dall’alchimia di questo tipo di esperienza, del resto, nasce la nouvelle vague della Dakar. Fallo senza passione, con un 110 e lode in marketing e logistica e con uno spiccato senso degli affari, e non avrai mai la possibilità di capirci un cazzo (sto imparando a parlare come lui), della Dakar. Mettici il cuore che scoppiava quel giorno in cima alla duna, la sabbia che ti lima i denti e lo stivale allagato di benzina eppure vai avanti, e saprai cosa serve, come si fa, cosa chiedere e offrire. Forse anche per questo Mossi, quello che ha inventato il Merzouga, ha organizzato il ritorno al futuro di Enduro Repubblic. E del nuovo corso incentrato su David Castera (credo si tratti di un grande progetto di Yann Le Moenner, CEO di ASO), Edo ha portato anche un altro bel tipo che sembrerebbe aver poco del francese “tradizionale”, quel Charles “Custom” Kuipers che sta così bene tra i desideri e la passione del Concorrente e le necessità dell’Organizzatore, che non sempre coincidono. E infatti, con la nuova era - diciamo post-Lavigne per un’intesa… cronologica - molte cose sono cambiate, non solo il fatto di correre in Arabia Saudita il terzo capitolo dell’Avventura. Ah, un’ultima cosa… vi serva o no, Edo Mossi, via la sua organizzazione UNSTANDARD (e ti pareva!), è il referente “naturale” della Dakar in Italia.
Dunque, molte cose le sapevamo già, e non possono differire dalle informazioni avute durante la presentazione mondiale della terza Dakar in Arabia Saudita. Grazie all'evento crossover di Edo Mossi, si è parlato e sognato. Di Dakar e prospettive, di scuola di Road Book e GPS, di navigazione e organizzazione della propria avventura: come si fa, a chi e come chiedere, cosa proporre. Come prepararsi, quanto ci vuole, in tutti i sensi, quanto e quale impegno. È nato l’happening – presentazione di un modo di Dakar tutto italiano. Ha funzionato, servirà, ora vanno a fuoco anche molti dettagli importanti, di cui si è parlato, e ci si accorge dell’eccitazione per un momentum che diventa improvvisamente imminente, urgente di operatività e aspettativa.
Due precisazioni, prima di tutto, e una piccola serie di impressioni fissate con il viaggio nella Repubblica. Senza un ordine preciso, non sia mai che qualcuno si offenda (soprattutto colui di cui inevitabilmente mi sarò dimenticato (fate un fischio, semmai)). Intanto una prima bordata di sensazioni, poi torniamo millimetricamente, possibilmente su tutto. Abbiamo tempo.
Uno. Avevamo erroneamente detto che restava in vigore il limite di 6 pneumatici posteriori per le Moto. Sbagliato. Si torna alla completa “liberalizzazione”. Immaginiamo problemi di gestione. Limite di velocità gpscontrolled confermato per le Auto: 180 km/h.
Due. La giornata di riposo… diventa mezza giornata. C’è da considerare il trasferimento dei mezzi dal fine tappa a Riyadh. Uomini in aereo, mezzi in camion. Non si può viaggiare nel tempo, mettete in conto un Milano-Napoli per quel giorno.
Tre. Dakar Classic unisce (e riunisce). C’è analogia tra l’evento Dakar-Enduro Republic e Dakar Classic. Anche questo è un viaggio nel tempo possibile. Il successo è stato clamoroso. L’anno scorso 25 iscritti (tetto imposto) hanno riportato nel deserto auto leggendarie ante 2000. Quest’anno, a poche ore dall’apertura delle adesioni, erano già tre volte tanto. Restano due dozzine di ammissioni. Sbrigarsi. Scendono in campo gli italiani, gli “storici” patrimonio della Leggenda, tornano i grandi Preparatori e i Team nazionali, si crea continuità e trasferimento di esperienza con le nuove generazioni di “Dakariani”. Il fine settimana di Enduro Republic è stato un’antologia da brivido. Renato Richler, Maurizio Traglio, Franco Germanetti, Graziano Pelanconi, l’enorme Giacomo Vismara e il “Topo” Minelli, il piccolo “asserpentato” Giulio Verzeletti. Solo alcuni, e senza dimenticare Franco Picco, icona intergenerazionale, naturalmente. Dovremmo deciderci a pubblicare l’Enciclopedia dell’Italica Dakar.
Il Ritorno. Tornano in assetto di “guerra”, non più in… battaglia ma alleati nell’intento di conservare e restituire ai giovani la loro incredibile esperienza. Renato Richler è il mago delle Dakar finite e riferimento Mitsubishi. Non chiedetegli un mezzo e un’assistenza per vincere, ma se volete essere sicuri di potercela fare è il vostro Guru. Maurizio Traglio ha rimesso in moto camion e struttura delle mitica TecnoSport. Camion, speciali Terrano 1 (Jap) e 2 (Spain) preparate con le tecnologie di oggi nel rispetto delle creature che hanno imperversato per un quarto di secolo. Anche in questo caso, l’alternativa possibile alle inarrivabili ufficiali Factory, e non è detto che, se riesce a far pace con Dominella che, l’ha scoperto da poco, gli ha mangiato di nascosto tutti i salamini portati alle Dakar, non torni in pista anche la coppia storica Mau-Mau.
Il Ritorno. Tornano in assetto di “guerra”, non più in… battaglia ma alleati nell’intento di conservare e restituire ai giovani la loro incredibile esperienza. Renato Richler è il mago delle Dakar finite e riferimento Mitsubishi. Non chiedetegli un mezzo e un’assistenza per vincere, ma se volete essere sicuri di potercela fare è il vostro Guru. Maurizio Traglio ha rimesso in moto camion e struttura delle mitica TecnoSport. Camion, speciali Terrano 1 (Jap) e 2 (Spain) preparate con le tecnologie di oggi nel rispetto delle creature che hanno imperversato per un quarto di secolo. Anche in questo caso, l’alternativa possibile alle inarrivabili ufficiali Factory, e non è detto che, se riesce a far pace con Dominella che, l’ha scoperto da poco, gli ha mangiato di nascosto tutti i salamini portati alle Dakar, non torni in pista anche la coppia storica Mau-Mau.
Gemelli. Aldo e Dario fanno parte della storia. Non solo perché Aldo e Dario De Lorenzo sono indistinguibili, ma perché hanno una loro filosofia. La Dakar è per entrambi (all’unisono) una passione forte e leggera allo stesso tempo. Puoi vincerla o uscirne sconfitto, l’importante è non farsi mai abbattere. In questo modo avrai vinto. Aldo e Dario hanno vinto più volte, anche con mezzi non del tutto probabili. Dopo qualche anno di assenza, tornano e questa volta con il mezzo del futuro, un SSV, come al solito personalizzandone la compartecipazione. No team, no affitti, no leasing. I De Lorenzo hanno comprato un Polaris, lo preparano secondo il loro concept. Lo irrobustiscono, lo collaudano. Turbo? Potenza? No un bell’aspirato, di serie, tetragono. Il resto è una questione di cuore.
Peugeot 504. Ricordate la storia di Roberto Camporese e Umberto Fiori? Dakar Classic con una Peugeot 504 Pick Up. Una Dangel original, direte voi. No un normale, anziano e recuperato 504 standard, di quelli che si vedono ancora solo in Nord Africa e Sud America. Non so bene cosa faranno quest’anno. Però vorrei dire soltanto che Umberto e Roberto rappresentano il mio sogno di Dakar (quello in auto, s’intende).
Tramelli. Sandro Tramelli è coach e responsabile della Scuola di Enduro (Republic). È stato uno dei più forti Piloti nazionali dell’Enduro e dei Rally. Uno “certificato”. Ora che inizia ad avere una certa età, nella dispensa di esperienza che rappresenta per gli adepti della Republic, Tramelli porta un segreto che non riesce a trattenere, guarda caso, proprio si parla di Dakar. Non questa edizione, ma in quella del 2023 c’è un allineamento di età, compleanno e di conto in sospeso…
Camelia. Di Camelia Liparoti parleremo diffusamente più avanti. Intanto grazie per essere venuta da noi. Poi le conferme semplici: sarà al via della Dakar con un SSV. Più precisamente l’evoluzione del Prototipo Yamaha YXZ1000R portato in gara insieme al “Boss”, Eric de Seynes, all’Andalucia Rally. Ma la notizia non è solo questa. Infatti Yamaha…
Nicola Dutto. Altra bella, forte notizia. Torna alla Dakar. Lo fa con la sua “Band”, diretta da Elena, con una KTM, con il seguito di passione e di puntiglio che contraddistingue da sempre le sue azioni. Tra poco la presentazione ufficiale, quindi non vogliamo anticipare nulla. A noi deve interessare, per il momento, solo il fatto che dopo le Avventure delle Baja, il successo dell’Africa Eco Race, Nicola torna con il fermo propositi di portare a termine una missione iniziata nell’ormai lontano, ma mai dimenticato, 2019. Portare a termine la missione non vuol dire partire con il dente avvelenato. Passo dopo passo Nicola ha fatto della sua filosofia di determinazione una linea guida che è esempio e istruzione. Lo vedrei bene, quando avrà compiuto le sue missioni, a capo di una missione di gruppo, manager di una squadra, un gruppo cui trasmettere la solidità del suo carattere.
Francesca. Al tempo dell’Andalucia Rally ci siamo dimenticati di Francesca Gasperi, la “nostra” inviata specialissima alla Dakar 2021. Forse davamo per scontato che la partecipazione al Rally spagnolo fosse un dossier aperto e già archiviato. Il motivo della partecipazione della Pilota-e-fidanzata-di-Maurizio-Gerini, era l’ottenimento del “visto” di ingresso alla Dakar. Norme e regole di ASO. Comunque è fatta, lo abbiamo già registrato sulle nostre pagine. Nulla da temere, non c’è cambio della guardia né sacrifici di ruolo. Francesca e Maurizio saranno al via, stesso Zago-Team, stessa passione debordante, stessi obiettivi: finire, possibilmente bene.
Concludiamo questa prima rassegna di avvenimenti legati alla Dakar annunciata e descritta meglio nei due giorni di Enduro Republic con una specie di “scoop”. Ebbene sì, è il segreto di pulcinella ma, in effetti, non c’era alcuna conferma ufficiale. Ce ne prendiamo l’onore: Aldo Winkler e Andy Winkler parteciperanno alla Dakar Arabia Saudita 2022. Aldo è il padre, leggendario pioniere delle Dakar dell’alba della Storia. Andy è il figlio che, archiviata l’esperienza americana di Pilota di Cross, ha finalmente lasciato venire a galla il codice di DNA ereditato dal padre eroe Dakariano. Hanno sperimentato insieme l’Andalucia (che come per Francesca, vale come passaporto), perfezioneranno lo spirito di avventura e di raddoppio della forza all’imminente Silk Way Rally, che parte a Luglio, e quindi saranno a Jeddah alla fine dell’anno.
Questo ed altro è successo di venire a sapere. Altro ancora più avanti. Sì, ci sarà Franco Picco, intanto. Questa di Enduro Republic è diventata una specie di Piazza Italia della Dakar. Ops, abbiamo rubato la definizione al progetto che sta maturando a cura di un debuttante con una grande carica di iniziativa. Italians do It Better, diceva quella. Alla prossima…
Fermiamoci qui, per il momento. Non è che puoi far stare due giorni intensi in due pagine leggere... però niente paura, noi non ci fermiamo mai. E noi sappiamo una cosa, ma una cosa…
© Immagini – PB