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Al Henakiya, Arabia Saudita, 6 Gennaio 2024. 127 chilometri di trasferimenti e 415 di prova Speciale alla volta di Al Henakiya. È il programma di Befana della Dakar, che lancia la sua prima Tappa dopo il Prologo-show del 5. Al chilometro 82 cade Joaquim Rodrigues, al 240 è la volta di Tosha Schareina, il vincitore del Prologo e primo leader dall’edizione 2024.
Non è finita, al chilometro 232 tocca a Michael Docherty, il sudafricano in quel momento sorprendentemente in testa alla Speciale, fermato anch’egli da una caduta con conseguente forte contusione al bacino. La speciale delle Auto è appena partita e, 200 metri dentro, un incidente coinvolge uno spettatore. Psre niente di grave, ma non si sa molto. Sia Rodrigues che Schareina sono soccorsi dai Piloti sopraggiunti e poi evacuati in elicottero verso l’ospedale di Al Ula, Docherty è trasferito a Medina. Il portoghese avrebbe riportato la frattura di un omero, lo spagnolo accusa un problema al polso, del sudafricano si attende la diagnosi. Per tutti e tre, purtroppo, la corsa è finita non appena iniziata, i primi chilometri della Dakar 2024.
Vincono Ross Branch, Hero Ufficiale, e Guillaume De Mevius (insieme a Xavier Panseri) Toyota Hilux Overdrive. Sia la gara delle Moto che quella delle Auto, tuttavia, riescono a sorprendere. Quella delle due ruote è caratterizzata dai ritiri e dalle diverse strategie, molte delle quali andate all’aria a causa della navigazione e delle difficoltà di terreno nella seconda parte della Speciale. Quella delle Auto, evidentemente, perché porta sul primo gradino del podio un inatteso giovane costringendo i big a soffrire (tranquilli, difficilmente i danni del primo giorno, ameno che non siano dipendenti da limiti madornali delle Macchine, sconvolgono che li subisce).
Nella Gara della moto la prima tappa è dominata sul terreno da Mason Klein. Il giovanissimo americano, protagonista di una stagione discussa e turbolenta che lo ha portato all’allontanamento dal programma cui sembrava destinato. In odore di ufficialità KTM, l’americanino ha preferito una via personale, ha scelto Kove e messo su il proprio Team (KORR, che sta per Klein Off-Road Racing) con il supporto della famiglia. La Rally cinese è stata sdoganata all’ultimo minuto, Mason ci è saltato su per lo shakedown e il Prologo, e quindi si è allineato alla partenza della prima Speciale scegliendo la prima posizione.
Si deve sapere che, quest’anno, la formula dei Bonus Apripista è stata modificata. Ne beneficiano, 1 secondo a chilometro, solo il primo che passa tra 2 waypoint consecutivi e gli eventuali inseguitori a meno di 15 secondi di ritardo. Nel programma della Dakar 2024 la quasi totalità di ogni Speciale è buona per acquisire tempo. È un chiaro invito a scappar via e a non farsi raggiungere, pena l’annullamento del vantaggio. Ed è quello che ha scelto di fare Klein, evidentemente (e a ragione con il senno di poi) molto sicuro di sé. Il terreno parla chiaro, Mason Klein ha aperto la Speciale dal primo all’ultimo chilometro e nessuno è entrato nella sua “ombra”. Morale, meno 6 minuti e 21 secondi e terzo assoluto. Niente male davvero, per il Pilota e per la Moto.
A vincere la gara delle Moto è Ross Branch, il Pilota del Botswana in forza al Team Hero Motorsport. In un primo tempo il miglior tempo era stato attribuito a Ricky Brabec, ma poi a Branch è stato restituito il tempo passato a soccorrere Schareina. Brabec, Honda Monster, scala al secondo posto, Klein è terzo. Il Campione in carica, Kevin Benavides, è ottavo. Considerati ritiri di Schareina e Docherty quando erano in testa alla corsa, e le performance di Klein, terzo, Brad Cox, KTM, quarto, e Romain Dumontier (Campione del mondo Rally2), sesto, con quattro ex Rally 2 sarebbe stata una giornata all’insegna dei giovani e del ricambio generazionale cui stiamo inevitabilmente per accedere. Paolo Lucci, altro “ex” e vice Campione del Mondo Rally 2, è il primo degli italiani. Contento tuttavia solo a metà. Bella la prima parte della Speciale, sabbiosa e veloce, insopportabile la seconda, un inferno di herbe a chameaux e nere pietre laviche. 25° a quaranta minuti. Tommnaso Montanari, con la prima Fantic, è 28° C’è da dire che le difficoltà della Tappa hanno creato grossi ritardi, ne è evidenza il fatto che tra Branch e Brabec, primo e secondo, corrano già dieci minuti.
Il problema di Toyota sembrava essere la “sostituzione” di Nasser Al Attiyah, Campione del Mondo e della Dakar in carica. Passato improvvisamente a Prodrive per approdare, già quest’anno dopo la Dakar, a Dacia. A giudicare dall’esito della prima Tappa si direbbe che il problema non è poi così grave. Un giovane sorprendente e figlio d’arte, Guillaume De Mevius, è primo, un “anziano” già Campione, Giniel Devilliers, è terzo e un brasiliano-rivelazione, Lucas Moraes, è sesto. Se si considera la bella prestazione di Seth Quintero al Prologo, la prima cosa che possiamo dire è che Toyota, in entrambe le declinazioni Gazoo Racing o Overdrive, c’è. C’è anche Audi, a giudicare dal secondo posto dell’invulnerabile Carlos Sainz e dal decimo di Mattias Ekstrom, vincitore del prologo, molto veloce nella prima parte della Speciale e penalizzato, poi, dall’”inferno” di sassi. Peterhansel e Boulanger, con la terza Audi, hanno avuto un piccolo problema elettrico alla partenza e un “decorso” di tappa non lineare, sono 24mi.
Rogne, invece, per le due Prodrive, tra le favorite assolute. Problemi a non finire, piccoli, va bene, ma sommati uno dopo l’altro, influenti. Sostanzialmente sia Loeb che Al Attiyah hanno sofferto nella guida tra le pietre, Loeb ha anche forato. Costretti ad un’andatura molto lenta, il ritardo, che somma rispettivamente a 22 e 24 minuti, appare piuttosto significativo. Meglio delle Prodrive ha fatto Nani Roma con la debuttante Ford M-Sport, 18° e su quel livello, per loro muy bueno, si attesta il 23° posto ottenuto da Laia Sanz e Maurizio Gerini con la Astara Eco. Non una bellissima giornata di apertura per Eugenio Amos e Paolo Ceci, Toyota Overdrive, 34mi e in ritardo di 45 minuti a causa di una doppia foratura.
Il programma post Befana della Dakar 2024. Al Kenakiyah – Al Duwadimi, 463 chilometri di prova speciale più quasi 200 di trasferimenti. Si dice che si vedranno i primi di molti sassi.
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