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Al Duwadimi, Arabia Saudita, 7 Gennaio 2024. Come dice Paolino, al secolo Paolo Lucci, centravanti della formazione azzurra, questa appena iniziata già si conferma come una della Dakar più lunghe e difficili. Ancora presto per poter dire che sarà la più dura, come qualcuno ipotizza, ma le premesse autorizzano un minimo di inquietudine. Non si deve essere stupiti, la Dakar è dura per definizione dal primo giorno della sua storia. Certo, si viene a creare un clima di grandi differenze tra chi va forte e chi no, costringendo i privatoni a un vero e proprio inferno in terra. Le tappe e le Speciali tendono ad essere più lunghe e veloci, e anche più pericolose, e per contro il terreno può rivelarsi micidiale, proprio com’è successo nel caso geologico tra i vulcani della seconda parte della prima tappa. Una cosa è certa, il ritmo è sempre più elevato, con la conseguenza che ogni più piccolo errore può avere un prezzo alto, in termini di tempo perso o di rischi. Non ci stupiamo, non gridiamo allo scandalo: c’est le Dakar!
Non dobbiamo stupirci, dunque, se anche la terza Tappa, tra Al Henakiya e Hal Duwadimi, 465 chilometri di prova speciale più quasi 200 di trasferimenti, ha presentato le sue pesanti fatture. Lorenzo Santolino, Sherco, si è fermato con un problema definitivo al motore, e Mason Klein, il giovane americano tra i protagonisti assoluti della prima tappa, ha dovuto lasciare sulla pista due ore per riparare a una perdita di olio (tubo) della sorprendente e veloce Kove. Le grandi distanze e le difficoltà, terreno e navigazione, hanno riportato alla Dakar un valore di altri tempi, i forti distacchi e la possibilità di veri e propri rovesciamenti di fronte. In tre parole, interesse molto alto.
Per contro la Dakar non finisce mai di sorprendere e ci offre un’altra pagina di storia al secondo giorno di gara. Viene dalla gara delle Auto. Con la vittoria di oggi, Stephane Peterhansel raggiunge Ari Vatanen e porta a 50 il numero dei successi personali con le Auto (ai quai bisogna aggiungere i 33 ottenuti con le sue Yamaha). Monsieur Dakar, Audi, è stato il protagonista assoluto di un bellissimo confronto con Sébastien Loeb, Prodrive, Seth Quintero, Toyota, e Nasser Al Attiyah, Prodrive. In particolare ha risolto a proprio favore e sul filo di lana, meno di 30 secondi di distacco, il duello con Loeb. La bella novità è che la Gara delle Auto diventa così estremamente combattuta, al contrario di quella dello scorso anno, firmata e archiviata quasi subito da Al Attiyah. 3 Audi, 4 Toyota e 2 Prodrive nei primi dieci, la decima è la Ford Raptor di Prokov, autorizzano a immaginare una corsa equilibrata e avvincente. Nella generale dopo due giorni di gara in testa troviamo Carlos Sainz, “solo” ottavo al termine della seconda tappa, i primi cinque, Sainz, Al Rajhi, Loeb, Quintero e De Mevius, sono in sette minuti, Loeb, Al Attiyah e lo stesso Peterhansel hanno potuto rimediare in fretta alla difficile, per non disastrosa, prima giornata di Gara. Erano anni che la Gara della auto non si presentava così avvincente.
La gara della Moto, invece, interessante, “tirata” e avvincente lo è sempre stata. E non ci si può aspettare che la “regola” venga contestata. A vincere la seconda Tappa è Ignacio “Nacho” Cornejo, Pilota cileno che dopo dieci Dakar era considerato in fase calante, e terzo è il collega Honda Pablo Quintanilla, altrettanto forte cileno ma altrettanto in luna calante. In mezzo il Campione del Mondo Luciano Benavides, Husqvarna, che invece rappresenta la garanzia del migliore equilibrio tra saggezza e prestazione del Pilota di Rally-Raid. Protagonisti della tappa Ricky Brabec, Honda, e Cornejo, che sono andati ben presto a riprendere Ross Branch, Hero, partito per primo in virtù della vittoria nella prima Tappa. I tre Piloti si sono divisi i quasi 14 minuti di Bonus Apripista.
Ross Branch, il Pilota del Botswana ufficiale Hero, resta al comando della Rally, in una situazione generale che è più fluida rispetto alla Gara delle Auto. Se tra i primi tre, Branch, Cornejo e Brabec corrono sette minuti tra il primo e il decimo i ritardi aumentano vistosamente fino a oltre 20 minuti. In particolare sono in ritardo Sam Sunderland, GasGas, Kevin Benavides, KTM, Toby Price, KTM. I tre Piloti del Gruppo Pierer Mobility, tuttavia, hanno due vittorie alla Dakar ciascuno, e questo è un fatto che deve far pensare. A cosa? Al fatto che è molto probabile che l’esperienza dei tre indichi che non è ancora arrivato il momento di esporsi. E in questo caso si deve immaginare che la Dakar 2024 sarà ancora più dura e tatticamente delicata. Che l’Empty Quarter e la 48H Chrono possano essere molto più che un innocente spauracchio?
Italiani. Il Paolino che citiamo in apertura resta il migliore dei nostri. Avvio diesel del toscano, meglio del primo giorno, ma non ancora bene. Qualche errore di navigazione e una scivolata, però Paolo Lucci, 23°, è contento delle sensazioni. Tommaso Montanari, cona la prima delle Fantic, è 30°, Gioele Meoni, il figlio della Leggenda Fabrizio, è 64°, ma in questo caso il progetto personale è ben lontano dalle classifiche. Alla Dakar 2024 c’è un solo Pilota italiano ufficiale. È Cesare Zacchetti, ufficiale Kove Italia, 75° e, anche per il serafico Pilota piemontese, gli obiettivi sono di carattere più vasto. Eugenio Amos e Paolo Ceci, con loa Toyota Overdrive, hanno riscattato parzialmente la sfortuna della prima tappa. Ieri doppia foratura, oggi prudenza, ma nessun crick e un promettente 28° posto. Si direbbero, invece, pronti a scatenare un inferno Laia Sanz e Maurizio Gerini, partiti da lontano e oggi 20i assoluti!
La Dakar guadagna rapidamente il Sud della Penisola. La terza tappa porta a Al Salamiya. Trasferimento di quasi 300 chilometri e prova speciale di 438. Il primo concorrente è previsto all’arrivo per mezzogiorno, l’ultimo non lontano dalla mezzanotte. È quel che si diceva all’inizio del grande gap tra chi va forte e chi è qui per finire, e che ha di fronte un impegno immane.
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