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Parigi, 30 Settembre. Sotheby’s ha battuto il martello all’apice dell’asta quando l’orologio ha raggiunto USD 1,100,000. È il prezzo più alto battuto per un orologio da una casa d’aste in Europa. Un milione e centomila dollari per un orologio! D’oro. Anzi, un Tre Ori di Cartier. Avanti. Indubbiamente è un Cartier speciale. Infatti è il Cartier Cheich, l’orologio aggiudicato nel 1985 a Gaston Rahier, quando il belga vinse per la seconda volta consecutiva la Parigi-Dakar.
La storia. L’idea fu di Thierry Sabine, l’inventore della Dakar, e Alain Dominique Perrin, allora Presidente di Cartier, che decisero di istituire, a partire dall’edizione 1983, il Dakar Cartier Challenge. Chi avesse vinto per due volte consecutive la Parigi-Dakar, nella stessa categoria, si sarebbe aggiudicato l’orologio. Disegnato con la collaborazione di Jacques Diltoer, direttore creativo di Cartier, nacque il Cartier Cheich, la cui cassa di tre ori si ispira al logo della Maratona africana, il quale a sua volta si rifà allo chèche, termine francese che individua il turbante tuareg. Per il Challenge furono realizzati due esemplari di “Cheich”, uno da uomo e uno da donna, più piccolo e decorato di diamanti. L’impresa del Challenge era ritenuta impossibile!
Sorprendentemente, Gaston Rahier riuscì a vincere sia l’edizione del 1984, ai danni di Hubert Auriol, che la successiva del 1985 davanti Jean-Claude Olivier e Franco Picco. In questo modo il piccolo belga si aggiudicò il Challenge e il prezioso orologio, e la Casa si rimise al lavoro per realizzare l’opera “sostitutiva”, un nuovo Cartier Cheich da uomo per un eventuale nuovo, doppio vincitore del Rally. Thierry Sabine perse la vita durante l’edizione del 1986, nell’incidente di elicottero che costò la vita anche a Daniel Balavoine, Nathalie Odent, François-Xavier Bagnoud e Jean-Paul Lefur. Il Dakar Cartier Challenge fu messo da parte per sempre e il Cheich realizzato nel 1985 tiene compagnia al Modello da donna al Museo Cartier.
Il Cartier Cheich del Dakar Challenge è un orologio leggendario che è stato di proprietà di un Campione. Sotheby’s non dice come mai il prezioso gioiello è finito all’incanto, affidato alla casa d’aste più famosa del Mondo. Un piccolo mistero. Probabilmente per i casi della vita. Trovo un po’ triste che si corra a suon di milioni per aggiudicarsi un capolavoro che è sopravvissuto al suo proprietario e che, differentemente da quanto accade, per esempio, per i gioielli di una corona, non resta a casa, in famiglia.
Ma c’è un altro mistero, che fino a prova contraria continuerà a scivolare nella leggenda. Si parla con insistenza di un terzo esemplare originale della prima serie, di cui tuttavia non si è mai avuta traccia e che è dato per perso. Si dice che fosse stato realizzato per Thierry Sabine ma che, più verosimilmente, fosse stato regalato da Perrin a Hubert Auriol, grande amico del Presidente dell’atelier francese. Vorrei che rimanesse un mistero, e poter continuare a immaginare che il Cartier Cheich mai visto sia ancora al polso di una delle figlie del grande Hubert.
© Immagini Sotheby’s