La Cena dei 100. Sul Monte di Castiglion Fiorentino, con Fabrizio Meoni

La realizzazione è di Federico Milighetti, amico del cuore, le finalità multiple. Riunire gli amici, ritrovare l’atmosfera delle piste del deserto nei sentieri di “Castiglione”, dare una mano a Paolo Lucci, che dopo 28 anni ha deciso di provarci
13 luglio 2019

Castiglion Fiorentino, Luglio 2019. Da un’idea, un “progetto” di Federico Milighetti. La Cena al Cippo di Meoni, alla foce sul Monte che guarda Castiglion Fiorentino e Palazzo del Pero. È una piccola radura sul crinale. Lì si incrociano le piste che salgono da un versante e scendono da un altro. La località porta anche un nome, Partini, e su quello spiazzo panoramico dove Fabrizio si fermava ad aspettare i “malcapitati” che si allenavano con lui, per lo più in bicicletta, gli amici hanno costruito, nel 2008, un monumento, un cippo, alla sua memoria.

Una sera di luglio, amici, conoscenti, appassionati, salgono al Passo e si ritrovano per una grande cena all’aperto. È la Cena dei 100.

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Sono gli amici, e quelli che si sentono tali perché hanno un legame con la memoria, con la Città, con la passione, o con la gente che è stata accanto a Fabrizio Meoni. Ci sono amici che sono nati dopo che Fabrizio se n’è andato. C’è la moglie, Elena, Chiara, Gioele, ci sono il Sindaco di Castiglion Fiorentino, Mario Agnelli, i consiglieri Luca Fabianelli e tale… Gioele Meoni. Gente che non è lì formalmente, che partecipa concretamente alle vicende del Concittadino immortale perché lo sente dentro. Gente che si fonde nell’atmosfera, volti a volte irriconoscibili ma presenti attorno al tavolo di Asterix o in coda per la cena, per un bicchiere di quello di Medeo, che è fatto con l’uva e con le mani. Basta. E accanto a Daniele, in arte Medeo, il Meccanico della prima ora, Romeo, in arte “Mamadu”, il Meccanico della Vittoria. Dei successi straordinari. Bello rivedere tutti. Tanti anni dopo.

Non c’è una linea di confine anagrafica, chiunque sia salito sul Monte ha le sue buone ragioni riconosciute. Gli amici di Meoni hanno tutti una certa età, e talvolta non è facile… riconoscersi. Basta, tuttavia, una voce, un nome, essere appartenuti a un episodio, a un momento, una certa piega della bocca e, ecco, l’incantesimo di un’epoca tutti attorno all’Eroe indimenticabile si rinnova. Il rilancio del mito è reale, coinvolgente, vero. Avviene nella forma possibile di un momento che è, sì, commovente, ma ben più concreto, come lo era il Pilota due volte vincitore della Dakar imposto come Uomo all’attenzione del Globo prima ancora che vincesse la sua prima, leggendaria Corsa, la Lima-Rio di Mr. Franco.

 

C’è allegria, e applausi, e ricordi. Un po’ di tristezza. Inevitabile. Ma non si devono far scendere lacrime nel pentolone dei sedanini al ragù bianco di cinghiale, c’è già il sale giusto. Come nell’aria. Si ricorda il bello, altrimenti non si sarebbe sul Monte, non esisterebbe la voglia di rivedersi e non ci sarebbe, semplicemente, motivo, e di tanto in tanto si tocca con i ricordi anche il peggio. L’incredibile.

C’è il Violinista Pilota, c’è il Lucchese, l’unico che si dice gli abbia insegnato qualcosa, in fatto di GPS, di quella “merda” di GPS, e che ha fatto, e finito la sua Dakar da Appassionato. C’è il collega discepolo amico Buttero Maremmano, e lo Svizzero campione di Trophy che curava logistica e Avventura, con lui insuperabili. L’Avventuriero cui Fabrizio aveva detto che era meglio se la faceva macchina, che l’ha fatta ma poi è voluto tornare in Moto, maremmamaiala. C’è chi ha raccolto il Negozio quando Fabrizio ha deciso che, finalmente, dopo una vita di lavoro, era ora di fare il Pilota. Erimo in tanti. Tutti lì, chi ha potuto, e tutti lì anche chi aveva altri impegni non cancellabili e non ha potuto. C’è già aria di “rivincita”, di ripetizione. Si farà ancora, per chi non c’era e per chi magari non si immaginava, e farebbe bene ad esserci perché è il miracolo dell’occasione unica… che si ripete. Unica, per Fabrizio lo sarà ogni volta, anche cento volte, perché non è e non sarà più solo ricordare, ma il privilegio, la fortuna di conoscere Fabrizio Meoni. Che razza di Uomo e di Pilota è stato!

 

È una serata ventosa, corroborane e quasi fredda. Bellissima. Funziona alla perfezione. Vuol dire che c’è l’anima giusta, autentica.

C’è anche un altro motivo, che Federico Milighetti ha agganciato alla serata. C’è un ventiseienne Pilota di Castiglion Fiorentino che ha deciso di provarci, 28 anni dopo la prima Dakar di Fabrizio Meoni. Si chiama Paolo Lucci. Lo conoscevo prima di averlo visto, senza conoscerlo affatto e senza aver mai sentito prima il suo nome. Ecco come è andata.

Jean Brucy. Un Eroe dell’epopea della Dakar “vera”, dei tempi di Fabrizio. Un giorno mi manda un messaggio. Ve lo leggo. “Ciao Piero. Ho un allievo italiano alla mia scuola di Rally. Si chiama Paolo Lucci. È impressionante. Naviga velocemente e bene, passa sulle dune molto forte. Ha solo 25 anni, penso che è un futuro Campione.”

Ricevuto. Mi metto sulle tracce del Pilota. Lo seguo nelle gare cui partecipa, da lontano, lo conosco infine quando Gioele ci porta la Moto del Padre a Pomposa.

Federico fa di più. Ha deciso di prendere Paolo sotto la sua ala. Di aiutarlo nell’impresa. E quando Federico si mette al lavoro…

 

La cena diventa anche un evento pratico. Diamo una mano a Paolo Lucci. Facciamo qualcosa anche noi perché realizzi il suo sogno. È bravo? Sì, ma lo dovrà dimostrare. È appassionato? Ce lo dirà dopo aver sputato sangue, e allora non faticheremo a crederlo. È un Campione? Che prima vinca! Ma se restano tutti discorsi, allora siamo solo e tutti delle belle teste di cavolo. Federico ci salva e fa la prima mossa. La cena si paga, e l’incasso si devolve, intero, alla “causa”. Raccoglie quasi duemila euro. Esattamente la cifra necessaria per iscriversi al Panafrica Rally di settembre, rito di passaggio necessario per avvicinare la grande sfida. Che non si sa ancora cosa sarà. Dipende dal budget e dalle opportunità, molto anche dalla scelta giusta. La Dakar è il fine, ma forse sarebbe più intelligente e progressivamente più utile passare per l’Africa Eco Race, tra l’altro più aderente allo spirito della Dakar originale vinta due volte sul Lago Rosa da Fabrizio Meoni. Nel 2001 per la prima volta di KTM con la monocilindrica LC4 Rally, nel 2002 per la prima volta di KTM con la bicilindrica LC8.

Federico ha messo in moto la… Moto del futuro Campione. Ora tocca anche a noi. Siamo tutti Meccanici, e daremo una mano a Polino.

A fine serata anche la lotteria. Anche questo piccolo ricavato va nella borsa di Paolo Lucci.

L’ultima estrazione è per la maglia da Gara di Fabrizio Meoni.

Esce il numero di Federico Milighetti.

“Certe cose mi fanno un po’ paura. Non è la prima vota che lo sento così vicino, lassù!”.

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