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SANTA CRUZ, Región del Libertador Bernardo O’Higgins, Cile, 7 Marzo. Non è un Museo, è un sogno che si realizza, e poi si può, si deve vivere. È il “El Living de Chaleco”, confine tra il ricordo statico e la voglia di farlo continuare a correre. Quel sogno.
2010. È la Dakar Argentina Cile da Buenos Aires a Buenos Aires, 9.000 chilometri dal 2 al 16 Gennaio. Al via 4 Aprilia 450 bicilindriche. Sono l’evoluzione delle MXV, SXV e RXV 45.2. La Moto, che si basa sul bicilindrico progettato dall’ingegner Ampelio Macchi nel 2003, è sviluppata in chiave Rally dal Team Giofil di Filippo Assirelli. Il supporto della Casa madre è importante, e la responsabilità tecnica di Aprilia è sulle spalle forti di Gigi Dall’Igna, un genio. Il progetto, innovativo sotto molti unti di vista, è semplicemente entusiasmante. È l’epoca in cui la Dakar è dominata dalle grosse monocilindriche KTM, ora nella versione 690 “controllata” da una flangia in vista di una riduzione regolamentare che porterà la cilindrata massima ammessa a 450cc.
A guidare le 5 Aprilia sono Paolo Ceci, che ha fatto parte del team di sviluppo, Alex Zanotti, Gerard Farres e Francisco Lopez, detto Chaleco. La gara la vince Cyril Despres davanti a Pal Anders Ullevalseter, “Chaleco” Lopez è terzo, il miglior risultato personale della sua carriera “dakariana” motociclistica. La storia di Aprilia alla Dakar verrà interrotta, non senza lasciare molte perplessità e delusioni, due anni dopo, e la storia di quella bicilindrica velocissima, che avrebbe potuto essere in un solo colpo svolta e futuro della Dakar, finì lì.
Bene, oggi quella moto meravigliosa con il numero 9 sulla tabella è nel salone di Francisco “Chaleco” Lopez a Viña Santa Cruz, 200 chilometri a Sud di Santiago, in una sezione del Museo dell’Automobile dedicata alla carriera del Pilota Cileno, che, oltre a quel podio indimenticabile e al Titolo di Campione del Mondo nel 2006, conta oggi tre vittorie alla Dakar che ha corso 11 volte, sette in moto e quattro con gli SSV, vincendo 17 Speciali. Insieme alla moto “Numero 9” ci sono altri esemplari importanti della carriera di Chaleco, così come una serie incredibile di trofei e di particolari che, in un modo o nell’altro, hanno segnato la storia, compreso un motore fuso causa di una… non esemplare soddisfazione.
Beh, in quarant’anni di storia, Chaleco ha iniziato a 4 anni con la prima moto regalatagli dal padre, e oggi ha 46 anni, non è difficile immaginare la quantità di ricordi “tangibili” a disposizione del Pilota.
La struttura dello spazio Chaleco Lopez invita alla sosta. Un grande divano è a disposizione del visitatore, perché possa soffermarsi su quella storia e, magari, rileggerla nelle pagine della biografia redatta dalla moglie di Francisco, “Tuti”, al secolo María Jesús Aldunate.
Francisco Chaleco Lopez. “Il Museo. “El Living de Chaleco. È stato molto importante per me essere riuscito a mettere insieme i pezzi che resteranno esposti in questo museo. Ci ho messo dieci anni a raccoglierli, prima non era “previsto”, non sapevo certo cosa avrei fatto durante la mia carriera. Poi, è successo. Un museo, dalla mia prima moto a una Honda 650 molto speciale, senza avviamento elettrico, dalla KTM a carburatori alla prima a iniezione, dalla CRF 450 del Titolo mondiale alla Aprilia, l’unica bicilindrica 450, con la quale ho ottenuto il primo podio alla Dakar della mia carriera, nel 2010 vincendo tre tappe. Si può capire quanto sia stata importante quella Moto, e perché io ci sia così affezionato. Sì, se passate da Viña Santa Cruz, fermatevi un momento. Magari ci sono anch’io dentro, seduto sul divano a sfogliare i miei ricordi.”
A volte mi chiedo come mai si capiti in certe storie. A volte mi rispondo che succede perché se ne aprono altre. Domani vi dico.
© Immagini ASO Mediateque - KTM – PB - Lopez Media