Rally-Raid. Il ritiro di Sam “Sundersam” Sunderland

L’inglese 2 volte vincitore della Dakar annuncia il suo ritiro dalle competizioni. Primo inglese a vincere la Dakar, Sunderland è esempio di perfetta coniugazione tra talento, passione, amore per lo Sport, e la necessaria leggerezza del vivere
31 luglio 2024

Dubai, 31 Luglio 2024. 11 Dakar. 7 ritiri e quattro podi, due vittorie e due terzi posti. Un dato magari fortuito ma significativo: tutto o niente, mai una mezza misura. Anni di vittorie consecutive senza sosta e anni di fermo, un incidente o un bguasto dopo l’altro. Vorrà pur dire qualcosa del carattere, dell’attitudine del Campione.

È Sam Sunderland, detto Sundersam, che annuncia oggi il suo ritiro dalle competizioni. Secondo la formula in voga oggi, dalle Competizioni “Pro”.

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Secondo noi era nell’aria, non tanto per il forfait appena patito all’ultimo Desafio, la causa imputabile a un problema della vista già accusato in precedenza in Marocco, o per i problemi alla schiena più volte “sollecitati”, quanto perché, è ovvio, il Rally-Raid, e la Dakar che ne è la massima espressione, logorano, consumano, rendono a un certo punto insostenibile la difesa dell’avanzare a oltranza. Velocità, rischio, una sorta di confronto con la fortuna che diventa man mano una roulette. Sam Sunderland ha 35 anni, e un terzo di questi li ha passati su una Moto da Rally-Raid, inseguendo prima una passione scoperta in circostanze che la rendevano improvvisamente “inevitabile”, poi un obiettivo, poi il primato. Non solo le due Dakar vinte, in Sud America nel 2017 e in Arabia Saudita nel 2022, ma anche Silk Way, Marocco, Qatar, Merzouga, Abu Dhabi, i 2 Titoli di Campione del Mondo.

Aveva iniziato con il Motocross in Inghilterra, è nato a Poole, a Sud-Ovest dell’”Isola”. Un incidente aveva messo fine alla carriera neanche iniziata veramente. E allora si torna ai desideri di famiglia, gli studi di Ingegneria, una vita diversa, “normale”. Si trasferisce con i suoi a Dubai, lì ritrova la Moto e, incredibile, al contrario della stretta e angusta Britannia, gli spazi per andare a divertirsi, “Dove vuoi, il Deserto è tutto tuo!”. È lì che conosceremo Sam, sorriso felice sulle labbra e la possibilità di surfare dall’alba fino al tramonto sulle dune del deserto di Dubai. Divertirsi e riscoprire la passione, ora interpretabile in un modo così diverso, è un attimo. Le prime gare, i primi successi, ancora totalmente amatore, le prime attenzioni.

È Honda che gli affida le acerbe 450 Rally, prima idealmente sudamericane poi cresciute HRC in Giappone. Ma se Honda non è ancora disposta a credere nell’inglese e a trattenerlo, è KTM, che realizza dall’inizio del secolo le Moto imbattili, che insiste e riesce a dargli da guidare la 450 Rally. È il 2015, la prima Dakar finisce come le precedenti, con un ritiro, ma la successiva, 2017, è l’esplosione. La vittoria è l’inizio di una carriera folgorante, di un impegno professionale intenso e indefesso.

Sempre, immancabilmente, con quel sorriso solare che spiega senza parole cos’è la passione, l’amore per quello che sta facendo. La passione di Sam per la Moto e per la vita che gli consente di vivere è comunicativa. Video, interviste, strani e spettacolari record, la corsa contro la Toyota da Rally o la scalata fino in vetta al Burj Khalifa, edificio più alto del Mondo, i lanci con il paracadute, il film a lui dedicato. Le corse, le sue Dakar, le immagini del Campione ci mancheranno per molte edizioni, quella “firma” sempre riconoscibile nel modo di correre, di affrontare le dune e la vita. Sempre “surfando” in quel modo felice. D’altra parte comprendiamo perfettamente, c’è sempre una fine, anche alle cose e alle esperienze più belle. Certo, quando sono così belle dispiace, stride, si fa più fatica.

Siamo sicuri, tuttavia, ritroveremo presto Sam. Stesso sorriso, stessa passione, magari facendo qualcos’altro che solo la sua fantasia sempre accesa sarà in grado di scovare.

© Immagini  ASO Media, Red Bull Content Pool, GasGas Media, DPPI