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Simav, Turchia, 8 Settembre. La prima volta che mi sono messo a sedere al ristorante. Please. L’inglese finisce lì e mi offrono lo stampato del menù. La barriera della lingua, in Turchia, sembra inviolabile. Come se nulla fosse decido di stare al gioco. Vado a colpo sicuro dando sfoggiodella mia elementare e primitiva cultura gastronomica turca: kebab, please!
Mi guarda come se fossi citrullo. Finalmente torna al tavolo Burak, che concede indulgenza al pivello. Mi spiega che il kebab che conosciamo noi è uno solo, lo spiedo arrosto che viene affettato esternamente. Il kebab, in Turchia, è una specie di portale. Infatti in quel menù ce ne sono almeno una dozzina. Sono più che altro varianti, ricette anche ricercate. Molte buone, alcune buonissime.
Sì, in Turchia si mangia bene. Gran varietà di verdure e legumi, di default buonissimi, una parata di salsine, allo yogurt, alle olive, ai peperoni, alle spezie. Un ben di dio, anche di allah. Gli involtini nella foglia di vite, duecento varianti di polpette in un concerto di ricette che riunisce la filarmonica di tutte le nonne della Turchia, le chorba, le zuppe semplici e favolose. Ma il piatto che preferisco si chiama, più o meno, hunkar begendi. Ricorda la moussaka greca, melanzane, patate e besciamella, carne. Qui la stratificazione dei sapori è più forte, decisa. Si può dire sublime? Si!
Si mangia bene, e ancor meglio al bivacco del Transanatolia. È una specie di orgoglio dell’organizzatore, uno dei fiori all’occhiello. Ma non si può vivere per mangiare, ci ricorda Alessandro Botturi. Bisogna lasciare lo spazio alla creatività e alle sorprese del Rally-Raid, di cui gli appassionati sono ghiotti, affamati. Ed ecco, dunque il menù forte della sesta e penultima tappa.
Qualcuno si aspettava un Botturi rinunciatario, o comunque prudente. Invece il Gigante di Lumezzane ha cancellato la contrarietà (e apparentemente anche il dolore) della caduta della quinta tappa ed è ripartito all’attacco puntando al bersaglio grosso. Terzo nella 12ma Speciale di 64 chilometri, alle spalle di Tarres, e addirittura primo nella lunga e difficile successiva, oltre 100 chilometri. Botturi, secondo di Tappa, ha completamente cancellato l’intoppo della quinta ed è tornato sicuro al secondo posto della Generale. La penultima giornata del Transanatolia premia finalmente anche la potenza mastodontica di Pol Tarres, che finalmente ha fatto sua una Tappa della corsa. Lo spagnolo ottiene un risultato stratosferico ai danni di Botturi e Santolino e, di fatto allunga in testa al Rally che sta dominando.
È la giornata di Yamaha, senza dubbio. Oltre alla doppietta di tappa si va affermando anche quella nella classifica generale. Tarres difficilmente potrà essere insidiato nell’ultima frazione del Rally, appena 90 chilometri di Speciale, e d’altra parte lo spagnolo ha messo in mostra una crescita anche un po’ sorprendente, visto che oltre a guidare la Ténéré 700 come una bicicletta, va forte e naviga benissimo, con grande sicurezza. Una scoperta interessantissima, insomma, questo spilungone funambolo sempre di buon umore. Tarres ha un buon margine su Botturi, che gli consente di gestire con una certa tranquillità il finale del Rally, 12 minuti. Jacopo Cerutti, che partiva prima di Botturi, ha corso una sesta Tappa molto prudente, e ciononostante non ha avuto fortuna. Partito sulla pista sbagliata su una nota di Road Book poi molto discussa, ha offerto a Botturi, tornando indietro, la soluzione del rebus. Restituito all’avversario il vantaggio che aveva, Cerutti è di nuovo 4 minuti dietro a Botturi. È sorprendente che la prima Sherco, quarta assoluta, non sia né quella di Santolino né quella di Gonçalves, bensì quella dell’indiano Noah, e non è troppo sorprendente li quinto posto del velocissimo idolo locale Murat Yazici con una Fantic.
Ma mentre stiamo qui a ragionare di fenomeni e di sorprese, quasi non facciamo caso al fatto che un’altra sfida, tutta italiana, anima il Rally Transanatolia nella sua più autentica purezza di esaltatore di sapidità dei privatoni. È lo scontro tra due titani delle forze di rincalzo, Alberto Bertoldi e Massimiliano Guerrini. Settimo assoluto il primo, e al terzo settimo posto il toscano, dimostratosi particolarmente aggressivo (e lievemente, giusto un filo, irrequieto). Tra i dieci anche Francesco Catanese, con una Yamaha Ténéré, e Francesco Montanari, con la seconda Aprilia Tuareg 660 ufficiale GCorse. Due Speciali alll’epilogo del Transanatolia 2023, 54 + 36 chilometri. Non dovrebbero essere sufficienti per scatenare una rivoluzione, non prima dell’apoteosi di Smirne quando, grazie al Rally, il Mar Nero troverà finalmente sbocco nel Mediterraneo.
© Immagini Transanatolia Media – Ozhan Ozde – Elif Erkurt – Alkim Sarak – Murat Tekin – Aprilia Racing – Botturi Media - PB