Rally-Raid. Transanatolia. Partiti! A Santolino, Sherco, la prima Tappa [VIDEO]

Il Transanatolia 2023 parte con un meteo dantesco, neutralizza la prima frazione e celebra sulla montagna la vittoria di Santolino sulla seconda. La Sfida delle Bicilindriche vive i suoi primi passi di studio. Tarres, Botturi, Cerutti nell’ordine
3 settembre 2023

Samsun, 3 Settembre. Un Paese da favola. Moto da Favola. Il Rally in un luogo incantato ed “ermetico” dove anche capire o farsi intendere è un irrisolvibile rebus di… navigazione. Il Transanatolia è qualcosa che va oltre l’immaginazione, e sicuramente è ben al di là di paure o diffidenze ataviche che sono solo dei retaggi fuori luogo. Vedere per credere. Siamo qui per vedere, ma anche perché ci crediamo.

Siamo venuti ad accompagnare il battesimo della Grande Sfida delle Bicilindriche. Per esserci, come si dice, per essere testimoni di quei giorni che stanno cambiando il Mondo. Lentamente, certo, non c’è un Oppenheimer di mezzo, ma la sfida che va in scena per la prima volta al Transanatolia è il preludio di quel mutamento di interessi che sta rinnovando, anche su base evocativa, le gerarchie della passione per il Rally-Raid. Quel Botturi VS Cerutti, quel Yamaha VS Aprilia è fantastico, perché riporta in vita e in un colpo solo l’epopea delle grandi, superlative sfide del Rally-Raid per definizione. È talmente bello che sarebbe non meno appassionante se potesse finire in un… pareggio.

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Da Samsun a Smirne, from Sea to Sea, dal Mar Nero al Mediterraneo Orientale, la Cappadocia, Ankara, il viaggio attraverso l’Anatolia conta 1.300 chilometri cronometrati in sette tappe e altri mille di trasferimenti. È un viaggio e un’avventura di cui abbiamo già vissuto le atmosfere nell’Opera di un grande protagonista della Storia, quel René Metge che, insieme a Fenouil è stato l’organizzatore più sensibile alla magia dei luoghi. Per questo già oltre vent’anni fa Metge aveva scelto la Turchia, l’Anatolia della Storia come ambientazione di un Rally-Raid di rara bellezza. Le atmosfere e le ambientazioni di quella storia sono state riprese da Orhan Çelen, che a suo tempo era stato l'anima del Rally di Metge, e poi da Burak Büyükpınar per dar vita all’evento cui hanno dato un’identità molto caratteristica, affascinante. Bivacchi e hotel in alternanza, confort e atmosfera, terra e cielo come in un affresco geografico.

Botturi e Yamaha. Il Gigante di Lumezzane, cui possiamo attribuire la scintilla che ha scatenato la reazione a catena della passione per le nuove bicilindriche, è la parte emersa di un iceberg. La Squadra, di cui fa parte anche Pol Tarres, fa paura. È scesa in campo come per una prova generale, Moto, meccanici, mezzi, della logistica e delle ambizioni di una Dakar. Peccato che la Dakar… snobba la “categoria”. La Ténéré 700 è “matura”, si vede chiaramente che è il frutto di una lunga e potente evoluzione, l’obiettivo è collaudare il sistema in vista della partecipazione a Africa Eco Race di gennaio.

Cerutti e Aprilia. È una storia tutta nuova. Non l’unica che ha animato le sale di attesa invernale, sicuramente la più interessante, la più concreta. Aprilia ha scelto GCorse e affidato ai fratelli Guareschi la continuazione di una Storia avvincente con un “attore meccanico” nuovo. Vittoriano è in Turchia a dirigere le operazioni, Gianfranco è rimasto a casa perché a fine settimana c’è la continuazione di un’altra Storia, di Famiglia, e un’altra Squadra sarà a Mandello per festeggiare nell’Evento della Fabbrica 50 anni di Guareschi e Moto Guzzi.

La Tuareg 660 è stata sviluppata a tempo di record sulla base di un grande punto di partenza e di una competenza d’eccezione, la Moto ha strabiliato nei Motorally e ha provato contro… sé stessa in test, anche africani. Come va nel confronto assoluto non lo sa nessuno, Cerutti, Francesco Montanari che crescerà insieme alla nuova Moto, non lo sanno i pur esperti Fratelli. Ecco l’occasione per scoprirlo. Obiettivo chilometri veri per la prima volta, e un certo responso almeno iniziale necessario per andare a parare, manco a dirlo, in Africa.Cerutti e Aprilia. È una storia tutta nuova. Non l’unica che ha animato le sale di attesa invernale, sicuramente la più interessante, la più concreta.

Aprilia ha scelto GCorse e affidato ai fratelli Guareschi la continuazione di una Storia avvincente con un “attore meccanico” nuovo. Vittoriano è in Turchia a dirigere le operazioni, Gianfranco è rimasto a casa perché a fine settimana c’è la continuazione di un’altra Storia, di Famiglia, e un’altra Squadra sarà a Mandello per festeggiare nell’Evento della Fabbrica 50 anni di Guareschi e Moto Guzzi.

La Tuareg 660 è stata sviluppata a tempo di record sulla base di un grande punto di partenza e di una competenza d’eccezione, la Moto ha strabiliato nei Motorally e ha provato contro… sé stessa in test, anche africani. Come va nel confronto assoluto non lo sa nessuno, Cerutti, Francesco Montanari che crescerà insieme alla nuova Moto, non lo sanno i pur esperti Fratelli. Ecco l’occasione per scoprirlo. Obiettivo chilometri veri per la prima volta, e un certo responso almeno iniziale necessario per andare a parare, manco a dirlo, in Africa.

Transanatlia è anche la scelta di Sherco di provare la Dakar… in Asia. Gli indiani Noah, Rajenora, Wahid, lo spagnolo Lorenzo Santolino e il portoghese Rui Gonçalves in gara con l’ultima versione della 450 SEF ufficiale e due RTR. Anche in questo caso logistica importante. Poi la pletora di italiani, pura rappresentanza di passione nostrale autentica. Solarys ne ha portati quattro, Luca Perna, Giulio “Shakal” Ciabatti, David "La Parolaccia" Stefanucci, Massimiliano "Chuck Norris" Guerrini. Riccardo Prada porta in gara la Ducati Desert X, nel Team anche la Africa Twin di Alessio Barretta; Evasioni assiste Massimo Mocci, Isia Racing Mirko Tattarini, BMS Moto è Alberto Bertoldi neo padre di Alessandro; ABC Rally è un po’ Old Farm Racing e Gianernesto Astori e Francesco Tarricone; Francesco Catanese e Alessandro Madonna sono Team essi stessi. 15 “Nazionali”, per una densità media di partecipazione “azzurra” che è tripla rispetto a quella della Dakar.

Solo il primo round. La carovana del Transanatolia saluta l’ospitale Samsun e la spiaggia agitata dal Mar Nero, per le prime due Speciali del primo giorno, 66 e 122 chilometri per raggiungere il primo bivacco, a Tokat. Tuttavia ha soffiato vento forte, prima, e la notte si è scatenato un inferno di pioggia. Strade come fiumi e accessi sbarrati, il lungomare allagato.

Alternando bollettini meteo e di "guerra" Burak ha aggiornato la situazione, prima rinviando la partenza, poi cancellando la prima Speciale, infine mandando tutti alla partenza della seconda al primo aprirsi della prima finestra di cielo. Ha fatto bene, la violenta rappresaglia meteo si abbatterà su Samsun ancora per lungo tempo.

Finalmente la bellezza del tracciato ha messo pace, e Lorenzo Santolino ha vinto la prima Speciale del Rally. Lo spagnolo ha sfruttato l’agilità della propria Sherco e corso sulle difficili traiettorie di montagna ad una media di quasi 60 KM/H, imponendosi su Tarres e il compagno di Squadra Ruy Gonçalves. Più difficile il “lavoro” inaugurale delle bicilindriche, molto meno per l’incredibile funambolo Pol Tarres che ha portato la Yamaha Ténéré 700 ufficiale al secondo posto, appena due minuti dal vincitore. Alessandro Botturi è quarto, Jacopo Cerutti con la prima Aprilia sesto, Francesco Montanari settimo. È solo l’inizio, solo il taglio del nastro inaugurale. Il bello è ancora tutto da scoprire e decifrare. Intanto tutti si sono accorti della bellezza delle Turchia (e anche questo è solo l’inizio). Seconda Tappa a Sivas, poi Cappadocia. Avanti.

© Immagini Transanatolia – Aprilia Racing – Botturi Media