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29 anni, cileno di Valparaiso, Pablo Quintanilla è arrivato tardi ai Rally, dopo una carriera nel Motocross, ma ha bruciato le tappe. Quarto alla Dakar 2015, terzo nel 2016, e campione del Mondo Cross-Country Rally dal Marocco. Un inizio difficile con tutte quelle diavolerie della navigazione, qualche caduta e difficoltà nell’apprendimento della lettura del road book. Poi, pian piano, ha capito, e sono iniziati ad arrivare subito anche i risultati.
Le prime incursioni nel campionato del mondo e, alla fine del 2015, l’inserimento nel team Husqvarna Rockstar Energy, un momento molto importante della sua carriera. Con il team ufficiale, anche obiettivi di prim’ordine e una grande voglia di lavorare per centrarli. Per sé e per la squadra che crede in lui. Al termine di una stagione particolarmente intensa di lavoro, ecco finalmente il titolo di campione del mondo, che Pablo Quintanilla ritiene il frutto della sua maturazione e di un perfetto lavoro di squadra.
Paese lontano, il Cile, ma Quintanilla si considera un privilegiato, perché è uscito da una scuola eccellente. L’indimenticabile Carlo De Gavardo, anch’egli campione del mondo, “responsabile” di averlo portato sulla strada dei Rally, e quindi un altro campione del mondo, Francisco “Chaleco” Lopez. Il culmine del riconoscimento alla scuola, sarebbe, per Quintanilla, che la Dakar tornasse in Cile, e che arrivassero altri cileni a seguire le sue orme. Per questo Pablo considera che i campioni hanno una grande responsabilità.
La Dakar 2017? Diversa da quella del 2016. Sicuro. Marc Coma deve aver lavorato per riportarla alle origini, e Quintanilla si aspetta che tornino le dune, che ci sia molta navigazione. Sa, inoltre, che a 3.500 metri di altitudine per cinque giorni il “funzionamento della testa non è come al livello del mare”. Sarà necessario essere preparati al 100%, per restare concentrati e non cadere nelle trappole più tipiche della competizione.
Avversari? L’”Equipo KTM”, il compagno di squadra Pierre-Alexandre Renet, anche “un’altra squadra che ha piloti forti” ma di cui non fa il nome. In buona sostanza, almeno una diecina di piloti che renderanno la Dakar delle moto sicuramente impegnativa e che possono essere considerati candidati al successo finale. Un bene per lo sport e per la Dakar stessa.
Obiettivi? Sarebbe meraviglioso… vincere per poter riportare la Dakar nel deserto di Atacama, e sulle dune di Copiapo. In Cile, insomma! Si conclude con Marc Coma, prima amico e avversario, ma soprattutto il pilota con il quale Quintanilla ha avuto la fortuna di lavorare a lungo, imparando e arrivando ad avere una diversa visione della disciplina. Quintanilla sente che Coma, “moltissimi chilometri nel corpo”, è la persona giusta per il futuro della Dakar.