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I francesi devono fare a meno, all’ultimo momento, di Christophe Nambotin, infortunato. Nessun problema, dentro Fabien Planet e Antoine Meo passa alla E3. L’Italia è quarta, brivido Alex Salvini ferito da una spina.
Olbia, 30 settembre 2013. Passano gli anni, i mesi, i giorni. Tutti ugualmente lunghi perché misurati non con il calendario ma con il manometro della pressione attaccato al crescere dell’attesa, della tensione, dell’ansia. Poi, all’improvviso, sbarchi in Sardegna, appoggi i piedi sulla banchina di Olbia e sei dentro la Sei Giorni Internazionale di Enduro 2013.
Se non del centenario, è l’edizione dei cento. 1913 Carlisle, 2013 Olbia. Dall’Inghilterra all’Italia, da un’Isola Nazione a un’Isola Regione, un ponte di oltre un secolo di storia e di evoluzione di una stupenda disciplina del motorismo, nella sua forma più amorevolmente “sporca”.
Si chiamava Trial, poi Regolarità, infine, e siamo ai giorni nostri, è l’Enduro. Ma è sempre stata la stessa cosa, lo stesso spirito. La quintessenza dell’andare in moto in fuoristrada, da soli nella e un po’ contro la natura, nell’esaltante, unica e originale rappresentazione di una competizione che esprime, difende e premia i valori della Nazione in quello Sport, prima ancora che la prestazione individuale. Questa è l’ISDE, la Sei Giorni Internazionale di Enduro, l’Olimpiade dell’Enduro. E la 88ma della serie si disputa in Sardegna, dal 30 Settembre al 5 Ottobre, nel Nord-Est di quella gemma di granito che sorge dal Mediterraneo in mezzo a Francia, Iberia e Nord-Africa. E Italia, naturalmente.
Numeri impressionanti, al limite del clamoroso se solo si pensa alle difficoltà che infilzano senza ritegno o decenza la nostra povera società in declino. Sono numeri che vanno oltre l’affezione e il tifo, esaltano la forza della passione per questo sport e valorizzano la formula e le scelte che hanno portato l’ISDE in Sardegna.
627 concorrenti alla partenza, in rappresentanza di 36 Nazioni sparse sulla superficie del Globo. 19 di queste schierano la propria rappresentativa nel Trofeo.
I Francesi, Antoine Meo, Johnny Aubert, Pierre-Alexandre Renet, Jeremy Joly, Fabien Planet e Rodrig Thain, difendono il Titolo conquistato un anno fa in Sassonia, consapevoli di avere dalla loro i chiarissimi favori del pronostico. Gli italiani, Alex Salvini, Oscar Balletti, Deny Philippaerts, Manuel Monni, Thomas Oldrati e Simone Albergoni, raccolgono la sfida e rivendicano il diritto di rinnovare i fasti dell’ultimo successo azzurro, ottenuto dal sestetto italiano vittorioso a La Serena, in Cile, nell’ormai lontano 2007. Sono sospinti, ma anche caricati di responsabilità, dalla pressione di un pubblico favoloso, che non ha disertato di fronte all’evento che torna in Italia dopo lo strepitoso successo ottenuto nel 1997, a Lumezzane, da entrambe le Nazionali, quella del Trofeo e quella del “Vaso” (ma ora è Trofeo Junior).
La Sei Giorni-Sardegna rompe il ghiaccio, ed entra nel vivo, sabato pomeriggio, con la sfilata delle Squadre per le vie di Obia, l’operosa città portuale che è stata letteralmente invasa e “occupata”, ma non rasa al suolo, dall’armata della Sei Giorni. Poi si riaddormenta domenica per l’ultimo giorno spensierato, e lunedì mattina, alle otto, è puntuale in “ufficio”.
Jeremy Joly (francese) è il primo Pilota a lasciare il palco di partenza ubicato nel paddock all’Isola Bianca, Simone Albergoni (italiano, che ve lo dico a fare), il primo a lanciarsi nella prima delle sei speciali della giornata inaugurale dell’ISDE organizzata dalla Federazione Motociclistica Italiana con i Moto Club sardi. Sono due momenti magici, trasognati, che trasformano un’attesa diventata quasi onirica in una magnifica realtà. Ed è battaglia, è il caso di dirlo, la prima delle sei battaglie che formeranno il corpo unico della grande “guerra” di Sardegna.
La Sei Giorni è stata localizzata in un’area meravigliosa, non a caso già scelta per dare vita al mito del turismo internazionale di lusso, Porto Cervo, e ad altri centri di non secondario interesse ambientale e naturalistico. La necessità di valorizzare questo straordinario patrimonio naturale può essere interpretata anche in chiave “enduristica”, e per questo i due grandi anelli fondamentali del percorso, di ben oltre duecento chilometri, sono stati tracciati per dar modo agli “ospiti” di rendersi conto del privilegio cui hanno aderito, magari per motivi meno edonistici ed estetici.
La Sei giorni scatta sull’anello, in senso antiorario, che porta gli oltre seicento sulle PS di Pittulongu, Marinella, Monte Pino, e di nuovo sulle prime due prima del rientro al paddock di Olbia. Lo spauracchio della gara è la polvere, praticamente inevitabile sulle piste sarde quando c’è bel tempo. Per fortuna durante la notte tra domenica e lunedì, come previsto ha piovuto, con perfetta scelta di tempo, e l’inaugurazione della grande kermesse è stata perfetta. Un po’ meno per quel “risultatone” che gli appassionati italiani si aspettavano, ma completamente soddisfacente per il pubblico di appassionati intenditori che seguono l’Enduro.
Protagonisti della giornata inaugurale dell’ISDE Sardegna non sono i soliti noti. Non tutti, almeno. Come sempre la Sei Giorni tiene in serbo, tra le pieghe della sua meravigliosa complessità, qualche colpo a sensazione. Come è già accaduto nel recente passato, la principale sorpresa è venuta dall’Australia, che ha concluso la prima tappa alle spalle dei Francesi e degli americani, grazie soprattutto alla formidabile gara del giovane Daniel Milner, migliore Pilota in assoluto dall’abbassarsi della bandiera a scacchi in poi.
Se Milner è stato il migliore della E2, e per giunta davanti ad Alex Salvini, nella E1 e nella E3 a tenere banco sono stati, rispettivamente, Jeremy Joly e Antoine Meo, all’ultimo momento saltato sulla moto dell’infortunato Christophe Nambotin, che ha provato appena un giorno per sistemarla sulle sue misure, ed è partito come sempre con le idee perfettamente chiare. I francesi vincono, e convincono, gli americani e gli australiani diventano grandi, e l’Italia si rimpicciolisce un poco di fronte al peso dell’attesa. Alex Salvini, neo Campione Mondiale della E2, ne è il testimonial e il condottiero. Oscar Balletti, che è un grande Pilota, trova nell’occasione mista italiana/internazionale, il pretesto per scrollarsi di dosso l’imbarazzo che spesso lo accompagna fuori dalle mura di casa. Balletti può, e deve, essere il Pilota che fa la differenza e porta l’ago della bilancia dalla parte giusta. Monni, Philippaerts ci sono e svolgono il loro compito con diligente attenzione. Forza Oldrati, un po’ meglio, e forza Albergoni, a cui non ha giovato certo aprire la corsa e presentarsi per primo davanti ai bravissimi cronometristi greci. E ci siamo.
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Forza anche Ragazzi del “Vaso”, pardon, del Trofeo Junior. Il secondo posto di Day One in Sardegna è quanto di meglio per augurare ed augurarsi di alzare il tiro di quel tanto che basta per mettere in ombra i “dannati” francesi, ancora una volta in testa ma, speriamo, non imprendibili.
E forza Ragazze! È la prima volta che l’Italia schiera una formazione femminile. Paola Riverditi, Cristina Marrocco e Anna Sappino hanno pantografato la giornata di apertura della Nazionale maschile. Quarte, come i ragazzi, alle spalle di Australia, Svezia e Francia, è un risultato anche se non è ancora nulla, perché è la prima volta e perché per la prima volta Paola Pelizzeni, la “Miss” delle Azzurre, ha imposto un obiettivo concreto: arrivare a destinazione e non pensare alla classifica. Già, perché anche solo riuscire a finire questa Sei Giorni, in fretta rivelatasi dura e difficile, questo sì ben oltre le aspettative, sarebbe un gran bel esito.
L’Italia, che tra l’altro vince le categorie C1, C2 e C3 con Maurizio Micheluz, Edoardo D’Ambrosio e Mirco Gritti, rispettivamente, parte dunque dal quarto posto iniziale. Un punto di partenza, vogliono tutti e vogliamo anche noi. I francesi sono degli ossi duri, lo sappiamo, ma Alex Salvini ha già dimostrato, in ambito Mondiale, che anche i francesi di quest’era si possono battere.
E Salvini, al riguardo, ha già fatto vedere che non si tirerà indietro, per nessuna ragione, quando si è fatto mezza gara con una spina conficcata nell’avambraccio sinistro, a minacciare i nervi di un adduttore. Un dolore lancinante, la sensibilità delle tre dita centrale della mano svanita, e la persecuzione del pensiero di non farcela.
Come comportarsi, in questi casi? Noi probabilmente saremmo già a letto, Alex no. Ha stretto i denti, gonfiato le gote per comprimere le sensazioni dolorose, ed è andato avanti, forzando l’andatura per ottenere ancora due terzi e due secondi posti, che gli valgono il secondo posto assoluto alla fine della prima giornata della Sei Giorni sarda e il dovere, per i medici dell’ospedale di Olbia, di togliere quella dannata spina. Bene alla svelta!
Se bene lo vedremo alla partenza della seconda giornata di gara, in fretta certamente no. Per due volte i medici dell’ospedale di Olbia sono intervenuti sull’avambraccio di Salvini, e il Pilota è tornato in albergo solo a mezzanotte. La spina è tolta, il dolore anche, ma solo per l’effetto dell’anestesia. Non è dato sapere se Alex sarà in grado di sopportare le conseguenze dell’infortunio, ma è certo che andrà a cercare la risposta sulle Speciali del secondo giorno.
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Foto di Max Morri