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Nel paddock di Olbia un grande amico, Claudio Mameli. Partecipa a questa Sei Giorni in qualità di logistico e di assistente di Fabio Fasola e Stefano Frassini. Sono tutti elbani, anche Fasola da qualche anno.
Claudio Mameli, non troppo tempo fa anche Campione Italiano Motorally, ha vissuto in prima persona la “mitica” Sei Giorni del 1981 organizzata sull’Isola e sui sentieri di casa. È un testimone prezioso di quell’edizione lontana nel tempo, ma vicinissima nella sensazionale memoria.
Che facevi di particolare, nel 1981, all’Isola d’Elba?
Claudio Mameli. «Beh, diciamo che sono stato un anno intero in moto. Mi hanno “fatto fare” un anno in moto per tracciare il percorso della nostra Sei Giorni. In quell’anno ne abbiamo fatte di tutte. Scoperto sentieri, pulito strade bianche e mulattiere, raccordato parti di tracciato e smussato angoli di terreno che potevano essere troppo difficili o pericolosi. Un impegno continuo, sempre notevolissimo, ma incredibilmente appassionante e bello. Lo dico con una punta di malinconia, perché mi rendo conto che oggi realizzare una cosa così sarebbe impossibile».
Perché?
«Perché? Ma perché oggi tra enti, ambientalisti, parchi, sarebbe impossibile trovare degli spazi agibili e liberi per organizzare una gara di enduro tanto lunga e complessa. Allora era molto facile, si poteva diventare una specie di Isola di Man».
Cosa ricordi con maggiore emozione?
«Era tutto molto emozionante. Il contatto con i Piloti, l’idea di un evento di portata massima di una specialità che è la nostra passione. Quando sei in un ambiente che ti piace, e contribuisci a fare qualcosa di importante, è già di per sé molto, molto emozionante. Tutto quello che facevo era un’emozione. In quell’occasione ho conosciuto tutti i Campioni del Mondo, le Squadre, i manager. Perini, Farioli, Andrea Marinoni. Durante quella gara diventai molto amico di Marinoni, che vedo ancora».
E chi fu il protagonista di quella gara?
«Secondo me proprio lui, Andrea Marinoni. Solo che alla fine lo fermarono per far vincere una moto italiana, La Fantic di Gualtiero Brissoni. Evidentemente c’erano delle imperscrutabili “ragioni di stato”. Andrea aveva una Zundapp, e lo fermarono. Era in testa».
Quali sono i ricordi davvero indimenticabili di quella manifestazione?
«Già il solo fatto di essere riusciti a realizzarla. Poi la grande festa del motorismo e del Fuoristrada che ne risultò. Ricordi indimenticabili, sì, ma quasi niente di fronte alla pelle d’oca che avevo quando sul primo gradino del podio salirono solo i nostri Piloti. Gualtiero Brissoni, Alessandro Gritti, Luigino Medardo, Gianangelo Croci, Franco Gualdi, Augusto Taiocchi. E poi Andrea Marinoni, Cesare Bernardi, Giampiero Findanno, Angelo Signorelli. Come si può dimenticare un successo così pieno e straordinario? E tutto questo era successo all’Isola d’Elba. Un bellissimo ricordo».
Oltre trent’anni dopo, una Sei Giorni su un’altra Isola. Come le senti?
«La manifestazione è bella. Mi è piaciuta la seconda parte, senz’altro più della prima. E mi ha impressionato moltissimo il livello raggiunto dai Piloti di punta. Sono veramente su un altro pianeta, anche soltanto rispetto a cinque, dieci anni fa. Probabilmente è anche merito delle moto di oggi, ma fanno proprio impressione. Bella manifestazione, veramente».