Sei Giorni 2013 Sardegna. The Track. Mario Rinaldi

Tredici Sei Giorni disputate, quattro vinte. Per non parlare degli Italiani, dei Mondiali, della Classiche e dei Rally in Africa. Rinaldi era senz'altro la persona perfetta per tracciare la 88ma Sei Giorni Sardegna 2013 | P.Batini, Olbia
5 ottobre 2013


Qualcuno lamenta che le prove erano, per tipologia, tutte almeno molto simili. Vero?

«È vero. In questa zona della Sardegna è molto difficile trovare degli spazi dove fare delle PS diverse, per cui sono venute fuori tutte molto simili, ed è anche per questo che i Piloti le hanno trovate tutte scavate, “sfondate” e difficili da guidare. Per la verità, con un buon anticipo lo avevo detto, li avevo avvertiti: “Guardate che le prove si scaveranno parecchio. Sarà una Sei Giorni fisica. Preparatevi».


Tanto è vero che anche la sorpresa Milner, alla fine era piuttosto provato…

«Infatti. Questo la dice lunga. Le prove facevano veramente la differenza».


Sappiamo che c’è anche un’altra ragione per fare delle prove speciali di questo tipo… perché non un’estrema, o almeno una linea?

«Probabilmente il fatto è da leggere nel grandissimo numero di partecipanti, in una gamma estesissima di capacità tecniche e fisiche. Per permettere che la media dei Piloti riesca a portare a termine la Six Days, bisogna che le prove siano disegnate in questo modo. Per il controllo della gara, ma anche e soprattutto per la sicurezza».


Quanto tempo, energie, lavoro per preparare questa Sei Giorni?

«Oddio, tu fai conto che sono due anni che vengo regolarmente in Sardegna a lavorare sul percorso. Con la collaborazione, ci tengo a sottolinearlo, soprattutto dei ragazzi di qui, Marzi, Decandia, gli altri, che mi hanno dato veramente una grossa mano. L’ultimo mese, invece, mi sono trasferito definitivamente e l’ho dedicato full time alla gara».


Che ti ha fatto vedere questa Sei Giorni?

«Mi pare soprattutto che il livello dei Piloti amatori si sia alzato molto. Si è spostata certamente più avanti la soglia del “brocco”! Sono amatori che amatori non mollano, neanche a morire. Forse è anche il fatto che si è corso in Italia. I Moto Club, per esempio, erano in maggioranza italiani. Ci tenevano a fare una bella figura in casa loro. Ho visto cose commoventi. Hi visto Tullio Pellegrinelli, che non è più un ragazzino e che ha già visto tutto in vita sua, con le vesciche alle mani, provatissimo, eppure era lì ancora. Complimenti e ammirazione!»


Facci per favore una fotografia della gara.

«Forse, se deve essere una foto sola, ci vedo tutti gli enduristi del Mondo che si ritrovano in una grande manifestazione che unisce ancora tutti, e che porta avanti una tradizione eccezionale».


E agonisticamente parlando? Gli italiani?

«Porco diavolo! Purtroppo c’è questo grandissimo Alex Salvini, che è l’elemento trainante della Nazionale. Ma il resto del gruppo non ha ancora percepito il segnale del nuovo condottiero. Deve ancora imparare ad approfittare di questo grande elemento di vantaggio. Credo che l’Italia adesso potrà diventare grande in breve tempo, porcodiavolo».


Allora era meglio aspettare, e fare la Sei Giorni in Sardegna l’anno prossimo?

«No, anche l’Argentina va bene!».

Video: Andrea Perfetti
 

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