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Alessandro Delbianco è un ragazzo spontaneo e solare. Intervistarlo è facile, perché non è mai banale o scontato. In un mondo dove la maggior parte dei piloti recita un copione mandato a memoria, Delbianco è spesso una voce fuori dal coro.
Nato a Rimini il 31 luglio 1997, la sua carriera è stata sino ad ora decisamente vorticosa, e lo ha portato in pochi anni dalle minimoto al campionato mondiale Superbike. Dopo aver vinto, a soli nove anni, l'europeo minimoto Junior A, e l’anno seguente l'europeo Junior B, Delbianco è passato alle 125 e alle Supermotard, per poi approdare al CIV Moto3. Ma non in un team qualsiasi, bensì nel Max Racing Team di Biaggi, uno che di piloti se ne intende. Nella prima gara di Imola, però, una caduta e un infortunio lo costringono a saltare quasi tutta la stagione. L’anno dopo, ecco un primo colpo di scena che lo porta a saltare dalle 250 alle Superstock 1000. Il suo talento gli permette di adattarsi in fretta alle grosse cilindrate.
La sua stagione nell’Europeo con la BMW del team Gulf Althea Racing è fatto di alti e bassi, e si conclude con un quinto posto in classifica e con un podio, conquistato sulla pista di Brno. La logica consiglierebbe un altro anno nella classe cadetta delle derivate, ma nel 2019 la Dorna cancella la STK1000, e allora ecco il secondo colpo di scena: Alessandro compie il grande salto nel campionato mondiale Superbike, con la privatissima Honda CBR1000RR del team Althea Mie Racing: un salto forse avventato o comunque prematuro, come lui stesso ammette in questa intervista, ma anche una bellissima esperienza, che gli ha consentito tra l’altro di mettere in mostra le sue doti “anfibie”. Sulle piste bagnate Delbianco riesce a dare il meglio di sè, non senza sbandate e fuoripista che fanno venire i capelli dritti ai suoi tifosi.
Conclusa la sua avventura con il team Althea, Delbianco decide di fare un passo indietro, per poterne poi fare un altro in avanti in futuro, e ritorna nel CIV Superbike. Lo accoglie il team DRM Racing, dove ritroverà una S1000RR BMW. Il suo casco Arai rappresenta il fil rouge della sua carriera. Durante l’intervista Ale ci mostra uno dei suoi RX7 V Racing con i segni evidenti di una caduta, ma grazie alla qualità ed alla sicurezza del casco giapponese, non ci sono state conseguenze per il giovane pilota italiano.