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Non si pensi che si sia all’epilogo, perché la crisi che attraversa l’Associazione Ciclo Motociclo e Accessori non trova termine.
Come un macigno, il 29 Ottobre arriva sul tavolo dei rappresentanti delle imprese associate ad ANCMA una declaratoria dei probiviri confederali incentrata sul seguente provvedimento: «in applicazione dell’articolo 4, lettera e), del regolamento di attuazione dello statuto di Confindustria ANCMA sono radiati, con effetto immediato a far data da oggi, i rappresentanti delle imprese associate a Confindustria ANCMA sotto elencate, protagonisti a vario titolo dallo scorso mese di aprile – e oggi addirittura promotori – di azioni in assoluto contrasto con i doveri e gli impegni che discendono da una corretta e coerente appartenenza all’organizzazione confederale.
Acerbis S.p.A., Alpinestars S.p.A., Askoll EVA S.p.A., B2C Innovation S.r.l., Bottecchia Cicli S.r.l., Brembo S.p.A., Canyon Italia S.r.l., Casalini S.r.l., Dainese S.p.A., Decathlon Produzione Italia S.r.l., De Rosa Ugo e Figli S.r.l., Doniselli S.p.A., Fantic Motor S.p.A., FIV Edoardo Bianchi S.p.A., FIVE S.r.l., GIVI S.p.A., Harley Davidson Italia S.r.l., Husqvarna Motorcycles Italia S.r.l, Kawasaki Motors-Europe NV, KMI Kymco S.r.l., KTM Sportmotorcycles Italia S.r.l., Yamaha Motor Europe NV, Ligier Group Italia S.r.l., Locatelli (Airoh) S.p.A., Mario Schiano S.r.l., Newfren S.r.l, Nolangroup S.p.A., Santini Maglificio Sportivo S.r.l., Scott Italia S.r.l., Società Generale Ricambi S.p.A., SWM Motorcycles S.r.l., Triumph Motorcycles S.r.l., Tucano Urbano S.r.l.».
Segue il 30 ottobre l’affissione, all’ingresso della sede di ANCMA, di una lista nominale di divieto di accesso e vengono indicati i nomi di 4 società che dal provvedimento di radiazione passano a quello di espulsione.
Se fino ad oggi avevamo preferito non pubblicare una storia di conflitti interni che da mesi si sviluppa tra i corridoi di ANCMA a Milano e quelli di Confindustria a Roma, era perché speravamo di poter saltare direttamente al capitolo finale e raccontarvi un lieto fine che desse a tutti la sicurezza di essere rappresentati da un organo forte, vitale e con grande voglia di far bene per il settore.
Purtroppo, gli ultimi eventi di cui sopra hanno compromesso molto, se non azzerato, le possibilità che ANCMA oggi possa ancora svolgere il suo ruolo di rappresentanza e tutela di tutte le parti, dal momento in cui vede radiate ben 33 aziende su 160 (oltre il 20%), tra le quali molti marchi leader di moto, bici e accessori, che sommano circa la metà del fatturato del settore.
Ed è proprio questa situazione che ci preoccupa e che, per comprendere meglio, vogliamo ricostruire dall’inizio.
Nel Maggio 2018 la caduta dell’allora Presidente di Confindustria ANCMA, Antonello Montante, apre di fatto una spaccatura per la scelta della futura guida dell’Associazione. Da una parte un nutrito gruppo di associati, guidati da una task force di “senatori”, che intraprende una serie di azioni che hanno come scopo quello di scegliere il nuovo presidente. Dall’altra Confindustria, che il 1° luglio 2019 decide di commissariare l’Associazione. Il Commissario è scelto nella persona di Giannetto Marchettini.
Gli associati raccontano di ritrovarsi con le serrature dell’ufficio milanese cambiate, con provvedimenti e licenziamenti. Il nuovo Commissario di Confindustria ritiene illegittima la loro azione ma gli stessi associati però non riconoscono alcuna legittimità al commissariamento della loro Associazione, come dire due “padroni” dello stesso cane, o il drago a due teste, e per risolvere la questione si rivolgono al Tribunale di Milano.
Con un provvedimento del 20-23 settembre 2019, il Presidente del Tribunale di Milano convoca l’Assemblea degli associati ANCMA affinché si possa, attraverso regolari elezioni, scegliere il nuovo Presidente.
Gli associati organizzano l’Assemblea per il 29 Ottobre al NH Hotel Fiera Milano.
Alle 11 e pochi minuti di quel giorno Pietro Meda, avvocato, presidente dell’Assemblea, e il notaio Alessandro Stucchi, Segretario, danno inizio ai lavori.
Gli associati, per un totale di 481 diritti-voto, validano l’ordine del giorno e, poco dopo le 13, eleggono il nuovo Presidente. È Paolo Magri, 66 anni, di Bergamo, Dirigente di Brembo SPA. Contestualmente e per ricoprire il ruolo di Vice Presidente è scelto Diego Sgorbati, AD di Tucano Urbano. 476 voti favorevoli, 4 contrari, una scheda bianca. In totale gli Associati rappresentano oltre 900 voti dai quali si deve sottrarre un numero, non noto ma significativo, di diritti decaduti per motivi diversi. Perciò l’espressione del voto non lascia spazio a eventuali dubbi. Pietro Meda e il notaio Stucchi firmano il verbale e dichiarano sciolta l’Assemblea.
Ma alle 13:11 sempre di quel 29 ottobre, Confindustria ANCMA emette un comunicato. Il firmatario, Giannetto Marchettini, dichiara che l’Assemblea “non è stata celebrata per l’impossibilità di sottoporre al voto degli associati le materie elencate all’ordine del giorno”. Il comunicato aggiunge anche che “Il Commissario ha preso atto che in un’altra sala del luogo di convocazione, su iniziativa di taluni associati, si sta svolgendo una riunione, nell’ambito della quale è stato impropriamente utilizzato il logo e il nome dell’associazione, priva di ogni legittimazione, sicché ogni eventuale decisione dalla stessa assunta deve ritenersi invalida, nonché priva di effetti e di efficacia nei confronti di Confindustria ANCMA e di tutto il sistema confederale.”
Siamo ormai agli antipodi: da una parte i lavori dell’Assemblea degli associati che ha eletto Paolo Magri Presidente, dall’altra la posizione contraria dei Probiviri confederali che non riconoscono la validità di tale Assemblea e scrivono la sera del 29 ottobre a tutti gli associati: “Emerge - in tutta evidenza - la necessità di porre in essere alcune risposte organizzative a presidio dei valori e dei comportamenti richiesti per l’appartenenza al sistema confederale, con specifico riferimento a quei rappresentanti di imprese associate a Confindustria ANCMA che, in vario modo, hanno determinato l’affermarsi di un contesto di crescente contrapposizione, sfociato da ultimo nei distorsivi accadimenti di oggi.”
L’epilogo è la radiazione degli Associati “ribelli” e il divieto di accedere alla sede.
La preoccupazione che deriva dallo stato odierno della questione è grande.
Viene immediatamente da domandarsi perché l’espressione della maggioranza in Assemblea dovrebbe essere incompatibile con il compito che Confindustria affidava alla governance transitoria: “sgombrare definitivamente il campo da sospetti ed accuse, riportare trasparenza e fiducia e soprattutto preparare le condizioni migliori per ridare a Confindustria ANCMA il ruolo, la coesione e la legittimazione interna ed esterna, coerente con la sua storia e la sua importanza nel panorama industriale del nostro Paese”. Perché, se c’è davvero comunione di obiettivi, si deve contemplare un arco giudiziario che, nato all’alba, rischia di non vedere una conclusione al tramonto e di attraversare EICMA, che è il fiore all’occhiello dell’Associazione?
E soprattutto, come potrebbe oggi ANCMA garantire la tutela e la rappresentanza di un settore, quando al suo interno Commissario e associati non trovano un accordo e non si riconoscono a vicenda e quando 33 tra le aziende più rappresentative del settore vengono espulse dall’Associazione dimezzandone di fatto le forze?
Ora è necessario che sia fatta velocemente chiarezza tra la validità dell’Assemblea ordinata dal Tribunale e tenutasi dagli associati e il provvedimento di radiazione degli stessi associati voluto dal Commissario.
Seguiremo gli sviluppi perché vogliamo che la priorità resti per tutti la salvaguardia degli interessi del nostro settore, di chi ci lavora e di chi lo ama.