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Vincere è “defaticante”. È la doccia che lava via le fatiche, che rigenera il piacere di un torrente di successi in un bagno di trionfi. Beh, possiamo ben dire, allora, che Andrea Verona è sempre… sotto la doccia.
Verona ha vinto ancora, è Campione del Mondo Enduro2, quella che era la classe regina, ma prima il venticinquenne fuoriclasse italiano è stato Mondiale E1 nel 2021 e 2022, e assoluto EnduroGP nel 2022. Come “anteprima” ai Mondiali con i “grandi”, Andrea Verona si era e ci aveva offerto i Titoli Youth, 2017, e Junior, 2019. L’ufficiale GasGas, insomma, è il numero 1 assoluto dell’Enduro Italiano della cosiddetta era contemporanea. Verona, che era arrivato al Mondiale con la “piccola” 250 4T, ha corso e vinto anche in questa stagione con la “media” 350 “ispano-austriaca”.
In vista della stagione 2025, che è già sul ponte di lancio, alcune conferme e, forse, una piccola novità, ora riconducibile a un test specifico con la 450cc. Di fatto la base del programma è ripetere la stagione e magari il Titolo ma, possibilmente, vincere partendo da questa categoria anche la EnduroGP, l’Assoluta.
Come in ogni Sport, l’Enduro vive un clima di continui affinamenti, di miglioramenti a volte impercettibili che portano le Moto sempre ad un salto di qualità. Sembra difficile, così la domanda viene spontanea: in quali aree questi miglioramenti sono più evidenti, sostanziosi? In che modo si gestisce lo sviluppo di una Moto già vincente? Tuttavia, si finisce sempre per parlare di tecnica e di Moto, e allora diventa urgente tornare un poco indietro e focalizzare sul Pilota, sull’uomo. Insomma, parliamo di Enduro: quanto conta la Moto e quanto conta il Pilota? La risposta a questo quesito di sempre è, nell’interpretazione di Andrea Verona, particolarmente raffinata.