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L'originalissima Bimota che abbiamo visto in Eicma nello stand Kawasaki, la Tesi H2 motorizzata con il quattro cilindri sovralimentato da 220 cavalli, e oltre, è reale e marciante: ha già fatto diversi chilometri su strada.
Qualcuno poteva pensare che la moto fosse largamente incompleta, considerando i tempi stretti dell'accordo tra Bimota e Kawasaki, ma Pierluigi Marconi è esplicito.
«Su questa nuova ciclistica - ci ha detto l'ingegnere riminese - lavoro da due anni».
Ricapitolando sinteticamente tutta la storia per chi non la conosce, Marconi è il padre della Bimota Tesi originale (assieme a Roberto Ugolini, due studenti che presentarono la loro “Tesi” di laurea all’università di Bologna e poi entrarono in Bimota), quella che fu presentata al Salone di Milano del 1983.
La prima versione vista a Milano (nella foto qui sopra) montava un motore Honda V4 prelevato dalla VF400F, poi arrivò la versione da corsa con il motore Honda VF750, e poi altri prototipi prima della Tesi 1D spinta con il bicilindrico Ducati Desmoquattro.
La ciclistica, con il forcellone anteriore e l’azionamento indiretto dello sterzo, era stato il soggetto della tesi di laurea, che alla Bimota con alla guida tecnica Federico Martini era piaciuto tanto.
In seguito, le difficoltà dell'azienda di Rimini (fallita nel 2001) hanno complicato anche la vita della Tesi, Marconi è passato ad altre esperienze, come la Benelli a Pesaro, e infine ha costituito un proprio studio di progettazione e consulenza tecnica.
«Avevo in mente da tempo – ha precisato Pierluigi Marconi - varie modifiche da fare su questa ciclistica, alla ricerca di una maggiore neutralità dello sterzo e quindi di un feeling più marcato con la ruota anteriore in frenata e in curva. Tante novità anche strutturali, come i due bracci che sono uniti a una parte centrale in fibra di carbonio per incollaggio, secondo una tecnica aeronautica».
L’intervento di Kawasaki ha rivitalizzato la Bimota che, resuscitata nel 2003 dall’imprenditore milanese Comini, era passata dieci anni dopo agli svizzeri Chiancianesi e Longoni.
Kawasaki Motors Europe N.V., la filiale europea di Kawasaki con sede in Olanda, ha costituito il 16 aprile scorso la società Italian Motorcycle Investment S.P.A. (IMI), con sede in provincia di Rimini e che vede Mario Chiancianesi nel ruolo di rappresentante legale.
La partecipazione della Kawasaki in IMI è del 49,9% . La Bimota S.p.A., che nascerà una volta completato il finanziamento dall’attuale Bimota SA con sede a Locarno, resterà in Italia. I collaboratori saranno italiani e primi sono di fatto ex Bimota. Kawasaki si limiterà a fornire motori e componenti per la produzione di modelli di moto che continueranno a chiamarsi soltanto Bimota e saranno costruiti a Rimini come detto.
Fino a qui i fatti. Tra le ipotesi, sembrerebbe concreta la possibilità di vedere davvero la Bimota tesi H2 già nel 2020: si dice che la presentazione ufficiale sia programmata per maggio e che subito dopo partirà la produzione. Certamente sarà una moto preziosa ed esclusiva, si parla di prezzi alti e di una serie limitata: Kawasaki ha comunque previsto duecento moto Bimota prodotte l’anno prossimo.
Vedremo soltanto questo modello? C'è una precisa strategia di brand dietro a questa clamorosa operazione? Bimota e Kawasaki tipo AMG con Mercedes, per intenderci? Attendiamo con curiosità ed entusiasmo gli sviluppi: Bimota per noi e per molti appassionati vuol dire Morri e Tamburini, è il marchio delle moto molto speciali costruite a partire dal 1972.
L'affetto è ancora tanto e l'immagine nel mondo resta elevata.
Bimota
Via Ausa 118
47900 Cerasolo Ausa di Coriano
(RN) - Italia
0541 082822
[email protected]
https://bimota.it/
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