Crazy Italian Rally. Mamely & Bellini Polverizzano il Record!

Un po’ di leggerezza… e di follia. Seconda edizione del Crazy Italian Rally, versione Winter, da Biella al Gran Sasso in assoluto freestyle. Una sola regola: non più di 50cc. Quattro cime per lo Skyrider Award. E due Elbani protagonisti assoluti.
11 febbraio 2019

Castel del Monte, L’Aquila, 10 Febbraio 2019. Domenica di leggerezza. Il messaggio che arriva presto la mattina è laconico e agghiacciante. “Siamo fermi a 8 KM dall’arrivo, aspettiamo che vengano a montare la struttura del traguardo!”. 

Nemmeno i Brados, al secolo Andrea e Luca Castagno organizzatori, ben avvezzi all’imprevedibile leggerezza della follia avevano potuto immaginare tanto, e cioè che l’epilogo del Crazy Italian Rally Winter potesse essere nella realtà più veloce della fantasia e dell’ottimismo. E chi avrebbe mai pensato che due Elbani, lunghe storie di guerra e spietati come esiliati, potessero polverizzare il record del Rally e arrivare alla mèta in anticipo sui programmi di Castel del Monte? Nessuno. A meno di non conoscerli. “Il” Mameli e “Il” Bellini. I nomi, rispettivamente Claudio e Andrea, sono ormai persi nel tempo, sostituiti dall’inequivocabile vocazione all’unicità di quell’articolo “Il” che sta a indicare persone definite, sì, ma ben distinte dalle altre della stessa specie. Così sono i due Elbani.

Erano partiti in 44 Avventurieri, dai 1.150 di Oropa, Biella, e dovevano raggiungere i 1.346 della località abruzzese all’ombra del Gran Sasso. 1.000-1.300 chilometri di Viaggio a seconda della rotta, in inverno, tre giorni di tempo. Un’idea sottile di Racing, ma assolutamente informale, e nessuna regola, nessun percorso previsto o imposto. Assoluta, regale libertà di scelta. Certo, “firmando” con un selfie il passaggio ai quattro Passi della Cisa, 1.041 m.s.l.m, della Pradarena, 1.579, dei Mandrioli, 1.173, e Cornello, 818, Lepri e Tartarughe, le due categorie in… gara, concorrevano all’assegnazione del riconoscimento High Quality dell’Evento, il Timbro di Skyrider sul proprio curriculum di Avventuriero.

Nessuna regola, solo un paio di limiti. Mezzi a propulsione umana, due i pazzoidi in bicicletta andati poi KO, e a motore di cilindrata massima di 50cc. S’intende Moped, Vespini, Apini, Liberty, Ciao e Ciaini, Benellini, Scarabei, Tuboni, eccetera. Di conseguenza, divieto di “correre” in autostrada e super strada, e responsabilità, civica, etica, penale, di comportamento e morale, esclusivamente e completamente del singolo Pilota o dell’Equipaggio. Qualsiasi Cannonball gli fa un baffo, al Crazy Italian Rally dei Gentlemen Yeti.

La chiave di lettura della Corsa deve tenere conto di pochi fattori fondamentali: l’irriducibile, primordiale determinazione alla sopraffazione di Bellini e Mameli, la preparazione meticolosa e la strategia di Gara. Meccanici di professione, e Racers nell’anima, Mameli e Bellini hanno preparato accuratamente i rispettivi scooter Honda e Piaggio con una perfetta revisione ed equilibratura delle parti in movimento, un efficiente impianto elettrico per sopportare la strumentazione di navigazione GPS e le lunghe galoppate notturne ai fari alogeni. Gomme M+S, addirittura intagliate, parabrezza rastremato al phon in officina per ottimizzare l’aerodinamica e un’estensione artigianale dei paramani. Basta, nient’altro. Per la preparazione fisica, niente di meglio che lunghe notti passate a girare per le strade deserte e ghiacciate dell’Isola d’Elba invernale. Anche durante il tacchino di Natale o il brindisi di Capodanno, famiglie abbandonate e chilometri, e chilometri di notte e in canottiera e senza guanti per abituarsi a non dormire e al freddo. Abbigliamento invernale di buona qualità per i tre giorni di Rally, certo, diventa confort.

Niente è lasciato al caso, ed ecco che, una volta partiti da Oropa, il Rally diventa la logica campagna trionfale dell’Equipaggio elbano. Una prima “mazzata” alla concorrenza il primo giorno di Gara, 100 chilometri di vantaggio acquisiti fino alla sosta a Empoli, quattro ore di margine calcolate alla sosta notturna e brevissima di Rieti. 12 ore di guida, poi dieci e infine le due dell’ultima mattina, a cose praticamente fatte. Il segreto? Resistere alla tentazione di fermarsi per 1.000 caffè e affrontare l’ascesa ai Passi di giorno. Strategia di Gara, si diceva, perfetta. Mentre il grosso della Truppa sceglieva di spostarsi sulla rotta a Est, più breve e, forse, più facile, Bellini e Mameli scendevano attraversando la Toscana come un “fittone” di flipper. Il Tracking non rivelava la scelta tattica fondamentale, poiché opportunamente l’Equipaggio elbano aveva evitato di trasmettere e rendere pubblica la propria posizione. Poteva farlo, una regola non scritta tra le non regole non dette e non tali.

Noi sapevamo, segretamente informati, che l’alba della domenica, giornata finale di Gara, metteva Mameli e Bellini, ma soprattutto gli Organizzatori, in una posizione quasi imbarazzante. Dopo aver attraversato anche il Cornello molto prima degli orari calcolati dagli Organizzatori, la probabilità di presentarsi in vista del traguardo in grande anticipo era diventata certezza. Per questo quella telefonata dal Bar a otto chilometri dall’Arrivo di Castel del Monte.

Poi il Viaggio del Crazy Italian Rally si è raddrizzato diventando festa di conquista. Eccoli tutti, uno alla volta, in piccoli gruppi, sotto lo striscione d’arrivo. Un successo semplice, geniale, al punto da diventare contagioso. Sarà poi la volta del Crazy Italian Rally Summer e, siamo certi, dell’esplosione della terza Winter. Del resto, se Mameli & Bellini avessero detto agli amici, invece di stare zitti come topi, saremo stati almeno in tre o quattro pronti a sfidarli. Evidentemente non si sono fidati di chi li conosce bene, non si lascia intimidire dalla loro omertosa “competitività” e, la Storia scritta sulle tavole del Motociclismo lo dice, li ha già battuti!

Ah, un’ultima cosa. Tra i documenti sparsi al termine dell’Evento, c’è anche un “Ordine di Arrivo”. Elegante, democratico e salomonico escamotage per non dire “classifica”?

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