Da Euro4 a Euro5: vi sembra il momento?

Da Euro4 a Euro5: vi sembra il momento?
Oltre ad essere bisestile, il 2020 è anche l’anno di “scadenza” della normativa di omologazione Euro4. Stop il 31 dicembre, largo alla “rivoluzione” Euro5. Ma se Era Glaciale è, allora bisognerà rivedere almeno la tempistica
1 aprile 2020

Non mi intendo di numeri, non ho troppa affinità spirituale con la burocrazia. Trovo che le leggi siano un bene, che le regole morali servano come e più delle leggi, che il buon senso possa aiutare a formulare le une e a rispettare le altre. Mi areno quando le regole sorpassano buon senso e circostanze straordinarie, ma non mi arrendo e sono vistosamente di malumore.

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Leggo del passaggio dalla normativa di omologazione Euro4 alla successiva Euro5, tra gli altri nuovi parametri di emissioni e rumore, diagnostica evoluta, omologazioni “realistiche” in pista. Il 31 dicembre scade la prima specifica per lasciar posto alla successiva, che, è facile supporre ancor prima di leggere, tende a inasprire perché basata su un criterio di obiettivi a medio termine da centrare in favore di un più rispettoso atteggiamento nei confronti dell’ambiente. Dico “facile supporre” ma non scontato, poiché per esempio proprio in queste ore il numero 1 degli americani ha deciso di rimodellare di molto i termini del processo iniziato dal suo predecessore Barack Obama per una riduzione drastica di consumi e emissioni dei motori termici.

In buona sostanza Mister Trump dimezza i parametri e raddoppia i tempi pensando così di passare alla storia come il salvatore dell’industria automobilistica. In realtà a scapito del cielo e degli americani, che risparmierebbero mille dollari sull’acquisto dell’auto per rispenderli con gli interessi dentro il serbatoio del carburante. Vuoi il circo?

Eleggi un clown!

Ma magari Donald voleva solo farci uno scherzo il 1° di Aprile, o distrarre dalla politica anti-Corona adottata con una tempistica che probabilmente è quella che ha ispirato la cancellazione dell’atto Obama.

Accidenti alla passione per la digressione, favorita senz’altro e di molto dal periodo di #iorestoacasa. Faccio uno sforzo e ritorno a bomba.

Mesi contati

Da Euro4 a Euro5, dunque. Scadenza il 31 dicembre. Vuol dire che da quel momento non si potranno più immatricolare Motociclette Euro4, bensì soltanto quelle allineate alla normativa Euro5. Non lo hanno deciso ieri e non è una sorpresa, non cade come un fulmine a ciel sereno. L’evoluzione di normativa è importante e “stringente”, tanto è vero che esiste già un piano Euro5+ sull’agenda del 2024. Quello che è una sorpresa, invece, è il bastardo che entra nella nostra vita e la congela, creando un blocco spazio (ridotto) temporale (dilatato) che rimescola drammaticamente tutte le carte in tavola. Tutte, senza eccezione alcuna.

Nel concreto vuol dire che, di fronte a un blocco pressoché totale delle vendite di motocicli, la curva è crollata da un favorevole febbraio a un catastrofico marzo, le Moto in magazzino o negli stock restano lì dove sono, andando inesorabilmente impotenti verso l’obsolescenza e rimanendo per sempre nel carico di costo di industria e rete di vendita, e anche in buona misura del cliente finale, nel caso di una moto ordinata o appena comprata.

C’è poi un problema strettamente legato alla limitata, o nulla, operatività dell’industria conseguente al blocco della produzione imposto dal decreto dell’11 marzo per il contenimento della diffusione del virus, un problema reale di difficoltà di approvvigionamento e assemblaggio quando si parla di relazioni con fabbriche dell’estremo oriente, e comunque un problema difficile anche soltanto da fissare nei termini, che è quello delle inevitabili differenze tra le tempistiche di ripartenza a seconda delle regioni del pianeta interessate dal contagio.

Correre ai ripari

Lo scenario, insomma, è ben più che preoccupante. La problematica che rischia di travolgere il settore delle Moto non è, naturalmente, un’“esclusiva”, ma coinvolge tutto il ben più ampio panorama della mobilità, sia pure in presenza di termini e di numeri diversi a seconda delle Nazioni interessate da un fenomeno comunque globale.

Ecco, quindi, che il problema sintetizzato per il nostro settore da un recente comunicato di ANCMA, l’Associazione italiana dei Costruttori di Motocicli e Accessori, sale a interessare l’intero spazio aereo europeo per atterrare sui tavoli di ACEM, che è l’omologa associazione a respiro continentale.

La “soluzione” all’urgenza del problema abbraccia la “teoria del rinvio”, che è il titolo ripetitivo che si associa ad ogni tipo di notizia di blocco delle attività.

ANCMA, per voce del suo Presidente Paolo Magri, chiede che il nostro Governo porti a Bruxelles il suggerimento di spostare avanti di almeno sei mesi la data di scadenza di vendita del prodotto Euro4.

Sul tavolo dell’Europa, nel frattempo, lievita la sensazione che il termine possa essere portato a un intero anno e spalmato uniformemente sull’intera situazione europea. In questo modo si eviterebbero i pericoli di difformi decisioni autonome, si darebbe una dimensione temporale certamente drammatica ma più realistica e gestibile a questa inopportuna Era Glaciale, e un valore a un'Europa un po' agli sgoccioli.