Damiano Bugatti è volato via!

Damiano Bugatti è volato via!
Il presidente del MC Lumezzane se n'è andato. Non prima di aver lasciato un segno forte e indelebile. La nostra vicinanza alla famiglia, ai figli, agli amici
26 aprile 2020

Damiano Bugatti non c’è più. È andato avanti, come ha sempre fatto, e poi è volato via. Combatteva dall’inizio del millennio con la malattia, la teneva a distanza e ormai pensavamo tutti che il malvagio non lo avrebbe mai raggiunto. Invece no, alla fine ha acchiappato il nostro Presidente e se l’è portato via. Non prima, tuttavia, che riuscisse a imprimere alla Storia della sua e della nostra passione un’accelerazione memorabile. Pilota, Segretario, Vice, poi Presidente. E con lui Il Campionato del Mondo di Enduro di Lumezzane, la Sei Giorni Internazionale di Enduro di Lumezzane, la favolosa Xtreme Lumezzane del Dhet del Deaol. E le Squadre Nazionali, Mondiali, i piloti della Dakar. Il Presidente è stato una spinta costante perché più gente possibile potesse vivere in prima persona o da vicinissimo quella dannata, fenomenale passione. Stringo forte la Famiglia, i Figli, gli amici. So per certo che ce sono tantissimi tra noi, stretti in questo abbraccio. So che Lumezzane non è mai stata solo un punto geografico. Di questo vi vorrei parlare.

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Ho avuto la grande fortuna, un giorno, di entrare in quel mondo da favola che è Lumezzane e il suo Moto Club, un mondo straordinario dove l’utopia è divenuta quotidianità e del quale i “soci” da una vita avevano eletto e assunto come riferimento la figura del Presidente: Damiano Bugatti.

Venivo dal Sud, da “straniero”, e credo che non mi bastasse il “salvacondotto” di Pierdomenico, grande amico d’intesa istintiva, o del “Totale”, ambasciatore sui campi del Lumezzane d’attacco, al Presidente da quarant’anni non deve essere piaciuta quella “intrusione”. Non era né una questione personale né di principio. Damiano amava, e si imponeva sempre, il tempo della ragione. Soppesava. Collegava con i suoi principi, accordava con l’esperienza. Ciononostante mi aveva aperto le porte di Via Mazzini 92, l’ex Municipio restaurato dai Soci, orologio storico della facciata compreso, della sua grande Fabbrica, di casa sua e della tripla città, San Sebastiano, Pieve e Sant’Apollonio saldata nell’unica Lumezzane dalla vicinanza, dalla conformazione della Valle, dalla Storia.

Gran parte della giornata era occupata dalle attività dei singoli, e la mia dal compito per cui ero lì. Quale che fosse l’importanza dell’occupazione di ciascuno la linea riservata agli affari dell’Evento era sempre libera, prioritaria. Pochi secondi, a volta, per vedere più chiaro, e avanti.

Riunioni serene e concrete. Dall'Era, Seccamani, Guarneri, Bettini, Bertoli, Totale, Ricchini, i figli di Damiano, Clemente, Andrea, Paolo, Gabriele, qualche volta Enrica e Mandorra Frigo, Lory. Talvolta era il pranzo che riuniva la task force, talvolta i casoncei del Gaim, spesso il gelato di Joe e, ancor più spesso, quasi un rito, era l’Oratorio di Sant’Apollonio. Ecco, questo mi colpì al cuore.

Il Moto Club era nato all’Oratorio, anche se formalmente la “leggenda” stabilisce che l’atto zero fu celebrato a Treviso Bresciano una sera di settembre del 1962, le Motociclette erano arrivate all’Oratorio, e così le prime Gare. Il primo Presidente del sodalizio fu Don Giacomo Mognetti, oggi si direbbe l’appassionato “zero”.

Di lì a qualche tempo Damiano cominciò a correre, e tra quella gente, quegli amici che tutti i giorni si ritrovavano per svagare la mente e pensare un poco anche agli altri, a scrivere l’avventura Moto Club Lumezzane. Nel 1975 Damiano fu eletto dal plebiscito Presidente, e lo è rimasto per sempre, anche quando il figlio Paolo ne ha rilevato la carica formale nel 2018. Lo sarà per sempre.

All’Oratorio non avevo scoperto una storia. Avevo incontrato un modo di intendere la vita e le cose che mi è rimasto impresso. Il concetto era ed è quello di non fallire, certo, di migliorare contando sempre sulla fiducia reciproca e sul contributo di chiunque, possibilmente tutti. Una forza imbattibile, inarrestabile. L’Oratorio riuniva i ragazzi, i ragazzi divenuti grandi e, magari, importanti, i figli dei grandi, i nipoti e così via. Non era solo nel Moto Club che imperava il principio, era nel Paese, che per estensione filtrava nella società con effetti sublimi. Dalle Spade alle pentole, dall’acciaio ai rubinetti, Lumezzane non l’ha mai fermata nessuno.

Ogni aspetto di quel Mondiale o di quella Xtreme veniva passato al vaglio dell’Oratorio, con un panino con la salamella o la carne di cavallo in mano per ricordarsi da dove si viene. La bocca piena di sapore e la testa traboccante di progetti. Questo prima, e questo oggi. Sempre nel rispetto dovuto al Presidente e amico.

Talvolta Damiano non poteva partecipare a questa o quella riunione, ma gli amici ormai sapevano come andare avanti tenendo conto della sua “filosofia”, talvolta lo aspettavano e comunque la decisione definitiva era rimandata alla sua approvazione. Venivo via da Lumezzane sempre malvolentieri. Mi sarei fermato sempre un giorno di più.

Le generazioni di Lumezzane non si avvicendano, si sommano. E la forza della Città ideale si amplifica. Oggi Damiano non c’è più, e Dio solo, che lo ha accolto a braccia aperte per saperne di più, sa quanto mancherà sulle mulattiere della nostra vita.