ISDE 2019 Portugal. Finale. USA Overall, Australia Junior, Sanders Hero

ISDE 2019 Portugal. Finale. USA Overall, Australia Junior, Sanders Hero
Si chiude la 94ma Edizione della Sei Giorni Internazionale di Enduro. Vincono gli americani davanti agli australiani. Italiani terzi. Daniel Sanders è l’eroe assoluto della ISDE Portugal. Portimao non il massimo, ma non è facile...
17 novembre 2019

Portimao, Portogallo, 16 Novembre. Giorno 6, l’ultimo. I Giochi… Olimpici dell’Enduro si chiudono con la tradizionale saga del Motocross. Tutti contro tutti in una specie di pirotecnico, anzi esplosivo, finale dopo cinque giorni di tensione crescente.

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È il gran finale, ed è anche la grande liberazione delle energie residue, compresse nell’attenzione al mezzo meccanico e agli imprevisti di una Corsa oltremodo lunga e articolata. Il Motocross finale della Sei Giorni di Enduro è come il tappo di Champagne, una volta liberata la gabbietta non lo tieni più.

Gli americani tornano sul tetto del Mondo, gli Azzurri ottengono e difendono un onesto terzo posto. Come un anno fa. Poteva essere qualcosa di più? Probabilmente no, americani e australiani sono più forti, meglio assortiti e certamente vengono a sfidare la leggendaria tradizione europea con il morale a fondo scala.

Sanders è stato incredibile ma era praticamente solo, e così gli australiani sono stati al comando per poco. Gli americani hanno avuto il pregio di essere più omogenei e bilanciati, una formazione compatta e potente, e hanno fatto il resto ottenendo il massimo. Analogamente, in un rapporto di scala, gli italiani hanno complessivamente messo in mostra una bella forza di gruppo e di carattere, e gli spagnoli, quarti e ben controllati dagli Azzurri, hanno esaltato Josep Garcia ma lo hanno lasciato sostanzialmente da solo a difendere la bandiera.

 

Un po’ più di dettaglio. Largo alle signore. Cominciamo da loro. Brandy Richards, Tarah Gieger e Rebecca Sheets porteranno finalmente in America il Trofeo riservato alle donne, il Women’s World Trophy che per sei anni di fila era uscito e rientrato nella bacheca della stanza dei trofei australiana. Le campionesse in carica hanno perso per strada prima Makenzie Trycker poi Tayla Jones e, rimasta sola e impotente Jessica Gardiner, il Trofeo se n’è andato in America.

Tedesche e inglesi salgono sul podio di Portimao. Regina emblematica di una Sei Giorni di Eroi solitari è la tedesca Maria Franke, più veloce della Richards e di Jane Daniels.

Taylor Robert, Kailub Russell, Ryan Sipes e Steward Baylor, dunque, sono i Campioni del Trofeo Mondiale 2019. Robert e Russell avevano già fatto parte della storica formazione vincitrice nel 2016. Gli australiani, trascinati da Sanders, hanno retto due giorni, poi gli americani hanno messo la freccia. Niente di clamoroso, solo una marcia globale in più, l’esercizio di una pressione costante e redditizia alla lunga risolutiva. Robert è stato il più forte della sua Squadra, ma è riduttivo stilare una classifica di valore dei singoli contributi.

Gli americani che hanno vinto la Sei Giorni portoghese hanno un senso solo se presi tutti insieme. E il senso è quello della trasformazione di una Squadra che, tradizionalmente, prendeva la Sei Giorni come un divertimento, si autofinanziava, bruciava le ferie per la passione e scendeva umilmente al confronto con gli dei europei. Gli americani l’hanno presa sempre tremendamente sul serio, nell’impegno, per il significato, per quello spirito di patria che vale da solo più di una motocicletta migliore. Oggi il Mondo della Sei Giorni è cambiato, e deve fare i conti con americani e australiani. Gli europei devono farsi un bagno di umiltà e ricominciare a crederci.

Daniel Sanders, Joshua Green, Luke Stykes e Matthew Phillips. Presi tutti insieme valgono il secondo posto, ma tre quarti dell’opera è nel talento e nella potenza di Daniel Sanders, 25 anni, di Three Bridges, Victoria.

Sanders aveva già vinto la E3 alle 6 Giorni del 2015 e 2016, a Kosice da Junior quando l’Australia fece banco regio, e a Navarra. C’è anche un anno buio, nella carriera di Sanders, e coincide con la stagione europea alla corte del Team ufficiale KTM. Come era già accaduto altre volte, gli australiani sono gente un po’ speciale, non aveva funzionato e nel 2018 Sanders aveva firmato per tornare a correre in Australia.

Il resto è la storia di una vittoria assoluta, impreziosita dal duello costante durato sei giorni con Josep Garcia, lo spagnolo che, analogamente, ha dato tutto ma non ha potuto ottenere altrettanto dai compagni della Squadra Spagnola. Su sei giornate di Gara, quattro volte Sanders ha battuto Garcia e il resto della truppa, e due volte le parti si sono invertite, compresa l’ultima giornata sul crossodromo Algarve vinta da Garcia.

 

Davide Guarneri, Rudi Moroni, Thomas Oldrati e Matteo Cavallo hanno chiuso al terzo posto. Un buon risultato, anzi ottimo, sul quale c’è poco da discutere. Mancava Salvini, papà da poco, ma la Squadra di Cristian Rossi ha girato a dovere. Senza strabiliare, ma anche senza sbagliare. Onestamente non credo che si potesse chiedere di più. Quando la Squadra ha perso Cavallo, fermato durante la quarta giornata, la formazione ha mantenuto la lucidità necessaria per portare nave e carico in porto, superare brillantemente l’impasse psicologico, e tenere dietro gli spagnoli. Un podio è sempre un podio, e questo ha un valore massimo.

Non è andata allo stesso modo per i ragazzi italiani del Trofeo Junior, che difendevano la vittoria conquistata un anno fa in Cile, a Vina del Mar. Che non sarebbe andata come un anno fa in Cile lo si visto ben presto, ma è certo che il forfait di Andrea è una punizione forse un tantino pesante. Il Trofeo Mondiale Junior va dunque agli australiani Lyndon Snodgrass, Michael Driscoll e Fraser Highlet, che battono gli americani Grant Baylor, Ben Kelley, Joshua Toth, e gli spagnoli Sergio Navarro, Marc Sans e Tomas Pau.

Andrea Verona, Matteo Pavone e Claudio Spanu avevano conquistato il terzo posto il secondo giorno, e lo avevano conservato e difeso fine alla quinta giornata di Gara, quando Andrea Verona, che fino a quel momento aveva guidato la formazione azzurra, non è riuscito a partire a causa di un problema alla moto già insorto all’arrivo della quarta giornata.

Italia assoluta nei quattro... poi 3 Giorni dei Trofei Vintage. Alla formazione Sala, Rinaldi, Zamparutti va il Trofeo Vintage, mentre lo stellare Trofeo Veterans è conquistato con un 'cappotto' dai marziani Mario Rinaldi, Gio’ Sala, Stefano Passeri, imbattibili imbattuti e neanche avvicinabili da tedeschi e francesi. Rinaldi è stato il vincitore assoluto delle prime due giornate, Passeri si è preso una parziale rivincita risultando il migliore nella giornata del motocross, Sala è… Gio’ Sala! Se si parla di 'Classics', non c’è storia, i primi quattro assoluti sono italiani, nell’ordine Rinaldi, Sala, Casartelli, Passeri.

Un sacco di medaglie e trofei. Garcia ha vinto la E1, Robert la E2, Sanders, naturalmente, la E3. Il Team Italia di Club è quarto, dietro all’XC Gears americano, al Lozere francese di un certo Antoine Meo e al RFME 1 spagnolo. Tra i Costruttori c’è poca storia e KTM piazza due Squadre ai primi due posti. Se parliamo di assoluta, è Sanders, Garcia, Robert, se parliamo di femmine è Franke, poi Richards e poi Daniels, e se parliamo di Club è Antoine Meo, Dante Oliveira e Ricky Russell.

Resta da dire della Sei Giorni e… della Sei Giorni di Portimao. Sul valore della Sei Giorni dal punto di vista agonistico non si discute. È un confronto epico e fantastico, l’unico davvero globale e in grado di esprimere lo stato dell’arte dell’Enduro. In questo senso oserei dire che non c’è Mondiale, non c’è WESS, non c’è Super, Hard o Extreme Enduro che tenga. È davvero l’Olimpiade dell’Enduro, per riconoscimento di individualità, di Squadre, di Nazioni, per forza della tradizione che ha alimentato in oltre cento anni, per capacità di adattamento ai cambiamenti imposti dal trascorrere del tempo. E poi è festa, fantastico party dell’Enduro.

 

Sotto il profilo della singola manifestazione, dell’evento Portimao, dell’organizzazione portoghese, io direi che, invece, da discutere c’è. Dovrebbe essere impegno tassativo di tutte le parti in causa fare in modo che l’Olimpiade sia il massimo in tutte le direzioni. Non a caso per i Giochi Olimpici capita che si rifacciano il trucco intere città.

E dopo è ricerca del massimo, dentro e attorno all’Evento. Una Sei Giorni un po’ abbandonata in un circuito di velocità, per quanto bello e logisticamente pratico, con i tedeschi che ancora girano con le loro superbike, con un piccolo bar che è diventato miliardario con le code di mezz’ora, con poca luce la sera e poca festa in nessun paese attorno, una ISDE con un giro che alla fine i Vintage vengono raggiunti, nella polvere, nella pioggia, nel fango, dagli Assi dell’Olimpiade, cose di questo genere, insomma, non dovrebbero esistere.

L’Enduro è un mondo piccolo, certo, ma far bene le cose non significa per forza spendere di più. Se poi uno paga per esserci, parlo dei Partecipanti, dei Piloti, e aggiungerei profumatamente, è giusto che al prezzo del biglietto corrisponda lo spettacolo che ci si aspetta. E comunque fare meno che bene vuol dire mettere a rischio la passione per quell’Evento, e in un certo sicuro senso il suo futuro. E questo è un crimine!

Tranquilli, l’anno prossimo è Sei Giorni Internazionale di Enduro d’Italia: glielo facciamo vedere noi!

Foto: Dario Agrati