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Gonzaga, Mantova, 1 Giugno. Sono passati in diecine di migliaia. Alcuni hanno finito di rovistare tra il ferro delle cassette o sparso in terra fino a che la guardia è andata a sollecitare: “Scusi, stiamo chiudendo!” Per certi versi la mostra-scambio è come una droga. Una buona droga, ti tira dentro in un viaggio che solo marginalmente è di necessità. Un buon viaggio nella Fiera della Mostra Scambio è quello organizzato da 42 anni dal C.A.M.E.R, Club Auto Moto d’Epoca Reggiano, dall’anno scorso ospitato dalla Fiera Millenaria di Gonzaga.
È così. Si passeggia con gli occhi che guardano sempre avanti, il più lontano possibile. Perché l’occhio deve arrivare per primo, e le gambe subito dietro, prima degli altri. All’inizio è curiosità o la motivazione di cercare un pezzo per il proprio mezzo d’epoca, poi il fascino della scoperta, della riapertura di un album personale della passione, la rilettura attraverso strati di conservazione o di ruggine. È allora che lo sguardo si trasforma in scanner. All’esperto, all’occhio allenato alla ricerca e alla scoperta non sfugge più nulla. E questo è il bello, il traguardo dell’orgoglio personale al mercato-mostra-scambio. Una necessità dell’anima, si potrebbe dire.
Gonzaga, la Fiera, La Mostra-Scambio del C.A.M.E.R sono un capitolo interessante di una storia antica. Primo: non buttare via nulla. Secondo, conservare con competenza, cognizione, quasi cultura. Terzo: affari, sì, ma nell’uno e nell’altro senso non esagerati, preferibilmente con un certo rispetto dell’oggetto. E di conseguenza rispetto tra i venditori e per i compratori, o potenziali tali. Ci sono cose che valgono una fortuna in assoluto, molte altre che il valore lo acquistano nella circostanza personale. Per questo gli attori, gli espositori, sono quasi tutti amici, si rispettano, scambiano e offrono la cosa giusta alla persona giusta, più volentieri soprattutto quando ne riconoscono la passione. Il colpaccio non lo si fa più, o difficilmente, e le grandi cifre, in fondo, non sono di questo ambiente ancora sano e istruttivo. I valori esagerati sono stati trasferiti da tempo in altri ambienti. Aste, ville e salotti, più sofisticati, snob, anche un po’ fasulli e basati sempre più spesso sulla corsa al record che all’amore per l’oggetto.
In terra una dozzina di forcelle complete di Vespa. Ruggine, polvere, grasso. Che cavolo ci stanno a fare? E dove è il resto, le Vespe? Come è possibile che uno raccolga forcelle, o telai, selle, motori con una così scarsa probabilità di riutilizzo? Perché la possibilità è scarsa ma non nulla, e si può immaginare la soddisfazione reciproca se un pezzo improbabile passa dalla mano che l’ha conservato a quella di chi lo cercava. Vale per i pezzi e per le moto intere, targate o dismesse, per auto, trattori, per gli oggetti che hanno arredato le rimesse, insegne, pompe di benzina, fusti d’olio, anche le confezioni quando degne di una qualche attenzione. Ci vuole una particolare attitudine, e ci vuole essere disposti a conoscere tutto degli oggetti, dalla storia al segno di un utilizzo illustre o caratteristico. Insomma, alla mostra-scambio è sempre gente interessantissima.
Ripassiamoci l’Evento attraverso le immagini, nel mentre che prepariamo la bordata dei video che abbiamo girato…
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