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Torniamo al Motogiro d’Italia, ma facciamo un passo… di lato. E oltre. Partiamo dall’omologo automobilistico di riferimento del Motogiro, la 1000Miglia. Oltre settecento richieste di partecipazioni, trecento restano a casa, disperati. Un segno inequivocabile di successo. Di grande, enorme successo. Ci sarà pure un “perché”! Il contesto è differente dall’input originale della Corsa, e “laterale” alla fama storica dell’Evento, ma la moderna interpretazione della “Mille” fa sì che, oggi, si riesca a volare ben al di sopra della Leggenda con un Evento di natura sostanzialmente diversa.
Non più una “stradale”, mai più la Corsa in senso stretto per soli Piloti, ma una manifestazione grandiosa e di gran lusso, nella quale confluiscono elementi di eccezionale forza attrattiva e una partecipazione originale, appassionatissima ed eterogenea.
La “griffe” aiuta. Certo. Macchine d’Epoca strepitose, rarissime, preziose, leggendarie anche quelle, l’alta società Sportiva e… sociale, un percorso che si rifà ai punti cospicui della cultura, della storia, dell’arte e del paesaggio. Un formidabile concentrato geografico e storico d’Italia che non si può battere. È uno “spaccato” del meglio, del di più, forse un po’ “settario” ed esclusivo, ma reale, persistente nell’unicità di prerogative del Bel Paese. La grande novità, il senso innovativo in generale, è che, in questo modo, a guidare l’attrazione non è più soltanto un elemento, per quanto forte e avvincente come la Corsa, ma una sbalorditiva, insuperabile comunione di passioni.
Auto. Ma ci sono anche le Moto, da qualche parte. Dalla parte delle Moto non solo l’”élite” in senso sociale, anche molto altro, più universalmente “umanizzante”, che non veleggia solo oltre le nuvole ma che sta con i piedi ben piantati in terra. Il Motogiro d’Italia ha tutto questo, per esempio, Queens’ Cavalcade ha tutto questo. In una forma per certi versi “ridotta”, ma per altri più copiosamente “vissuta”, diremmo “reale”, incollata all’anima tra Storia e Passione. Il Motogiro non ha la forza della messinscena perché è “limitato” alla sostanza, democratica e universale della passione per la Motocicletta, e quella passione viene “spalmata” su un’esperienza più vasta e affascinante, variegata e ogni volta originale e perfettamente in grado di riprodurre sensazioni di un’altra epoca. In un certo senso il Motogiro è più aderente a una concezione più strettamente turistica dell’Evento, ma ha due facce che si fondono in un’esperienza unica, con caratteristiche speciali e specifiche che lo rendono particolarmente interessante. Una delle due è quel respiro più “interclassista” proprio della Motocicletta, l’altra è la privilegiata possibilità di sviluppare ogni anno un’imbattibile esperienza a tema. È l’esempio dell’Edizione di quest’anno, il tema della Valle dei Motori, di una Regione che ha dato vita alle storie più belle. Le Storie italiane più belle del Mondo. Il Mondo dei Motori, s’intende.
Queens’ Cavalcade strizza l’occhio a un pubblico più “selezionato”, al quale offre il trait d’union della vecchia passione e un mode d’emploi proprio dell’andare in Moto d’altre epopee assai sviluppato in senso estetico. “QC” spazia al di fuori di qualsiasi tradizione, in questo senso più libera di esplorare, anche letteralmente, contesti scenografici anche molto diversi tra loro, ma sempre di massimo valore attrattivo. Non è un “fenomeno” solo italiano o definitivamente localizzato, insomma, bensì l’idea di un Evento “spaziale”, ovvero che può essere trasferito, ambientato in ogni parte del Mondo, e che anzi va alla ricerca di nuovi “nidi”, a patto che siano stupendi, ove “riprodursi”. L’Avventura inventata dall’ex Manager della Dakar è iniziata alle Isole Canarie, si è trasferita nel centro Italia lo scorso anno e quest’anno va in scena in Sardegna. Bel gusto di andare in Moto, di conoscere luoghi incantevoli e dell’irrinunciabile mangiar, e bere, bene in un excursus “interculturale” senza dubbio affascinante. Tra le Isole spagnole è stata una libidine di esplorazione calata sapientemente in un contesto abitualmente troppo conosciuto e turistico. In centro Italia, Toscana, Umbria, Roma per un viaggio nell’eternità storica italiana che non c’è bisogno di raccontare, e in Sardegna sarà la caccia al meglio di un meglio che non tutti conoscono, il classico gioco che vale, eccome, la candela.
Il Motogiro di quest’anno è stato un autentico “tour” nel Mondo dei Motori della Regione che più di ogni altra evoca l’italianità motoristica nel Mondo, l’Emilia Romagna. Un tour serratissimo in cinque date… consecutive che ha portato 150 privilegiati a visitare, nell’intensità appassionante di una settimana, i luoghi sacri del motorismo emiliano e romagnolo. Un viaggio da pelle d’oca, per gli appassionati ma anche per quelli che hanno scoperto proprio in quella occasione i valori dell’intraprendenza tecnologica, inventiva e caratterialmente innovatrice di quella “Valley” che non ha eguali.
Queens’ Cavalcade, a inizio Ottobre ma con iscrizioni in chiusura, costa caruccio, il Motogiro d’Italia decisamente poco. Il Tour Gran Fondo Internazionale di Papi va alla ricerca del lusso e del gourmet, due sostantivi del bel vivere che non sono mai stati a buon mercato, e tende al meglio estetico e formale creando un clima da capogiro ma più esclusivo. La rievocazione storica del Motogiro d’Italia, prima settimana di Maggio, bada al sodo e chiede nient’altro che una sorta di rimborso spese. Il Moto Club Terni Libero Liberati – Paolo Pileri lo organizza ripensando in chiave moderna un “documento storico” del Motorismo da preservare e sviluppare alla luce delle odierne esigenze e opportunità. Il Tour di Papi, mega tour del buon gusto, vuole creare un filone e per questo si sente dire che istituirà una sorta di voucher, una tariffa privilegiata e scontata che tiene conto delle partecipazioni precedenti. Un “abbonamento”, lo sconto fedeltà che sarebbe uno dei privilegi dei “soci” Queens’ Cavalcade Club. Il Motogiro d’Italia, dal canto suo, crescerà e, probabilmente chiederà qualcosa di più quando orienterà le sue attenzioni particolari anche sul livello dell’ospitalità “formale”, un aspetto che al momento è meravigliosamente ignorato ricreando l’atmosfera pratica, “ruspante” e concentrata sull’obiettivo di una storia che è iniziata nell’altro secolo. Il bello del Motogiro è una caratura naif che si adatta perfettamente allo spirito originale dell’Evento, al quale Massimo Mansueti & Co. hanno saputo associare lo spessore del “tema” con grande maestria, qualcosa di davvero speciale che sta a monte e che, adeguatamente sviluppato, in futuro farà di questa manifestazione ancora vergine un riferimento indistinguibile dall’”originale”, come la 1000Miglia.
Ancora. Chi vuole godersi la Sardegna da un’angolatura speciale sulla costellazione Olbia, Su Gologone, Cagliari, Is Arenas, Castelsardo e Porto Cervo, “niente altro” che il periplo del paradiso in un viaggio nella concentrazione del gusto totale, deve essere Queens’ Cavalcade, a tutti i costi su una vecchia bicilindrica dalla sensazione di filosofica pace. Chi ha fatto il MotoGiro 2018 ha messo insieme le perle della Motor Valley. La casa museo di Enzo Ferrari a Modena o la Collezione Salsapariglia a Bagnolo in Piano, il tempio/fabbrica delle Pagani a San Cesareo sul Panaro o il Museo Francesco Baracca a Lugo, il Museo Ducati a Borgo Panigale, da dove tutto è partito e dove tutti sono tornati, o la Tavullia di Valentino Rossi. Un Giro di Emilia e di Romagna, con tutto il resto che è ospitalità, tradizione e un calore speciale. Calato nei panni dell’”agonista”, il partecipante alla 27ma edizione della Rievocazione Storica del Motogiro d’Italia, insomma, ha potuto rivivere l’emozione della tuta in pelle nera, del Cromwell e delle Ducati, Laverda, Moto Morini, Benelli, Mondial, Bianchi, MV Agusta. Oppure passeggiare con la propria preferita sulle strade di tutte quelle Storie.
Chi “corre” le strade della Cavalcade, infine, si affida alle indicazioni del Tripy, computer, road book, cronometrista e “scatola nera” in un tutt’uno divertente e pratico ma più costoso per l’organizzatore, chi fa il Motogiro, più all’antica segue le frecce indicatrici del percorso ed è “registrato” dai crono, come in tutte le Gare di una volta e di ora. Più difficile per gli organizzatori, meno pratico, con qualche rischio se una freccia sparisce.
Alla ricerca di differenze, troviamo più analogie, e il tutto compone il quadro interessantissimo di un ambiente motoristico diverso che può offrire molto. L’abbiamo detto, 1000Miglia, Motogiro e Queens’ Cavalcade, ma anche una stupenda Andorra 500 andata in onda una sola volta a cura di Cyril Despres, sono tutte “cose” difficili da definire, diverse… ma non troppo, e del resto non sarebbe interessante recintare le definizioni creando dei confini che in natura non esistono. Per non tradire quell’attitudine “gentleman”, magari più “Distinguished” ma soprattutto “Rider” che è caratteristica di base dell’approccio di tutte queste Manifestazioni, lasciamo ancora da parte la 1000Miglia, che è roba per Automobilisti ma che potrebbe o dovrebbe essere il fine ultimo. Gentlemen Driver da una parte, dunque. Gentlemen Rider dall’altra, con le manifestazioni a cui ci riferiamo, di esclusiva matrice Motociclistica. Questa è l’unica particolarità distintiva innegabile, la sfumatura di referenza comunque non determinante ai fini di una “classifica”. Resta in comune, sempre e in ogni forma, il gusto speciale di ammirare, come le Auto della 1000, le Moto di un’altra epoca, conservate e tirate a lucido come, a volte, non sono state nemmeno da nuove, soprattutto amate a tal punto da farvi amare al primo incontro degli “oggetti” che, magari, non avete mai visto prima in una strepitosa gragnola di colpi di fulmine.
La “Classifica”. Ecco il lato oscuro della luna. Qui entra un gioco un elemento che fa della “Mille”, ma allo stesso modo del Motogiro o della Queens’ Cavalcade, di Andorra 500 e delle altre, una variante speciale in un mondo a sé. Tutte hanno in comune quel pizzico di sale della vita che è la competizione, la “Gara”, quello spicciolo di confronto che è il tiranno dell’agonismo, l’adrenalina del primato e che qui, a debita distanza dal rischio, porta il Partecipante su quel livello di godimento assoluto che è la Regolarità.
Eccoci al dunque, alla differenza “totale”. Qui non si tratta di andar forte o di sopravanzare tutti gli altri in un duello a vista o contro il cronometro, bensì di produrre il ritmo perfetto, o migliore degli altri, il più… regolare. Ogni giorno, ogni tappa, una prova di velocità media. All’inizio anche io mi sentivo quasi in imbarazzo. Che gusto ci sarà a correre… piano? Poi un giorno ho provato, così, a spanne, e ho girato a zero. Allora è facile, mi sono detto. Finita lì. Era solo la fortuna del principiante. Mai più rifatto, neanche andato vicino. In realtà andare piano, ma regolare, è difficilissimo, e si capisce che i più bravi usano metodi e “strategie” che gestiscono come un’arte e tengono in gran segreto, ma è anche evidente che per andare “regolari” ci vuole un gran talento.
Ecco che Massimo Tomassini vince la Gran Fondo delle Moto d’Epoca al Motogiro d’Italia, e non è la prima volta. Ed ecco che Stefano Sala vince la Gran Fondo Internazionale della Queens’ Cavalcade. E non è la prima volta.
Ma si diverte di più chi vince o chi perde? Strana domanda, oziosa, direte. Eppure c’è lo strano, il fatto che chi perde se la spassa almeno quanto, se non di più, chi vince. Perché è l’autore della sfida, niente da perdere e il sottile gusto di andare a rompere, se possibile, le uova di gloria nel paniere del vincitore.
E sapete quale è la cosa meravigliosa? Che a cinquanta all’ora, una volta riequilibrate le smanie, il campo visivo si allarga, i colori si saturano e i contorni si definiscono. A bassa velocità si vede di più, infinitamente di più oltre e a lato della strada. È una sensazione di gusto purissimo.