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Sile, Turchia. L’ultimo giorno di gara è diventato improvvisamente “leggero” allorché la prima Speciale del giorno è stata annullata (cantieri e traffico di mezzi pesanti) e così, dopo la mini-prova conclusiva, la spiaggia del Mar Nero incorona Xavier De Soultrait vincitore della decima edizione del TransAnatolia Rally. Proprio nei giorni in cui in quel mare viene scoperto un enorme giacimento di gas naturale, che potrebbe rappresentare l’indipendenza energetica della Turchia.
Xavier de Soulrait, 32 anni, di Moulins (-sur-Alliers), Francia. Personaggio “particolare”, simpatico, espansivo purché non gli si faccia girare le scatole. Fino ad oggi una vittoria al Merzouga Rally, 2017, il titolo di Campione del Mondo Baja, 2016, un secondo posto al Sardegna Rally Racing, qualche buon piazzamento in sette partecipazioni alla Dakar. Otto anni con Yamaha, Pilota ufficiale, da poco passato a condurre una Husqvarna del Team olandese HT Rally-Raid. L’inizio di collaborazione non poteva essere migliore.
Al Transanatolia 2020 De Soultrait non ha lasciato un solo varco al passaggio di un solo avversario. La storia è semplice e emblematica. De Soultrait ha vinto nove Speciali ed è stato in testa dall’inizio alla fine del Rally, dal primo giorno all’ultimo. Dov’è la stranezza in tanto potere? Semplice anche questo. Nel fatto che Xavier ci aveva abituati a una grande velocità e a un potenziale incredibile, qualità tuttavia troppo spesso accompagnate da un pizzico di esagerazione, ancor più spesso fatale. Oggi Xavier de Soultrait appare come un Campione maturo ed eccezionalmente “consistent”, e ora che l’irruenza della sua velocità è “domata”, possiamo dire con buona attendibilità che quel Campione consacrato dal Transanatolia 2020 sarà un osso duro per tutti e in qualsiasi circostanza.
Niente da fare per la concorrenza, si diceva. Adrien Van Beveren, l’ex compagno di Squadra rimasto con Yamaha, se n’è accorto subito, e da subito ha… subìto. Secondo, quasi sempre vicino ma mai attaccato all’avversario, Van Beveren conclude il Rally al secondo posto. Piazzamento più che onorevole e esplicito della capacità di gestione della gara dell’asso francese pluridecorato al Touquet.
Il terzo posto, terzo gradino finale del podio, è stato un affare tutto italiano tra Alessandro Botturi, Yamaha, e Jacopo Cerutti, Husqvarna. L’ha spuntata quest’ultimo. Il Gigante di Lumezzane è stato terzo il primo giorno, poi Cerutti è passato a condurre il duello mantenendo un livello di pressione sempre sufficiente a garantirgli il prestigioso podio. In forma entrambi, lotta aperta e molto interessante, uno sguardo promettente al futuro, Cerutti promessa e Botturi considerato, a grande torto, “vecchio”.
Maurizio Gerini, campione in carica uscente, non è mai stato, suo malgrado, della partita. Innanzi tutto perché reduce da un intervento chirurgico non ancora pienamente recuperato, poi perché bersagliato da una serie pressoché costante di (piccoli) problemi. Ecco come accade che anche un quinto posto sia da considerarsi, alla fine ottimo. Giusto alle spalle di Gerini, l’astro nascente di Castiglion Fiorentino, Paolo Lucci, sesto assoluto al secondo Rally internazionale di una certa importanza, dopo l’Africa Eco Race, e settimo un altro “transfuga” dal Motocross, Camille Chapeliere, “giustificato” per le inevitabili difficoltà incontrate nella gestione della patata bollente dei Rally-Raid, la navigazione.
Non abbiamo parole, come si dice, per la gara e per il nono posto assoluto conquistato (è il caso di dirlo) di Andrea Rossi, su cui gravava (ben più che per la tradizionale “foga” di De Soultrait) un certo scetticismo legato alla scelta tecnica di base. Rossi ha invece dimostrato che una Ducati Multistrada può stare a suo agio anche in questo “ambiente”, oppure che Andrea è un mostro di Pilota. Probabilmente, stando spesso in mezzo, la verità è nell’indovinata joint venture di chiarissimo successo.
Fabio Marcaccini è 13°, Alessandro Petersen 21°, Filippo Colombo conclude una gara difficile con l’ultimo posto tra i classificati, ma non possiamo esimerci dal citare la Detentrice, Francesca Gasperi, Husqvarna, 22ma assoluta (ma ci sono 5 auto in mezzo), indomabile nonostante il (quasi) drammatico incidente del secondo giorno.
Sette tappe, scenari da favola, 2.800 chilometri in totale di cui la metà di Prove Speciali. Rally transcontinentale a cavallo tra Occidente e Oriente, il TransAnatolia ha mostrato di possedere un carattere tecnico e prerogative sceniche speciali. A senso unico per la vittoria finale, una bella bagarre tutta italiana per la conquista del terzo posto. Organizzazione concreta e ineccepibile, anche Burak Büyükpınar esce dal suo Rally vincitore, diremmo a pari merito con De Soultrait. Verrebbe volentieri da dire che il Transanatolia è il Rally europeo del futuro, evento irrinunciabile in una costellazione internazionale che, oggi, fa davvero fatica a mettere insieme un numero di Prove sufficienti a legittimare un Campionato del Mondo.
© Immagini Transanatolia Rally