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10 Novembre 2017. Il legame affettivo e di mestiere si compie quando c’è quella continuità particolare per cui si definiscono i ruoli di Maestro e discepolo. In tal caso il legame sta al di sopra del tempo e non ha matrice geografica, o solo o prevalentemente affettiva. È nell’aria, nel sentimento, in quell’invisibile filo conduttore che unisce il gesto e l’intelligenza nello spessore. Pochi sono i discepoli, perché ancora meno sono i Maestri, questi di una specie davvero rara e quelli tutti da vedere.
Upiglio se n’è andato, quel filo conduttore si spezza, e uno di quei Maestri viene meno. Non che mi consideri riuscito come discepolo, ma Ruggero l’ho sempre considerato uno dei miei Maestri. Che poi ad averne avuti tanti non si sa se è perché si è stati molto fortunati o troppo duri (di comprendonio, intendo).
Era un tipo particolare, unico è più corretto. Faceva le cose, viveva, con una passione travolgente, terribilmente contagiosa. Seriamente, certo, e con una costante vena di buonumore… anche quando si arrabbiava. A volte sembrava un aspetto infantile. E lo era, nel senso buono, della dedizione totale e impaziente, inarrestabile e non stemperabile, negoziabile. Inventava, cambiava, creava, senza mai smettere di pensare a come migliorare, a come mantenere originale. Non faceva fatica in questo: Ruggero era originale, anzi l’Originale. Le sue creature hanno avuto la sua personalità, la stessa data alle cose che seguiva o dalle quali si lasciava attrarre. Motocross, tra le sue creature, è stata quella che ci ha fatto conoscere. Non ricordo come, esattamente. Mi pare che me lo mandò a dire, per voce di un altro grande, e amico, e da un giorno all’altro ho scritto su Motocross, poi fotografato, e poi non so più per quanto tempo, non staccandomi mai da quel Giornale, quel filo conduttore…
Da Ruggero imparavi. Non uno stile, non un metodo. Quello toccava a te, o al tuo eventuale talento. Ruggero non ti faceva le regole, faceva in modo che tu potessi creartele. Cavoli tuoi, che fa sempre bene. Metteva i paletti, questo sì, e lo faceva così bene perché aveva imparato sulle piste del fuoristrada. Non regole, dunque, ma indicazioni, limiti di contenimento. Ti portava a pensare etico, ad agire etico, eticamente e coerente. Questo è quello che ha fissato in me. Più semplicemente, si potrebbe parlare di onestà. Di onestà intellettuale, ma non è così semplice perché la trama che ne deriva è complessa, difficile da cucire su un’attività così astratta come è il nostro mestiere. Il senso, tuttavia, è lì. Virtù rarissima che cresceva senza sosta nella madreperla di “Rupi”.
Poi ci siamo persi di vista, per dei perché insignificanti come accade oggi, e per lo più, questa volta, geografici pur rispettando la stessa mappatura di fondo. Si sono aperte altre strade, altre si sono chiuse o portavano in altre direzioni, sta di fatto che per quanto quel filo conduttore diventasse così sottile, sempre più sottile, manteneva comunque la sua forza ispiratrice, di “controllo”. Ruggero Upiglio è sempre stato lì, insomma, da qualche parte, sicuri che ci fosse. Non è così oggi, tristemente non è più così. Upiglio, sei andato.
Capito, Ruggero, capito. Messaggio ricevuto. Ora tocca a noi, da soli. Grazie infinite.
Un abbraccio forte a tutti i Tuoi.