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Borgo Panigale, Emilia Romagna, 24 Ottobre. Bene. È fatta. Soprattutto è detta. Tony Cairoli è Ducati. La testa e la coda di una lunga storia sommersa, chiacchierata fino al dettaglio, eppure mantenuta segreta, o almeno discreta quanto basta per non deflagrare come un’atomica nel momento in cui la spoletta dell’ufficialità innesca la reazione a catena. Come quella, infatti, tutto succede in un attimo. In 24 ore hanno trovato il loro posto tutti i tasselli del complesso mosaico che, finito, ufficializza l’ingresso di Ducati nel Motocross e di Tony Cairoli nell’universo di Borgo Panigale.
Ad anticipare tutti è stata KTM all’ora zero della reazione a catena. Le strade della Fabbrica austriaca e del Campione si dividono. Quanta fretta, si sarebbe detto, a non sapere, a non immaginare fino alla certezza. Ma era chiaro che gli eventi stavano precipitando, che qualcuno aveva detto sì anche senza firme e qualcun altro si era risentito, forse anche per la mancanza di delicatezza, per il mancato gesto di una comunicazione che avrebbe, forse, potuto riportare la Fabbrica e il Campione attorno a uno stesso tavolo.
Molto meno d’effetto, esplosione di passaggio chiarificatrice e comprovante, la mattina dopo arriva l’ufficializzazione della separazione tra il Team Maddii e Fantic. Grazie e complimenti, è stato bello e non dimenticheremo, in sostanza altre strade che si dividono. Siamo ancora nella fase distruttiva. Una Fabbrica senza il suo Campione storico e referenziale, un’altra senza il suo Team, Manager e Piloti storici improvvisamente senza un “lavoro”.
Per un attimo, fosse stato il 2008, si poteva anche pensare all’esondazione di una crisi che stesse mandando in default il Motocross. Ma no, c’era ben altro nell’architettura della rivoluzione d’Ottobre del Motocross, ed era chiaro a tutti che l’epicentro del terremoto, il fulcro attorno al quale stavano girando all’impazzata pianeti e satelliti era una persona, un fuoriclasse, una leggenda vivente, “corrente”, Antonio Cairoli detto Tony, un gigante con lo stesso nome del bassotto di Mafalda.
A ricomporre l’universo del Motocross, come il film di un vaso rotto proiettato al contrario cosicché tutti i cocci si riuniscono nella forma, questa volta magicamente nuova, arriva l’annuncio di Ducati, il doppio annuncio che toglie la maschera ai due segreti di Pulcinella. Ducati entra nel Motocross. Ducati consegna la sua nuova idea di Motocross nelle mani (e nel lavoro) di Antonio Cairoli. Anzi, tripletta: Ducati affida la nascente attività agonistica al Team Maddi Racing, papà Corrado e figlio Marco.
Alcune considerazioni, da (tiepido) appassionato di Motocross e da (bollente) appassionato di Campioni. La prima. È giusto che un Campione stratosferico e probabilmente inarrivabile come Tony Cairoli possa determinare, da solo e oltretutto a fine carriera, un tale terremoto. Il fuoriclasse di Patti si è guadagnato questo diritto. La seconda. C’è una logica che è conseguenza di questo diritto, e cioè quella di Ducati che affida l’ambasciata del “nuovo, storico capitolo” all’immagine senza eguali e al valore di sostanza del Campione che sta più in alto di tutti. Considerazione 2 bis. Non è una strategia di immagine e competenza nuova. L’ha sperimentata la stessa Ducati con Antoine Meo ambasciatore, tester e sviluppatore della Desert X, e l’ha creata Triumph affidando a Ricky Carmichael e Ivan Cervantes l’incubazione delle sue nuove Moto da Cross e da Enduro. La terza, e ultima considerazione, per il momento. Quella delle ultime 24 ore è un’esplosione di notizie, di clamore e, anche di dollari. Certamente non pochi, forse più di quanti KTM abbia ritenuto giusto considerare elemento di trattativa.
Beh, ci sarebbe da rinnovare una riflessione profonda, e molto bella, sul significato di tanto impegno nel MOTORsport, del ruolo delle Corse, del Rombo, del Fuoristrada, di grandi Fabbriche specialiste di strada e pista che si dedicano alla terra di piste e mulattiere, e di Fabbriche specialiste di fuoristrada che hanno invaso le strade con le loro Moto. Di valore e valenza della Motocicletta.
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