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Genova, 1° Maggio. Da Genova partì “uno” e scoprì l’America. Genova è il seme cromosomico della Piaggio, molto prima di Pontedera e della Vespa. Genova è da dove partì la sfida al Rally dei Faraoni 2011 con due… Vespa.
Gli “Sfidanti” erano, e sono rimasti tali nell’anima, Marcello Dibrogni e Andrea Revel Nutini. La storia fece un certo scalpore, e sicuramente era una di quelle in grado di accendere la fantasia, di portarla molto vicino alla realtà. Così è sempre stata la Vespa.
Compie 75 anni, si avvicina “pericolosamente” alla barriera-record dei 20 milioni di unità messe in circolazione, e non ha mai smesso di rinnovare, e quasi sempre vincere, la sfida lanciata dal progetto di Corradino D’Ascanio. Chi non ha mai avuto una Vespa scagli la prima pietra!
Sfogliando l’album dei Rally-Raid, ritrovo la foto di quell’avventura che molti di voi ricorderanno, come me, con piacere. È un altro anniversario.
Anno 2011, pieno fulgore del Pharaons, 14ma edizione dell’era Daniele Cotto. Una delle più belle. 2500 chilometri e sei tappe stupende. Vincono per la quinta volta Marc Coma, Moto, e Jean-Louis Schlesser, Auto. Helder Rodrigues e Camelia Liparoti diventano Campioni del Mondo. Francisco “Chaleco” Lopez torna alle corse dopo una lunga convalescenza. Edouard “Dud” Boulanger ottiene il passaporto per la Dakar dei “Privatoni” vincendo il Dakar Challenge. Due Vespa salgono sul podio sulla spianata di Giza davanti alle piramidi. Sono le PX 150 “Ameliorées” di Marcello Dibrogni e Andrea Revel Nutini.
Antefatto. All’edizione del 1980 della Dakar, l’emanazione francese di Piaggio, “istigata” da un Responsabile dell’Attività Sportiva lungimirante, Jean-François Piot, schiera 4 Vespa e un’assistenza da capogiro. Sulle Land Rover al seguito Piot, René Trautman e un altro essere assetato di avventura: Henry Pescarolo.
Le “star” dell’impresa sono le P200E dei fratelli Bernard e Yvan Tcherniavsky, di Marc Simonot e Bernard Neimer. Dopo 14 giorni (e molte notti) di guida, sotto il traguardo sul Lago Rosa passano una Vespa e… mezza. Il ritorno di immagine e di… stupore sarà enorme, nessuno oserà mai più pensare a qualcosa del genere. Fino a quando…
… Marcello Dibrogni inciampa nella rilettura della notizia e, fulminato, telefona a Andrea Revel Nutini suggerendogli un remake. Il “socio” di cento avventure lo manda a spigare e va a dormire. Ma si risveglia agitato, alza la cornetta e richiama l’amico: “Andiamo!” Altre due telefonate, ai meccanici storici Salvatore Miele e Stefano Zifarelli, e l’officina si mette in moto.
La Vespa “P” è un fenomeno meccanico-storico alla terza declinazione. Dopo oltre trent’anni di un successo senza precedenti, le due “PX” Anniversario sono sostanzialmente la stessa “PE” difficilmente perfettibile: un mezzo di trasporto esemplare, un mito senza età né limiti, e quella impareggiabile libertà di sogno ispirata a tre pilastri fusi in una magia del genio: semplicità, facilità, indistruttibilità.
Marcello e Andrea si allenano con due “muletti” Vespa originali. Le “ufficiali” materializzano soluzioni specifiche. La direzione progettuale è diversa da quella delle Vespa Dakar.
Trasformazioni Pinasco, sospensioni Carboni, rinforzi telaio Piega, scarico MDM, forcella e freno maggiorati. Soprattutto il concetto di base, un traliccio di rinforzo che collega il cannotto alla base posteriore, di vaga ispirazione 90SS. Anche l’autonomia è curata in modo originale… una tanica metallica evocativa e pratica incastrata nel telaietto.
Ogni modifica è provata, smontata, perfezionata, verificata con nuovi test. Un intero capitolo è dedicato allo studio e alla realizzazione della “plancia” per la strumentazione del Rally: GPS, Roadbook, Tripmaster. Velocità di punta su pista dura: 74 Km/h!
L’iscrizione è stata accettata. Però conosciamo questo tipo di “entusiasmo”, un po’ ipocrita. Progetti impossibili sono spesso accolti con un po’ di supponenza, sottolineati dallo scetticismo. Daniele Cotto è diverso, vero. L’idea gli piace e quasi diventa uno del Team, incitando e fornendo tutto il supporto legittimo e regolamentare che può. Anche lui, anche il suo Faraoni sono nati da quello spirito. Per il resto della truppa e della platea il verdetto è già scritto: durerà un paio di tappe!
La corsa è un calvario di benevolenza. Un’Eroica senza prosopopea. Si è abituati a considerare l’esito sulla base del risultato sportivo. Sono due cose diverse, entrambi possono essere obiettivi. Non c’è bisogno di Dakar o di Faraoni per stabilire che la Vespa non è un mezzo adatto ad attraversare le dune. Provarci, avere una visione, cercare di arrivare un po’ più lontano, senza arroganza, senza presunzione, è un risultato che si ottiene tutti i giorni. E che ogni giorno ripaga. Dibrogni, Revel Nutini e le Vespa #18 e #19 lo portano fino all’ultimo giorno, con il beneficio di qualche forfetaria, dei “tagli” ammessi, sudando sette volte, sette volte all’ora rimettendo in pista le loro Vespa.
Certe belve del deserto ti fanno volare, ma se si fermano è finita. L’equilibrio della Vespa è che se non ti porta lei… la sollevi e la porti più avanti. Tutto dipende da quanto sei ben disposto per questo tipo di “solidarietà” con l’acciaio. La Vespa è fatta per attraversare il Pianeta, se una duna si mette in mezzo e taglia la strada la sua filosofia è aggirarla. Non le dune dell’”Anello di Farafra”, incontornabili, quarta tappa del Rally. Lì i nostri eroi sono costretti a dimostrare che la Vespa può attraversare il deserto. Certificato sul “libretto” della vita. Traguardo, podio, Giza, le Piramidi. Nessun miraggio. Avanti con un’altra avventura del mettersi in gioco. Verrà anche un Transanatolia.
2011-2021. Dieci anni dopo. Le due Vespa della grande avventura si sono separate. Una è di un collezionista svizzero, l’altra al Museo Piaggio a Pontedera. Dibrogni e Revel Nutini non sono cambiati e viaggiano sempre insieme, sulla stessa lunghezza d’onda. Continuano con le rispettive attività e continuano a progettare nuove avventure.
Hanno fatto la Via del Sale con due Monkey, pensano avanti. Ho sentito dire di un remake più avanti, di un Silk Way Rally, di una Vespa speciale per la Dakar (ops, questo era un segreto!). Si mantengono tonici, sfidano i loro sogni. Non si può fermare il tempo, ma si può… farlo scorrere meglio. Marcello ci ha parlato di un progetto diverso, sulla stessa linea, un… orologio. Ce l’ha fatto vedere. È pronto, elaborato, realizzato. Al momento è fermo in attesa di ripartire dopo la pandemia. Ve lo mostriamo, poi ne riparliamo. L’Orologio si chiama Spillo e porta in sé l’evoluzione di un modo di partecipare alla bellezza della vita!
© Immagini PB