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Forte di un prezzo di acquisto limitato a 5.000 € e di una meccanica collaudata, si presenta come entry level per eccellenza nel mondo delle motards, adatta cioè a quei motociclisti non ancora navigati, che pur senza rinunciare alle apparenze…non vogliono (giustamente) fare il passo più lungo della gamba.
Il prezzo di acquisto contenuto, giustifica solo in parte il livello delle finiture votato all'economia. La presenza di bave derivate dallo stampaggio delle plastiche e l'assemblaggio di alcune componenti non depongono a favore della M4.
Semplicità, affidabilità e costi di manutenzione contenuti, caratterizzano la scelta del propulsore. Il monocilindrico da 349 cc di provenienza Suzuki, anche se non particolarmente prestazionale, solo 29 i cavalli erogati, garantisce un elevato livello di robustezza e costi di gestione molto bassi. Ben si adatta dunque ai potenziali clienti della M4, che se da una parte desiderano una moto dal look aggressivo e modaiolo, dall'altra non vogliono avere a che fare con propulsori monocilindrici, potentissimi ma scorbutici e soprattutto impegnativi dal punto di vista della manutenzione.
Raffreddamento ad aria, monoalbero a camme in testa, alimentazione a carburatore (Mikuni BST da 33 mm): essenzialità collaudata.
Stesso dicasi ber la dotazione ciclistica, robusta e minimalista. Telaio monotrave in acciaio, forcella teleidraulica Paioli con steli da 46 mm (priva di regolazioni) e mono posteriore registrabile nel precarico molla. Naturalmente come ogni motard che si rispetti anche la Beta M4 monta una coppia di cerchi a raggi con diametro da 17 pollici gommati per l’occasione con degli stradalissimi Pirelli Diablo 150/70 e 120/70.
In sella – Approccio amichevole
Le prime sensazioni sono abbastanza positive, il piano di seduta non troppo alto da terra, 870 mm, e soprattutto il vistoso affondamento delle sospensioni con pilota in sella, permettono di poggiare entrambi i piedi a terra senza che si debba per forza essere di gamba lunga. Certo la conformazione e l'imbottitura della sella non tengono conto in particolar modo del comfort di viaggio (ma quale motard lo fa…) sia del pilota che dell'eventuale passeggero. Quest'ultimo può contare su di un paio di comode maniglie a cui aggrapparsi durante i viaggi (meglio se brevi…).
Il peso dichiarato a secco di soli 133 kg alquanto realistico, sommato al vitino da ape, mettono a proprio agio anche il neofita più neofita che c'è. L'azzeccata posizione di guida, che permette il massimo controllo in ogni frangente, il motore dall'erogazione a dir poco lineare e la buona messa a punto della ciclistica, renderebbero la vita facile anche a chi non ha mai messo il sedere su di una moto.
Frizione leggera e facilmente modulabile, cambio ben spaziato che si dimostra più che buono anche nella manovrabilità, sono dei must soprattutto nell'utilizzo cittadino, terreno alquanto congeniale alla M4. Agilissima nel traffico e magra quanto basta per passare anche negli spazi più ristretti, la Beta M4 è davvero divertente da utilizzare e soprattutto poco impegnativa, sia fisicamente che…psicologicamente. Diversamente da altre motard, di cilindrata ben più generosa, la M4 permette di aprire senza remore la manetta del gas, potendo contare sempre sul grip esagerato offerto dalle Diablo di primo equipaggiamento. Niente derapate in uscita di curva e purtroppo aggiungo io anche in…staccata. Lo scarso freno motore del mono Suzuki, non permette di intraversare la moto in frenata, controllando le "sbandierate" giocando con la frizione. L'unico modo per vedere qualche derapata in ingresso curva è quello di pestare ben bene il freno posteriore…ma così non vale!
Guidando pulito e sfruttando il buon equilibrio offerto dall'assetto, la M4 si dimostra una saetta nello stretto, con capacità di piega notevoli e appoggi sicuri anche alle massime inclinazioni.
L'impianto frenante seppur ben dimensionato, visto soprattutto il disco anteriore da 310 mm con pinza a 4 pistoncini, fatica parecchio a stare dietro alle prestazioni dinamiche della M4. La leva si deve tirare con decisione se si vogliono ottenere spazi di frenata decenti e per fare qualche numero...coreografico, bisogna impegnarsi per benino. Peccato perché la capacità frenante è una delle caratteristiche delle motard più apprezzate dai piloti.
Se intendete utilizzare la M4 per brevi spostamenti extraurbani, nessun problema. Se il breve diventa medio-lungo, bisogna preparasi ad un trattamento un briciolo più impegnativo. Punto primo, come tutte le enduro leggere, dalle quali derivano le versioni motard, anche la M4 è deficitaria, anzi manca totalmente di un qualsivoglia riparo aerodinamico. Punto secondo, il monocilindrico non è propriamente un motore famoso per il comfort di viaggio, a causa delle vibrazioni copiosamente prodotte soprattutto agli alti regimi. E gli alti regimi, vista la scarsa potenza del propulsore e la velocità massima poco superiore ai 130 km/h, rappresentano la norma sulle strade extraurbane.
L'altra faccia della medaglia, quella "buona", è rappresentata dai consumi, sempre e costantemente ridottissimi. Praticamente impossibile scendere sotto i 20 km/l, facilissimo sulle statali, percorrerne più di 30…
La Beta M4, sotto le mentite spoglie di moto cattiva, si propone come valida alternativa agli scooters, sia per la facilità di utilizzo che per la robustezza garantita da una meccanica semplice ed affidabile...e non scordatevi dei consumi!
Betamotor
Pian dell'Isola, 72
50067 Rignano sull'Arno
(FI) - Italia
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https://www.betamotor.com/
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