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La versione nuda della S1000RR era da tempo nell'aria, prototipi camuffati macinavano chilometri in giro per la Germania e all'ultima Eicma eccola finalmente presentata: S1000R. Cambiano i tempi, e con la domanda di superbike replica in caduta libera, il filone delle nude sportive di grossa cilindrata sembra aver ritrovato slancio, o almeno così accade su alcuni mercati europei. Noi aggiungiamo anche che l’età media dei motociclisti si è alzata, e i potenziali clienti delle sportive sono nella fascia degli “anta”, a differenza di qualche anno fa quando l’età media era compresa tra i venticinque e i trentacinque anni. Le sportive di ultima generazione hanno anche il difetto (o il pregio a seconda dei punti di vista) di essere molto specialistiche, dimensioni compatte e posizioni in sella da MotoGP, rendono la guida molto faticosa al di fuori degli autodromi. Tutto questo può in parte aver accelerato il mutamento del mercato, almeno nel settore delle moto ad alte prestazioni. Le recenti novità di costruttori europei quali KTM, Ducati e Aprilia, ai quali si può certamente aggiungere anche la nipponica Kawasaki, non fanno altro che confermare tale tendenza. Queste moto hanno contenuti e prestazioni da vere sportive, e in taluni casi, come la nuova BMW, sono strettamente derivate dalle super sportive carenate.
L’esordio della casa di Monaco nel settore delle roadster ad alte prestazioni è di quelli che lasciano il segno, il fatto stesso che la S 1000 R sia in pratica una RR senza carenatura, non può che essere sinonimo di altissime prestazioni e guidabilità ai massimi livelli, oltre che di una dotazione tecnica di grandissimo pregio. Quando la S 1000 RR ha esordito, ha ntrodotto dei contenuti sconosciuti alla concorrenza di allora, basti pensare al sistema Abs e ai controlli di trazione interfacciati con le mappature del motore, quest’ultimo da parte sua annientava la concorrenza grazie alla devastante erogazione dei suoi 193 cv. La nuova 100 R non può essere da meno e porta all’esordio nel segmento delle naked sportive di grossa cilindrata le sospensioni DDC (Dynamic Damping Control) prese a prestito niente meno che dalla HP4, che permettono la regolazione in tempo reale dell’assetto in funzione delle mappe motore selezionate, e dello stile di guida. Certo sono optional, ma siamo certi che pochi clienti di questa moto rinunceranno a dotarla di una chicca tecnologica di tale livello.
A proposito di optional, come scritto sopra è facile far lievitare il prezzo della S 1000 R, che ricordiamo è fissato in 12.900 euro su strada, il tutto a causa di una serie di accessori “irrinunciabili”, che portano il prezzo di una versione full optional a circa 14.700 euro. Due sono i pacchetti disponibili, e la scelta di uno non pregiudica il montaggio dell'altro. Il primo é denominato Sport e prevede il cambio elettro assistito, Cruise Control, DTC (Dynamic Traction Control), più due mappature aggiuntive per il motore, Dynamic e Dynamic Pro, che vanno ad aggiungersi alle due di serie (Rain e Road). Il secondo pacchetto è chiamato Dynamic, e prevede il sistema di sospensioni semi attive DDC, manopole riscaldabili, un puntalino per il motore e gli indicatori di direzione a Led. Questa serie di optional costa rispettivamente 850 e 950 euro, e portano la quotazione ma soprattutto la dotazione della S1000R a livello, o meglio anche qualcosa in più, delle concorrenti dirette. Che potremmo indicare nella nuovissima KTM 1290 Super Duke R e nell’antesignana Aprilia Tuono V4 R.
Le sospensioni sono tradizionali per la versione standard, ma nel caso in cui si monti il DDC, queste diventano semi-attive, e quindi si adattano automaticamente allo stile di guida, e di conseguenza tengono conto delle differenti condizioni in cui si trova la moto, a seconda se è in fase di frenata, accelerazione o percorrenza di curva. Le regolazioni delle modalità d’intervento si possono compiere sia a moto ferma sia in movimento, attraverso un semplice pulsante sul blocchetto sinistro, mentre il setting è visualizzato sul display della strumentazione. Quest’ultima è discretamente leggibile, e consente di tenere sotto controllo tutti i parametri di regolazione sia del motore sia delle sospensioni, oltre ai canonici contachilometri e dati medi di consumo e velocità.
Finalmente possiamo sentire il rauco brontolio del quattro cilindri trasformarsi in un grido di rabbia che fuoriesce dall’air box
La posizione di guida e l’ergonomia della S 1000R sono certamente d’aiuto per la percezione e l'effettivo controllo della moto, il manubrio largo in queste particolari condizioni di guida, infonde una sensazione di padronanza del mezzo superiore a quella che potremmo percepire se tra le mani ci trovassimo due semi manubri. Intanto, però, i 160 cv scalpitano sotto il sedere di un depresso pilota. Il fatto di poter intervenire sulle regolazioni delle sospensioni, che abbiamo mantenuto per quasi tutto il giorno su “Soft” e “Road”, si sposa perfettamente con i rapidi cambiamenti delle condizioni della strada, basta una semplice pressione sul pulsante dedicato, posizionato sul blocchetto sinistro, per configurare in maniera ottimale l'assetto della S 1000 R. Fortunatamente dopo pranzo le nuvole si diradano e l’asfalto si asciuga, consentendo di godere delle effettive potenzialità della naked tedesca. Finalmente possiamo sentire il rauco brontolio del quattro cilindri trasformarsi in un grido di rabbia che fuoriesce dall’air box. Il cambio Quick Shift, che fino ad ora ha mal digerito i regimi medio bassi, risultando piuttosto duro e gommoso negli innesti, si trasforma in un giocatore di baseball che colpisce la palla con la mazza, a ogni colpo corrisponde una cambiata fulminea con relativo “botto” allo scarico che fa venire i brividi al guidatore, che adesso possiamo definire … pilota. Le scalate e le chiusure di gas ci allietano con sonori e coreografici scoppiettii, mentre la rapidità della ciclistica ci permette inserimenti e cambi di direzione gasanti, ottenuti anche grazie all'ottimo bilanciamento dei soli 207 kg in ordine di marcia.
Il motore è portentoso, tira forte già dai 3.000 ai 5.000 giri, ma a 7.000 c’è un’entrata in coppia che lascia senza fiato, e che si trasforma dopo i 9.000 giri, in una spinta semplicemente devastante.
Finalmente possiamo sondare le effettive capacità della moto in modalità “Dynamic” e “Dynamic Pro”, con quest’ultima configurazione che permette maggiore libertà, e un consumo “alternato” dei pneumatici (ci siamo capiti…?). che finalmente possono lavorare alla giusta temperatura d'esercizio. Le Pirelli Diablo Corsa di primo equipaggiamento sono finalmente in grado di assecondare nel modo migliore le doti di questa roadster, che si dimostra perfettamente a suo agio sia sul veloce sia nello stretto, e consentono anche di saggiare le doti dell'impianto frenante Brembo, potente e resistente agli stress, assecondato da un ottimo Race-Abs, che ha l'unico difetto di essere leggermente troppo aggressivo nella prima fase di frenata. Gli oltre 150 km percorsi durante il test ci hanno affaticato moderatamente, la sella non ci ha creato problemi alle parti basse (nel caso è disponibile una versione più imbottita denominata confort), la posizione di guida non ci ha affaticato i polsi e le braccia, mentre abbiamo potuto godere delle prestazioni e di una dotazione tecnica degne di una vera superbike. A tale proposito ci ripromettiamo di portare in pista la S 1000 R al più presto, magari mettendola a confronto con la sorella “RR”, che su più di un tracciato, potrebbe uscirne malconcia.
Bmw
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