Per inviarci segnalazioni, foto e video puoi contattarci su [email protected]
Non capita spesso di guidare moto come le due Bimota protagoniste del test, TESI H2 e KB4 sono davvero uniche nel loro genere, e con delle caratteristiche tecniche che ci fanno montare la curiosità e le aspettative a livelli inimmaginabili.
Partiamo dalla Regina TESI H2, una moto che per prestazioni e dotazioni tecniche si può reputare unica al mondo.e continua la tradizione delle Tesi che l'hanno preceduta negli anni, ricordiamo che la prima risale al lontano 1984, guarda caso con meccanica Kawasaki 4 cilindri 550 cc.
Seguì poi la TESI 1D che era piuttosto diversa, meccanica Ducati con il telaio che appoggiava non solo sul motore ma era supportato da due
piastre in alluminio che coadiuvavano il motore a far parte del telaio stesso.
Bimota persegue quindi l’innovazione sempre attraverso Pierluigi Marconi progettista della prima Tesi e di questa H2, che così commenta: “Finalmente il mio sogno diventa realtà, la filosofia della innovativa Tesi Bimota è stata incredibilmente migliorata con l’alta qualità Kawasaki. Le prestazioni e
la leggendaria qualità dei motori Kawasaki accoppiata alla possibilità di usare tutti i controlli elettronici forniti dalla casa giapponese completano il progetto Tesi H2".
Portando avanti il motto "solo ciò di cui abbiamo bisogno rimarrà" si è arrivati a oggi, con alterne vicende societarie, materiali e tecnologie che si sono evoluti, massa centralizzata, sterzo separato dalle sospensioni, tutte caratteristiche principali dell'innovativo concetto Tesi sono incorporate nel progetto Tesi H2, che vanta anche una motorizzazione tanto originale quanto la ciclistica.
Il motore, preso in prestito dalla Ninja H2 eroga la bellezza di 170 kW (231 cv) a 11,500 giri (con air-box in pressione salgono a 242 cv), e una coppia poderosa di 141Nm (14.4 kgm) a 11,000 giri, potenza e coppia che hanno a che fare con soli 207 kg a secco.
Il telaio, se di telaio si può parlare, sfrutta il motore come parte strutturale ed è formato da piastre in lega di alluminio ricavate dal pieno, mentre i due forcelloni (fa specie anche solo scriverlo), manco a dirlo ricavati dal pieno e con un elemento strutturale centrale in fibra di carbonio, montano sospensioni Ohlins TTX, entrambe posizionate posteriormente, con un eccentrico centrale che permette di alzare e abbassare la Tesi su entrambi gli assi di 20 mm.
L'impianto frenante prevede una coppia di dischi da 330 mm e un singolo da 220 mm, con la doppia pinza Brembo Stylema posizionata nella parte superiore dei dischi stessi.
La gommatura di serie prevede in primo equipaggiamento le Bridgestone Battlax S22 R specificatamente sviluppate per la Kawasaki Ninja H2, 120/70 e 200/55.
Con la KB4 invece, il concetto era diametralmente opposto, si voleva una moto dalle dimensioni e dal peso di una seicento, ma con una potenza maggiore, non esagerata, ma che permettesse un rapporto peso/potenza da fun bike.
Lo schema tecnico è più tradizionale rispetto a quanto visto sulla Tesi H2, ma estremamente originale rispetto a quanto siamo soliti incontrare per strada.
La ricerca della compattezza longitudinale, ha portato i tecnici a spostare il radiatore sotto la sella (posizione già vista sulla Benelli Tornado dei primi anni 2000 che manco a dirlo vedeva lo zampino dell'ing. Pierluigi Marconi papà di entrambe queste Bimota), questo ha permesso di avanzare il motore di parecchi centimetri, consentendo l'utilizzo di un forcellone particolarmente lungo, necessario per poter mettere a terra al meglio i 142 cv e gli 11,3 kgm di coppia, erogati rispettivamente a 10.000 e 8.000 giri, dal 4 cilindri di derivazione Kawasaki Ninja 1000SX. Tutto questo ha permesso di contenere l'interasse sotto i 1.400 mm, per la precisione 1.390 mm, 10 in meno di una Kawasaki ZX6-R tanto per intenderci.
All'interno del forcellone è alloggiato un ammortizzatore Ohlins TT36, mentre la forcella da 43 mm è una NIX30.
I cerchi OZ forgiati sono gommati con Pirelli Supercorsa SP, mentre l'impianto frenante è fornito da Brembo e prevede una coppia di dischi da 320 mm (al posteriore troviamo un disco da 220 mm), frenati da due pinze Stylema.
Ogni singolo pezzo metallico della KB4 è ricavato dal pieno, e non per fusione, l'alluminio la fa da padrone, così come la fibra di carbonio è protagonista nel vestire la meccanica, il risultato sono 194 kg in ordine di marcia, con il serbatoio da 19,5 litri pieno!
Non capita spesso di provare moto così esclusive e originali dal punto di vista tecnico, Tesi H2 2 KB4 sono davvero intriganti e uniche nel loro genere, certo il prezzo di acquisto, rispettivamente 64.000 e 36.000 euro, mette un poco di apprensione, ma la curiosità è davvero tanta.
Si comincia con la Tesi H2, e dopo pochi giri di pista sorge spontaneo un solo rammarico, e cioè non averla potuta guidare su una pista più veloce e con curvoni più ampi.
L'Autodromo di Modena gli va decisamente stretto, e i suoi 240 cv rimangono quasi tutti nel recinto. Si gode della coppia poderosa del suo splendido motore "Supercharged" che permette di tenere la terza anche nelle curve più lente, per poi spingerti nei brevi allunghi con una forza devastante.
Si apprezza la buona agilità e la precisione di un avantreno che, senza avere la comunicativa di una forcella tradizionale, permette di contare su rigore e stabilità in fase di frenata di livello superiore. Un minimo di inerzia lo si percepisce appena ci si mette in movimento, ma poi tutto sparisce e sembra di guidare una moto "tradizionale".
Due sole le mappe a disposizione per contenere il 4 cilindri, con quella denominata "Rain" che limita potenza e coppia, mentre con quella "Full Power" si pò intervenire esclusivamente sul livello di intervento del controllo di trazione.
Trazione ottimamente garantita dalle Bridgestone di primo equipaggiamento che, va detto, su questo tracciato lento, hanno avuto vita facile.
Davvero sorprendenti i freni, potenti e ben modulabili, sfruttano la compostezza dell'assetto garantito dalla particolare geometria delle sospensioni, che limitano al minimo i trasferimenti di carico, consentendo un buon utilizzo anche del freno posteriore durante la staccata.
Con la KB4 si ritorna a guidare qualcosa di più tradizionale e le sensazioni sono più vicine se non paragonabili a quelle di una sportiva molto compatta!
Le dimensioni sono contenute e il peso altrettanto, con quote ciclistiche che rendono la sportiva riminese un fulmine tra le curve.
Soffre decisamente meno della sorella il tortuoso tracciato modenese, che esalta la rapidità della KB4 nei cambi di direzione, mentre le riprese in uscita dalle curve lente, esaltano le capacità del 4 cilindri di derivazione Ninja 1000SX, e della sua proverbiale elasticità.
Una seicento da guidare, ma con tanti cavalli in più, davvero divertente. Inoltre, la particolarità del radiatore posto sotto la sella, non pone alcun problema di calore indesiderato, anzi, il condotto dell'aria che dai convogliatori posti sulle fiancate della moto manda aria sulla superficie radiante, è proprio sotto alla sella e questo permette di contenere decisamente le temperature...nelle parti "basse".
Queste due Bimota riescono a riportare in auge il marchio riminese, che finalmente sembra uscito dalle mille traversie economiche e societarie che hanno caratterizzato la sua esistenza. Il merito va soprattutto a Kawasaki, che ha reso possibile tutto questo, e che ha permesso alla genialità di questi uomini e ingegneri di continuare a farci sognare.
Moto: Bimota Tesi H2 | KB4
Meteo: coperto 21°
Luogo: Autodromo di Modena
Terreno:Pista
Tuta: Alpinestars GP TECH v4
Guanti: Alpinestrs Supertech
Casco: Suomy SR-GP
Stivali: Alpinestars Supertech R
Bimota
Via Ausa 118
47900 Cerasolo Ausa di Coriano
(RN) - Italia
0541 082822
[email protected]
https://bimota.it/
Bimota
Via Ausa 118
47900 Cerasolo Ausa di Coriano
(RN) - Italia
0541 082822
[email protected]
https://bimota.it/