Enduro. A Phillips (KTM) il titolo della E3, Davide Soreca Bandiera italiana

L’ultima prova del Mondiale assegna gli ultimi Titoli iridati. L’australiano ha la meglio su Cervantes, D. McCanney su G. Redondi, Laia Sanz è Mondiale al femminile per la 3a volta. A Soreca (Team Boano) la YouthCup | P. Batini
15 settembre 2014

Punti chiave

Brioude, 14 Settembre. Dopo i fuochi d’artificio del Gran Premio d’Italia a Lumezzane, che incoronò Christophe Nambotin (KTM, E1) e Pierre-Alexandre Renet (Husqvarna, E2), il Mondiale di Enduro spara gli ultimi botti assegnando anche i rimanenti allori per la stagione 2014. Il sipario del Mondiale di Enduro, 11mo dell’era Blanchard, cala a Brioude, dove il Grande Enduro mancava da 15 anni, con una gara maestosa e scandita dall’entusiasmo dilagante della folla di tifosi accorsi per salutare la stagione. Ironia della sorte, non uno dei Titoli che erano ancora vacanti è andato a un Pilota francese, in compenso i Piloti di casa hanno vinto metà della classi impegnate nel Gran Premio, in entrambe le giornate di gara con Nambotin, Renet e Loic Larrieu, dimostrando ancora una volta, se ce n’era bisogno, il loro potere di ascendenza sulla specialità.

Inutile dire che i riflettori della gara francese erano puntati sull’ultimo dei confronti “pesanti” con un Titolo da assegnare, quello della E3. Il duello intergenerazionale in famiglia KTM tra il quattro volte Campione del Mondo Ivan Cervantes e l’… ex promessa australiana Matthew Phillips, già Mondiale Junior nel 2013, si è conclusa a favore di quest’ultimo, al termine della gara incredibile di sabato. Già alla fine della giornata, infatti, Cervantes era caduto e aveva di fatto ridotto al lumicino, e alle disgrazie altrui, le speranze di riconquistare quella posizione che era stata categoricamente sua fino al Gran Premio di Grecia, e che aveva dovuto abbandonare a causa dell’infortunio al piede. Seppure non più in condizione di correre con la convinzione di rovesciare una situazione ormai impossibile, Cervantes ha concluso il Mondiale 2014 con una vittoria dai contorni certi, tale cioè da non permettere di chiudere anzitempo il discorso di una eventuale successione. Ugualmente emblematica, sotto questo aspetto, è stata anche la gara conclusiva di Matti Seistola, secondo con la Sherco del Team guidato da Fabrizio Azzalin.

“Tarpate” anche le ali degli italiani nella gara della E2. Né Oscar Balletti, magnifico vincitore al Gran premio d’Italia, né la “Belva” Alex Salvini, eterno e frustrato inseguitore dell’intera stagione, hanno potuto fare granché contro la classe, e le determinazione ad offrire al proprio pubblico il meglio del suo repertorio, del neo-campione del Mondo Pierre-Alexandre Renet. Virtualmente, e a distanza, in gara contro l’amico e Campione del Mondo della E1, Christophe Nambotin, e contro il migliore del duello all’ultimo sangue della E3, Renet non è riuscito a vincere l’assoluta, ma si è aggiudicato quasi tutto, 14 delle 22 Speciali disputate, ed entrambe le giornate di gara, lasciando a Salvini la sola soddisfazione di confermare sul campo il secondo posto nel Mondiale, che era stato suo nel 2013, e riacciuffato con la doppia vittoria di Lumezzane. La E2 non ha saputo trattenersi, anche in occasione dell’appuntamento conclusivo, dal rispettare la sua… peggiore tradizione di classe infermale e senza esclusione di colpi. A farne le spese, questa volta, è stato Johnny Aubert, che nel corso di un sabato sensazionale e in corsa per il primato, è caduto fratturandosi due costole. Il fortissimo Pilota francese, già due volte Campione del Mondo con la Yamaha di “Pippo” e con KTM, è risalito in sella domenica, e ha concluso con un grande terzo posto che suggella così nel migliore dei modi il terzo posto assoluto di Campionato e la sua prima stagione con Beta.

Per certi verso analogo, ma ancor più irriverente e impietoso, il ritmo imposto da Christophe Nambotin nella E1, al punto che il Campione del Mondo “sfornato” a Lumezzane ha fatto letteralmente il vuoto, lasciando agli avversari solo sei speciali, vincendo entrambe le giornate per distacco e aggiudicandosi, una volta che il ritmo della E3 si è “rilassato”, anche la classifica assoluta di domenica. Gli oltre tre minuti imposti a Tarroux nel corso del week end, e la doppia dose da cavallo fatta ingoiare a Boissiere, poi suqlificato domenica, e Bougeois, sono uno “sciroppo” freddo e eloquente dello strapotere che Nambotin ha sversato sulla giornata conclusiva del “suo” Mondiale e sull’intera stagione, al termine della quale Eero Remes è secondo a settanta punti dal leader, e Cristobal Guerrero, ritirato sabato per caduta, ancor più indietro. Per non parlare degli italiani, Oldrati, Moroni e Micheluz, in fila a partire dal settimo posto.

Non ce l’ha fatta Giacomo Redondi a contrastare l’avanzata di Daniel McCanney. L’Italiano aveva ceduto con l’onore delle armi già sabato, quando l’inglese ha chiuso matematicamente il discorso della E Junior aggiudicandosi il Titolo. Per fortuna, a tenere alto l’onore della bandiera italiana sul podio francese e del Mondiale, resta il solo, grande Davide Soreca. Incappato, a causa di un infortunio, in un periodo difficilissimo nel corso dei Gran Premi scandinavi, il Pilota di Bordighera si è ripreso a Lumezzane, e ha saputo concludere la stagione del trionfo con la maestria di chi può gestire la supremazia, ovvero con soli tre punti di vantaggio. Il Campionato “Youth” non è ancora un Mondiale a tutti gli affetti, ma intanto rappresenta il miglior trofeo planetario dedicato ai giovani. Il giusto vanto del Pilota è anche il legittimo orgoglio del suo Team, che Jarno Boano ha saputo portare a un’efficienza davvero eccellente con un successo stagionale ineccepibile. Non a caso “Danny” McCanney e Soreca sono inclusi nello stesso paragrafo e associati alla medesima storia.

Terzo Titolo per Laia Sanz, infine, che ha chiuso il… rapporto con il Mondiale di Trial e, sommati così gli straordinari 16 successi iridati della sua carriera, può cambiare angolo di visuale. Per la super Campionessa spagnola, in procinto di misurarsi a tempo pieno con la Dakar (è attesa una sua comunicazione, che potrebbe essere sensazionale, sul programma), la gara francese è stata poco più di una pratica, conclusa con un doppio successo ai danni dell’inglese Jane Daniels e dell’australiana Jessica Gardiner.

Il Mondiale di Enduro 2014 chiude la saracinesca. Resta da eleggere la Miss e da stabilire quale è stato il migliore GP della stagione. Noi votiamo Lumezzane, e sappiamo che non siamo solo l’espressione di una nicchia di appassionati tifosi. È stato un bel Mondiale, Alain Blanchard ha dimostrato ancora una volta di saperlo guidare al passo con i tempi e con fantasia e moderazione, come si addice ad un antico e saggio imperatore cinese. Bilanci e riflessioni hanno tempo per essere sedimentati. Intanto si potrebbe iniziare da un altro grande Imperatore, tal Fabio della dinastia dei Farioli, che una volta di più ha fatto suoi i due terzi del piatto, dimostrando che le grandi imprese sono tali quando gestite con esperienza e talento, e che le armi, per quanto efficaci e affilate, sono come il potere, nullo in mancanza di controllo. Farioli, ancora una volta, ha dimostrato di avere fatta sua la Via del Dao.

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